“Orizzonti di Mezzanotte” di Ingenito 63° 11 settembre 2011, giorni X-Day
Capitolo ultimo Metafora della vita 06 settembre 2003 Erano trascorsi più di due mesi, ormai, dalla brutta avventura di quel 4 luglio, quando Alberto e Virginia decisero di tornare a pescare i totani. Verso le 17.00 del pomeriggio di una giornata ancora cocente e infuocata erano già in barca, diretti come sempre, e sempre più innamorati, a Conca dei Marini.Sopra di loro, davanti a loro, il cielo era terso e limpido. A quell’ora, il sole luminosissimo oscillava nei suoi colori prevalenti, giallo e arancione.Si annunciava un tramonto dei soliti. Più lontano, i due faraglioni di Capri tenevano alto il capo, quasi a segnalare la loro presenza.Fu un viaggio tra gli occhi. Di Alberto immersi in quelli di Virginia e viceversa. I due giovani conoscevano a memoria il loro percorso.Le mani guidavano i remi, che fendevano le acque nitide in piena autonomia.La piccola prua avanzava senza dare fastidio a nessuno.La fusione uomo-natura-sentimenti pretese una definizione. La terribile disavventura dei mesi precedenti aveva sollevato molti dubbi e posto numerosi quesiti.Per il più importante, Virginia chiese aiuto all’amato. — Dimmi, Alberto! In questo mondo così difficile e inquieto, cos’è che non va? Cosa manca? … Cos’è per te la vita? Quale la sua metafora? (…) Epilogo Era notte fonda quando Alberto chiamò Virginia. La donna si svegliò. – Mi porti un bicchiere d’acqua, per favore? Ho sete. Lei si alzò, senza proferir parola. Non aveva perduto la sua innata caratteristica di riservatezza e discrezione. Mai una parola di troppo, mai una curiosità al dire altrui. Neppure ora. Alberto non si era mai svegliato durante il sonno per bere. Lei indossò le pantofole e lo scialle e uscì dalla stanza senza il minimo rumore. Faceva freddo quella notte e, come d’abitudine, i riscaldamenti erano stati spenti prima di andare a letto.Quando rientrò, Virginia s’accorse che Alberto le stava andando incontro. – Ma dove vai? — gli chiese, ponendo il bicchiere colmo d’acqua sul cassettone alla sua destra. – Lui la guardò intensamente, continuando a remare tra i suoi grandi occhi neri, sempre più belli e luminosi. Poi, allungando la mano oltre le sue spalle, prese il bicchiere e, evitando che lei lo vedesse, cominciò a versare l’acqua nel vaso di fiori. Riuscì anche a rivolgere uno sguardo fugace alla cornice d’argento, suo ultimo dono. — Scusami per il brusco risveglio dopo il primo dolce sonno. Sono un po’ giù, sento uno strano pallore in viso. Lei avvertì un presagio tristissimo, ma non ebbe il coraggio di interromperlo.— Il tempo di volare è finito. — aggiunse lui, con un filo di voce dolce e delicato.— È giunto, ora, quello di proseguire per una vita nuova, verso una meta ignara. Ma, non per questo, forse, meno bella e felice! (…)