Non cambiano mai
Il segretario del Pd Bersani e Susanna Camusso che sfilano insieme allo sciopero della Cgil sono la più nitida esemplificazione dello stato in cui versa la sinistra italiana agli albori del ventunesimo secolo. Una sinistra vintage potremmo definirla – tanto per non ricorrere al solito aggettivo abusato dal nostro premier – che proprio non ce la fa ad affrancarsi dai vecchi retaggi anticapitalistici per evolvere in una dimensione più moderna, al passo coi tempi. E’ stato calcolato che lo sciopero attuato della Cgil sia costato al Paese una cifra vicina ai 5 miliardi di euro. In tempi di magra come quelli che sta vivendo l’Italia, paralizzata da una crisi economica che non ha precedenti e da una penuria di pil a dir poco allarmante, un evento del genere sfiora l’indecenza, e merita ben altre stroncature rispetto ai timidi rimbrotti apparsi su certi giornali. Lo sciopero, la Camusso e i suoi compagni, lo hanno motivato con il timore che l’art. 8 della manovra finanziaria introduca, di fatto, una deroga allo statuto dei lavoratori in materia di licenziamenti. Per essere più chiari, la Cgil paventa che il decreto varato dal governo possa contenere al suo interno un’abrogazione mascherata dall’art. 18. Il timore in realtà è infondato, e agitare la piazza al grido di “liberi di licenziare” è fuorviante oltre che inesatto. Più correttamente la nuova norma consente alle imprese, ma solo in accordo con le rappresentanze sindacali di maggioranza, di stipulare dei contratti “di prossimità” in deroga a quelli collettivi, e di stabilire un equo indennizzo per i lavoratori licenziati che, in assenza della suddetta deroga, otterrebbero il reintegro nel posto di lavoro. La norma, una delle poche apprezzabili tra quelle contenute nella manovra del governo, introduce dunque una rinnovata forma di flessibilità in uscita ( la stessa che la Ue da tempo sta suggerendo ai nostri governanti e che anche la Bce aveva auspicato nella famosa lettera inviata a Palazzo Chigi) non più condizionabile da schemi rigidi e precostituiti. La Camusso, piuttosto che trascinare in piazza pensionati e disoccupati ( è questo lo zoccolo duro della Cgil), bloccando per diverse ore un Paese sull’orlo del baratro e costringendo all’inoperosità anche chi si sarebbe spaccato volentieri la schiena pur di fare il proprio dovere, avrebbe fatto meglio a spiegare ai suoi iscritti che nessun datore di lavoro è interessato a licenziare un dipendente che si dimostri capace ed efficiente. E che dietro un licenziamento, nel 90% dei casi, si nascondono episodi di assentesimo o di scarso rendimento. Quando penseranno di affrontarle queste tematiche i nostri amici sindacalisti? Più difficile è il compito di Bersani, il politico che sa cavalcare meglio di ogni altro le iniziative altrui – ricordate il referendum sull’acqua pubblica promosso da Di Pietro? – il quale dovrà convincere gli elettori del suo partito, e i potenziali delusi di altre formazioni, che il Pd è una forza politica con una cultura di governo, pronta e capace di affrontare le nuove sfide che la crisi sta imponendo al Paese a ritmi serratissimi. Bersani pensa davvero di poter governare una democrazia liberale come l’Italia avendo la Cgil come suo punto di riferimento? La concertazione e l’ostracismo politicizzato dei sindacati : saranno queste le armi vincenti della sinistra riformista con le quali il gemello di Crozza intende succedere al berlusconismo? O sarà più determinante lo sberleffo reiterato cui viene sottoposto, un giorno sì e l’altro pure, uno dei rari talenti del suo partito ( Matteo Renzi), dileggiato dalla vecchia nomenclatura come una specie di oggetto misterioso? E poi ci chiediamo come mai il Cavaliere sia durato così a lungo sulla scena pubblica.
Sono d’accordo su tutto quello che scrivi, eccetto su una cosa, che è questa: “E che dietro un licenziamento, nel 90% dei casi, si nascondono episodi di assentesimo o di scarso rendimento”. Non è assolutamente vero: nella maggioranza dei casi dietro un licenziamento si nasconde il fallimento di un imprenditore incapace e/o un problema legato ad una crisi. Lo scarso rendimento e l’assenteismo in una azienda privata sono quasi inesistenti (lavoro da sempre nel privato e nelle aziende come la mia lo scarso rendimento è tecnicamente impossibile mentre l’assenteismo non esiste, essendo regolato dal contratto nazionale e da accordi anche di natura verbale tra dipendenti e dirigenti).
MI chiedo come si concilino le critiche formulate alla politica sindacale della Camusso con la circostanza che sabato prossimo la Segretaria Nazionale della Cgil ritirerà il premio Vietri sul mare, dedicato al lavoro, premio che quest’anno ha avuto l’adesione e l’apprezzamanto del Presidente della Repubblica Napolitano.
Bè, non mi pare che Marchionne avesse le tue stesse idee su Pomigliano. E’proprio in casa Fiat che è partita la rivoluzione che ha poi portato il governo ad inserire nella manovra la norma contestata dalla Cgil.
Magda, non conosco quel premio, ma dubito che gli organizzatori siano legati alla confindustria o a qualche fondazione di stampo liberale, altrimenti si tratterebbe del premio Charlot.
cennamo.angelo@tiscali.it
Beh, non è che la Confidustria abbia mai brillato per coerenza! 😀
caro angelo, cennamo, siamo alle solite è colpa dei sindacati e della sinistra (sinistra?) lo scatafascio italico. non sono per niente concorde con te. sostengo la tesi elementare di molti intelletuali, anche del tuo amato corriere, che oggi in Italia le uniche istituzioni veramente rappresentative sono i sindacati (in particolare la cgil) e la chiesa. tutto il resto è nulla e solo apparenza, show e polvere magica, alla maniera della fatina trilli, hai mai visto il catone di peter pan della walt disney?
è l’introduzione di quella norma è un atto veramente sciocco e pretestuoso per rendere, quella che sarebbe dovuta essere un manovra corale e condivisa da tutta la politica, un atto di bilancio una mela avvelenata.
ti ricordo che il cavaliere ha compiuto dieci anni di governo, la maggior parte fatti dopo il duemila, e quindi, mi dispiace per te, che probabilmente la prossima volta ci parlerai di come sono comunisti i magistrati di napoli, la quasi totalità dei guai che stiamo passando sono addebitabili solo ed esclusivamente a lui e ai suoi governi e anche ai suoi elettori che hanno vissuto questo periodo come degli illusi e dei drogati di slogan e di assurde pretese.
tu stesso rappresenti (in un certo senso) l’emblema di questa assurda contraddizione e incapacità di assunzione di responsabilità diretta quando sostieni di essere liberare e baciapile allo stesso tempo. quindi? perchè condannare un sindacato che rappresenta oltre 5 milioni di iscritti a codesta maniera? se la gente non è d’accordo ha diritto di protestare. e poi dilla veramente tutta in Italia il libero licenziamento, alla bisogna, sarebbe una sciagura semplicemente perchè non c’è mobilità del lavoro. e ora non dire che non c’è mobilità perchè non si può licenziare. vedi agli imprenditori italiani interessa far fare la guerra ai poveri per poter offrire condizioni di lavoro sempre meno garantite, sicure, meno retribuite insomma deregulation totale con l’illusione di trasformare gli italiani in tanti piccoli cinesi.
e poi che gusto ci trovi a vedere licenziare la gente me lo devi spiegare un giorno quando finalmente ti offrirò un’acqua e limone sul lungomare.
cordialità
@michelezecca:
devo spezzare una lancia a favore di Cennamo: ci ho parlato varie volte della questione lavoro e in effetti lui ha un suo punto di vista liberale, che per la verità nulla o poco ha a che vedere col concetto di “sfruttamento”. Lui è convinto che una maggiore libertà per l’impresa consentirebbe di mettere in moto una flessibilità “positiva” per i lavoratori. Lo sa benissimo che è una tragedia in Italia finire disoccupati, specie al Sud (insomma, non ci “prova gusto” a vedere la gente licenziata). Ma, per formazione politica, ritiene che dando maggiore libertà all’impresa, se interpreto bene il suo pensiero espresso qui in varie occasioni, si dovrebbe avere un effetto positivo anche sui lavoratori.
Caro Michele, se l’Italia (di Berlusconi) è nelle condizioni che conosciamo, ciò è dovuto in larga parte a questa cultura cattocomunista di cui è ancora impregnato il Paese che anche tu rappresenti. La Cgil non ha mai difeso i “precari” e i lavoratori che vogliono affrremarsi per il loro talento. Oltre la metà dei suoi iscritti è costituita da pensionati ( alcuni dei quali neppure lo sanno, trattandosi di vedove di ex iscritti). Le posizioni della Cgil sono antistoriche e isolazioniste. La Cisl e la Uil hanno idee molto diverse, pagate anche a caro prezzo : Bonanni, circa un anno fa, si beccò un fumogeno sulla giacca per aver fatto aprire gli occhi ai più intransigenti della linea rossa.
In Italia non si assume perchè licenziare è quasi impossibile. E’ più facile separarsi dalla propria moglie che dal proprio garzone. Anche questo impedisxce a molte aziende di ingrandirsi e di organizzare la produizone nel miglior modo possibile.
Concludo ricordandoti che SB non ha governato 10 anni, ma 8 e mezzo. Esattamente come il centro sinistra, negli ultimi 17. A quando quell’acqua e limone?
cennamo.angelo@tiscali.it
@Angelo:
eh, però non si spiegherebbe come mai alle manifestazioni sindacali di protesta ci siano ben pochi pensionati e vedove di ex-tesserati: secondo me, insomma, la fai un po’ facile. La CGIL da sempre non mi è particolarmente simpatica, ma sicuramente rappresenta una parte di società molto più grande di quello che credi.
In tutti i casi, sempre stando ai dati, negli anni Duemila Berlusconi ha governato molto di più del centrosinistra. E ti ribadisco dei dati, che sono inconfutabili:
1. il paese è cresciuto molto di più sotto i governi Prodi;
2. il debito è aumentato in misura molto maggiore sotto i governi Berlusconi;
Con questi dati prima o poi il centrodestra dovrà farci i conti, non è che ci si possa sempre nascondere dietro le congiunture sfavorevoli (come pure ha fatto Alfano ieri sera a Ballarò).
Prodi ha lasciato nel 2000 una crescita del 3,6%: dal 2000 al 2005 il centrodestra non ha superato l’1,8 del 2001 e nei due anni di governo Prodi si è arrivati all’1,9, per poi piombare nel -5,3 da rizzare i capelli del centrodestra del 2009.
Io non “difendo a spada tratta” la mia parte politica, ma è evidente che in economia i governi Berlusconi non abbiano saputo contenere la spesa pubblica e non siano riusciti a far crescere il Paese. Che poi sia colpa ANCHE di congiunture internazionali è innegabile, ma consideriamo che questi qui stanno alla QUARTA manovra e quest’ultima tutto sembra tranne qualcosa non solo di equo, ma anche di vagamente efficace.
Stiamo chiedendo una politica economica di rigore a persone che, come diceva Polito, hanno portato un milione di persone in piazza contro il rigore di Padoa Schioppa. E’ come chiedere al gallo di fare l’uovo, ecco perché non “apparano” una manovra degna di questo nome.
Caro Billy, Prodi ha governato prima dell’11 settembre del 2001 e prima del 2008. Quelle due date segnano un confine dolorosissimo. Berlusconi ha tante colpe, compreso quella di aver fatto una pessima manovra ( nonostante l’assist indimenticabile della Bce), ma ha dovuto evitare che migliaia di famiglie finissero per strada ed ha dovuto pagare l’energia a costi elevatissimi. Anche per questo la spesa pubblica e il debito pubblico ne ha risentito. Ciononostante, il deficit dell’Italia, ad oggi, è molto meno preoccupante di quello di tanti altri Paesi, anche più blasonati del nostro.
@Angelo:
a mio modesto avviso non possiamo continuare spiegare 8 anni di governo con la sfortuna di Berlusconi e delle date in cui ha dovuto governare perché in molti altri paesi europei poi le cose sono andate meglio che da noi. Adesso, assieme alla Spagna, siamo quasi nel “tritacarne” che ha messo fuori dai giochi Irlanda e Grecia: mi piacerebbe che si parlasse di nazionali di calcio, ma purtroppo qui si parla della pelle di tutti noi e arrivare ultimi al mondiale è meno doloroso di quanto sta accadendo.
E’ paradossale, ma io mi sarei atteso dal governo Berlusconi una miriade di provvedimenti “liberali” che, come ben detto da Luigi Abete (e anche da Bersani), in questo momento ci avrebbero portato assolutamente al riparo dai problemi. Invece, ieri sera Alfano non è stato in grado di spiegare senza entrare in contraddizione cosa fossero 16 miliardi di euro che con ogni probabilità prenderanno dalle nostre buste paga. Non è prendendo soldi dalle buste paga che l’economia e i consumi ripartono, eh…