Mercato San Severino: un manifesto pieno di sponsor per San Rocco
I nostri tempi, i tempi cosiddetti “moderni” – così efficacemente stigmatizzati anche dal simpatico e buffo Charlot nell’omonimo film – sono sempre più all’insegna dei disvalori, morali e civili, e del mero mercicomio economico che, in questi giorni di crisi e di famiglie che vivono la difficoltà di arrivare alla fine del mese, si traduce anche nel voler possedere di più e nel feticismo etico del “panem et Circenses”: come nell’antica Roma, infatti, gli imperatori rabbonivano le masse proprio mediante “pane” – non quello eucaristico – e “giochi del Circo”, così oggigiorno, attualmente, i nostri vertici istituzionali nazionali e locali ci somministrano e ci propinano cibo (non genuino) e soprattutto divertimento, per controllare la nostra sempre più fievole capacità critica, per non pensare. E proprio riguardo tale discorso vogliamo in questo articolo segnalare un episodio a nostro avviso “triste”, deludente, per non dire “squallido”; una maniera di esorcizzare la caducità umana e la precarietà dell’esistenza che soprattutto ai tempi di oggi impazza e fa sì che attori, calciatori, “tronisti” e “veline” – quando non “escort” – iperpagati, coccolati e viziati dallo “show biz” distraggano e distruggano, in taluni casi, le famiglie dal fare i conti con la durissima realtà che ci circonda, in Italia come altrove. Ebbene, il fatto che abbiamo notato in questi giorni riguarda i solenni (sempre più) festeggiamenti per il santo patrono dell’antico Stato di Sanseverino, comprendente (una volta) anche Castel S. Giorgio e Siano, dove è attualmente ancora venerato: stiamo parlando di S. Rocco, principe di Montpellier invocato contro la peste e taumaturgo per altri malesseri o malanni. Veniamo subito al dunque: nelle settimane precedenti le celebrazioni – tenutesi ai primi di settembre – per S. Rocco, è uscito un grosso manifesto, campeggiante per le strade di Mercato S. Severino, con il programma civile, ossia i fuochi pirotecnici, scritto nella prima riga superiore della grande affiche. Il resto del voluminoso manifesto era – sarà o no una vergogna, almeno minimamente? Non è scandaloso? – tutto “coperto” da nomi e loghi di sponsor, anche esercizi che stanno attuando restyling e non sono ancora aperti al pubblico; nel novero di tutti coloro che hanno assicurato la propria “quota” per botti, fuochi artificiali e quant’altro, inoltre, vi sono anche politici del territorio, ed a titolo personale! Tutto il foglio dunque pieno di bar, ristoranti, attività commerciali che hanno contribuito sì con le offerte (si presume cospicue) a far divertire i fedeli di S. Rocco – ed è pure giusto – ma che secondo il nostro modesto parere avrebbero dovuto – o potuto – lasciare spazio anche a un po’ di meditazione e di momenti di riflessione e preghiera – cose che oggi mancano. E’ però da dire che accanto a questa affiche è uscito un manifesto apposito anche per il programma religioso. Tuttavia il manifesto di cui in precedenza ricorda a noi che scriviamo anche la pubblicità di un famoso network (“Sky”), che – altrettanto vergognosamente quanto il proporre la grande affiche piena di esercizi commerciali sopra citata – si rivolge agli spettatori (spesso ignavi, ma anche ignari) in maniera – forse – “blasfema”, parlando di miracoli “sportivi” – così li potremmo benissimo definire – senza ritegno o pudore per i “veri” miracoli e senza rispetto per i “veri” santi, che non sono certo – anche per il motivo di cui sopra – giocatori e attori. La pubblicità della rete “Sky”, pur a nostro avviso abilmente strutturata e fantasticamente congegnata, in realtà semplifica e oggettivizza la fede, riducendola ad un mero ed estemporaneo “miracolismo”, a un momento di isteria collettiva: proprio al tifo sfrenato, quello che oggi si vive (e si “muore”) negli stadi. Il vecchio motto o detto: “Scherza coi fanti ma lascia stare i Santi”, sembra essere ormai superato, eppure qualcosa vorrà pur dire, e perciò: “Diamoci una regolata, con il relativismo animistico che ci pervade e pervade la nostra epoca, un’era di transizione, turbolenta, smarrita!”Ma passiamo oltre: come non ricordare, sempre parlando di processioni e festeggiamenti opportuni o meno, la voce del compianto don Salvatore Guadagno, prete coraggio di S. Severino scomparso prematuramente per un cancro e dopo varie umiliazioni che per primo tuonò, in passato, più di trenta-quaranta anni orsono, contro le processioni troppo “distratte”, o lunghe, o attuate per motivi economici o dove “ballavano simulacri e portatori”? In questo, egli è stato un predecessore anche riguardo le nuove norme generali per poter porre in atto le processioni, norme da poco “ri-tracciate” grazie all’impegno dei responsabili di tale materia e argomento. In conclusione di questo articolo, infine – e chiudiamo – noi che scriviamo vogliamo anche ricordare don Pino Puglisi, commemorato in un recente film riproposto in questo periodo dalla tv: un altro sacerdote coraggio che tanto si adoperò contro le mafie, al punto di non far “uscire” le stesse processioni materia del nostro “pezzo”, perché queste vistose manifestazioni di cultualità popolare e devozionale erano “prerogativa” di famiglie della malavita, e per questo “semplice” motivo (ma non soltanto…) fu assassinato da Cosa Nostra, realtà che egli combatteva alacremente: ce ne fossero ancora altri “operai” come don Puglisi e don Guadagno, nella “messe” del Signore!