Conoscenza della cultura lega (Congo Rd): la preghiera

Padre Oliviero Ferro

“Noi non pregavamo” dicono i Lega. Non si rivolgono mai direttamente a Dio ed è sempre una domanda interessata che li induce a rivolgersi a parenti defunti della famiglia, i quali, a loro volta, mostreranno la loro forza, intercedendo presso Dio. Quando si recano sulle tombe e le ripuliscono dall’erba, pregano. Quando invece si offrono doni sulle tombe dei morti, si canta. Suonando il tamburo, danzano e cantano, nella convinzione che in tal modo i defunti li ascolteranno. Per coloro che sono rimasti, i figli diventano la sola grande preoccupazione: saranno questi a far continuare la loro esistenza e perpetuare il loro ricordo. Ma, una volta generati, il grande problema è riuscire a farli diventare adulti. Tutte le preghiere sono sempre preghiere di domanda e coinvolgono l’intera esistenza in tutte le sue espressioni vitali. Anche presso i Balega la salute è giudicata il presupposto per poter ottenere dalla vita tutto ciò che più sta a cuore. Per questo molte preghiere hanno lo scopo di ottenere e conservare la salute. All’interno del musonge, il luogo riservato agli spiriti, vi è messo sopra un supporto, un piccolo paniere con la polentina di ulezi (miglio) e la kindakinda (pasta di arachidi), accompagnata da un po’ di mabu, la birra locale. La preghiera non sarà mai ben accetta, se non viene accompagnata dall’offerta.