La primavera araba non esiste

Angelo Cennamo

Sulle reti televisive di mezzo mondo sta andando in onda il barbaro supplizio di un uomo. Il video di fortuna, girato da uno sconosciuto con un telefonino, ne immortala il corpo martoriato e segnato dal sangue. Il volto, spento ed affranto, guadagna un ultimo sussulto di vita giusto per invocare la pietà di chi, un attimo dopo, porrà fine allo strazio. E’ un ragazzo di vent’anni o forse meno, che con baldanza mostra ai suoi complici l’arma che ha sparato il colpo fatale. Pur conoscendo l’identità di quel cadavere, non ho potuto fare a meno, guardando le immagini crude del suo assassinio, di pensare e di accomunare la sofferenza patita alla passione di Cristo. Ma ho pensato anche ad altro. Ad esempio, a come certe storie possono essere raccontate o manipolate dai media per assecondare ideologie e convinzioni dietro le quali non sempre si cela una verità assoluta. La primavera araba è una di queste. Sono mesi che sentiamo parlare di un presunto rinascimento del nord Africa che avrebbe spinto milioni di giovani magrebini ad occupare le piazze per liberare i loro Paesi da lunghe e tormentate dittature. I giornali hanno dedicato interi paginoni alle resistenze dei nuovi partigiani tunisini, egiziani e libici. Salvo poi ricredersi per come si è evoluta di recente la storia dei loro movimenti. Nell’Egitto del post Mubarak, dove si sta facendo strada il partito dei fratelli musulmani, le donne più movimentiste vengono sottoposte al test di verginità e i cristiani copti trucidati barbaramente o costretti alla fuga. E nella Tunisia del post Ben Alì sta per essere introdotta la legge coranica, in barba alla ventata di democrazia spiattellata dagli esuberanti ribaltonisti. La situazione della Libia non è molto diversa da quella degli altri Paesi confinanti, ma con una differenza, però, che non è di poco conto. In Libia si è combattuta una guerra assurda oltre che incomprensibile. Una guerra pretesa dal presidente francese Sarkozy per ragioni elettoralistiche, ed avallata da una imprecisata comunità internazionale, la quale ha prima varato una risoluzione ( la n. 1973) che doveva introdurre sui cieli di quello Stato una normalissima no-fly zone, e successivamente ha fatto carta straccia di quello stesso provvedimento lasciando che i militari della Nato facessero di tutto e di più sui territori della Cirenaica e della Tripolitania. La Libia è un’ invenzione geografica recente, per secoli i suoi territori sono stati governati da centinaia di tribù che della democrazia non ne hanno mai sentito parlare. La ribellione fomentata dai cacciatori di petrolio nei mesi scorsi ed enfatizzata dai media come la riscossa libertaria degli oppressi, in realtà, non è stata altro che una guerra tra bande, all’interno della quale distinguere i buoni dai cattivi è un’operazione del tutto inutile e fuorviante. L’Italia di Berlusconi ci si è ritrovata senza volerlo, con scarsa convinzione. La sua comprensibile titubanza le costerà un bel po’ in termini di forniture di gas, di petrolio e di appalti. Ma chi si illude che la Libia del futuro diventerà un modello di democrazia rimarrà presto deluso : chi verrà dopo il tiranno non sarà meglio di lui, a cominciare dal suo barbaro assassino.

9 pensieri su “La primavera araba non esiste

  1. @Cennamo:

    ho trovato l’assassinio di Gheddafi (e tutta la guerra) un fatto davvero gratuito e anche ipocrita, se si considera che quest’uomo ha fatto affari con mezzo Occidente per decenni (addirittura detenendo quote in FIAT o banche italiane). Non mi è chiaro ancora se adesso l’Italia ci sia andata a perdere, dal momento che con la Libia faceva affaroni (sia in import che in export: in Libia ci sono più di 100 imprese italiane). Mi auguro si possa pensare di trasformare il paese in un paese democratico, ma, dati i precedenti, probabilmente sarà un cammino lungo. Ovviamente, avere di fronte alla Sicilia un paese democratico è per noi un vantaggio non indifferente.

    Quanto a chi lo ha ucciso, intanto pare ci abbia guadagnato i soldi della taglia (che sono un superenalotto anche in un paese ricco, figuriamoci in Libia), poi va fatta una considerazione: sono diverse le democrazie (o comunque i “cambi di regime”) nate da accadimenti violenti. Mi vengono in mente, nella storia, la rivoluzione francese, la rivoluzione d’ottobre, la rivoluzione cubana, la rivoluzione americana e molte altre. La stessa fine di Benito Mussolini, al di là di quelli che sono i sospetti sull’intervento inglese, è una fine tragica.

    E’ raro che si esca da una dittatura come lo ha fatto la Spagna, che dopo 40 anni si liberò di Francisco Franco senza grossi spargimenti di sangue. Anche in quel caso, però, ci fu un signore (mi pare si chiamasse Blanco) che cercò di succedere al dittatore, instaurando una nuova dittatura: se la memoria non mi inganna, l’ETA lo fece saltare in aria con il tritolo e l’immagine successiva che ho della Spagna è quella di un paese liberato che organizza i mondiali di calcio che abbiamo meritatamente vinto.

  2. Condivido gran parte della Sua interpretazione dei fatti e, ritengo che:
    1. non vi è certezza che chi verrà dopo sarà portatore di democrazia anzi, visto l’inizio, c’è molto da dubitare;
    2. diceva il buon Giovanni Paolo II, non c’è democrazia senza libertà di religione; ecco, il primo banco di prova sarà propri verificare la libertà di religione che i cristiani avranno nel prossimo decennio;
    3. nel nostro tanto deprecato occidente anche i tiranni hanno diritti, tribunali internazionali, sentenze.

    Sulla politica estera italiana, invece, penso che la strategia di Mr.B, magari mutuata da sbiaditi ricordi dell’allora ottima politica estera socialista degli anni 80 …., sia stata assolutamente fallimentare: mi sembra che prima abbiamo operato per essere i più vicini al fianco di Mr.G (nel mentre gli altri lentamente già avevano preso direzione contraria), dopodichè è stata vero e proprio volpinismo fallimentare: chi è Mr. G.? Ma chi lo conosce? E poi: defiliamoci, non ne parliamo, teniamoci in disparte. Il risultato è quello scritto da Cennamo, cioè un nuovo episidio di italietta marginalizzata.

  3. le immagini dei dittatori giustiziati hanno in comune, oltre all’esito, che nel 90% dei casi sembra inesorabile, la crudeltà. mi fà impressione lo scempio del corpo umano, oltraggiato e mutilato, mostrato come un trofeo e dato in pasto ad una folla reale e mediatica per soddisfarne l’appetito.
    mi fanno ancora più impressione le grida di giubilo e di gioia, che da un lato mi fanno pensare a cosa possono aver fatto di tanto grave per meritarsi tutto questo, e dall’altro la totale mancanza di rispetto per il corpo umano e di misericordia.
    tutti i dittatori che ricordo , da mussolini all’ultimo gheddaffi, hanno questa partitura finale, è un remake dello stesso film che si ripete.
    esite una primavera araba? si chiede angelo, cennamo,
    oppure è solo una sorta di costruzione mediatica che preannuncia un lungo inverno di leggi coraniche e governi teocratici?
    oggi non ci sono elementi per predirne l’esito, oggi possiamo dare un giudizio sereno sulla totale mancanza di lettura degli avvenimenti e di prestigio internazionale dell’Italia. mai come quest’anno, nell’ultimo anno, l’Italia è stata così screditata e derubata della poca influenza che aveva nell’area. sono in pericolo interessi economici e diritti di “prelazione” consolidati. abbiamo giocato malissimo le nostre carte e con la partecipazione alla guerra rischiamo di fare la fine di essere “becchi e bastonati”. è che non ci considera più nessuno e se prima quando parlavo il primo ministro o il ministro degli esteri interrompevano le loro chiacchere, e solo per cortesia, facevano finta di ascoltarci, oggi quando intevengono le stesse persone i nostri interlocutori continuano a fare quello che facevano senza nemmeno fare finta di ascoltarci.tutto questo era per dirti caro angelo, cennamo, che l’Italia, il governo italiano, in questa storia per come l’ha condotta non ha proprio niente di comprensibile, anzi è l’ennesima testimonianza della nullità e della discesa nel baratro dell’indiferrenza internazionale.

  4. Quando ci giunse la notizia dei primi focolai di rivolta, Berlusconi disse : “Meglio non disturbare”. Il premier evidentemente capì che la guerra che stava per cominciare in Libia era solo un regolamento di conti tra diverse tribù. Poi però si rese conto che l’indifferenza totale avrebbe escluso l’Italia dal tavolo dei futuri “negoziati” : Sarkozy e Cameron si sarebbero pappati tutta la torta e a noi sarebbero rimaste le briciole. La guerra voluta dalla Francia non poteva più lasciarci indifferenti. Ma i libici “neo-democratici” non sono dei fessi; si ricorderanno dei nostri trattati stipulati con il rais e ci faranno sedere alla punta del tavolo. E così, SB, che aveva raggiunto poco tempo prima degli accordi vantaggiosissimi con la Libia di Gheddafi, si è ritrovatao con un rais azzopato e attaccato da tutti. Credo che si tratti di un grave caso di jella, non ho altre parole.

  5. @Angelo:

    concordo sulla sfortuna. Secondo te è vero, come dice Silvio, che ci sarebbe un disegno dei paesi anglosassoni per indebolire il nostro paese?

  6. @billy
    dimentichi il portogallo oltre alle rivoluzioni pacifiche nell’est europeo. esempi di come le cose possano andare al cambiamento senza violenza.

  7. L’europa non fa testo : gli europei hanno alle spalle una civiltà millenaria fatta di democrazia e di diritto. I Paesi arabi sono organizzati secondo criteri tribali. I giovani che hanno torturato ed ucciso Gheddafi, il cui cadavere viene esposto come un trofeo in bella vista di vecchi e bamabini, sono più vicini alla preistoria che alla democrazia. Altro che primavera!
    Per Billy : non so dirti se esiste quel disegno. Credo, però, che in europa ognuno tiri l’acqua al proprio mulino. E che nessuno possa dare lezioni all’Italia, neppure la Francia e la Germania ( colossi d’argilla che tra un pò saranno inghiottiti dalla crisi come tutti gli altri).

    Buona domenica.

  8. @michelezecca:

    volevo solo dire che “ci può stare” (anche se è orribile) che una democrazia nasca dalla violenza, giacché in passato è successo in varie occasioni. Che poi siano meglio i passaggi pacifici, beh, non ci sono dubbi!

    @Angelo:

    conosco poco i paesi arabi e non so come siano organizzati: mi dicono che questi affacciati sul Mediterraneo sono più “malleabili” rispetto ad altri più orientali. Staremo a vedere…

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