Comunicazione urgente all’assessore che non c’è

L’Unione Europea ha finanziato per 18 milioni di euro una serie di progetti messi a punto dal Comune di Napoli per il settore delle pari opportunità, finalizzati a stabilizzare e sviluppare i servizi per le donne della città e rientranti nell’ambito del Protocollo Welfare-Regione-Comune. Tra di essi si annoverano quelli migliorativi delle condizioni per la partecipazione femminile al mondo del lavoro, quali, ad esempio, la Casa della Socialità (un incubatore di imprese rosa), i Nidi di mamme (accompagnamento all’inserimento lavorativo di donne in forte disagio), un Centro antiviolenza ed una Casa per le vittime dei maltrattamenti familiari. Il finanziamento europeo con fondi del Piano strategico per le Pari Opportunità ha premiato 13 progetti meritevoli di considerazione, tant’è che sono state già allocate risorse in tal senso, stabilendo, però, che, ove questi fondi non vengano utilizzati entro il 31 dicembre prossimo, saranno dirottati al altre regioni europee che dimostrino di averne più bisogno. Il problema sorto in quest’ultimo anno è che tali progetti sono fermi, perché il Presidente della Regione Stefano Caldoro deve ancora firmare le convenzioni e liberare la stragrande maggioranza dei finanziamenti già stanziati (14 milioni di euro), di modo che possano finalmente ripartire gli interventi per l’occupazione e l’imprenditorialità femminile e per la lotta alla violenza alle donne. Già nel dicembre scorso Valeria Valente, già Assessore comunale alle Pari Opportunità ed oggi Coordinatrice regionale delle Democratiche, aveva sollecitato lo sblocco dei fondi, più che necessario “in questo momento di forte crisi economica……perché le donne pagano il prezzo più alto per la mancanza di servizi e per i bassi livelli occupazionali”. In tempi recenti l’Udi di Napoli ha approntato un’interessante iniziativa, con la quale si inviavano mail alla segreteria del Presidente Caldoro, affinchè “rispondesse cortesemente alle tre domande formulategli sulle ragioni per le quali non consentisse l’utilizzo dei finanziamenti europei necessari ad evitare la chiusura dei centri antiviolenza, ad incrementare il sostegno alla maternità e ad aumentare le risorse per le pari opportunità, per le quali l’Italia è maglia nera in Europa”. Lo scorso 15 ottobre anche le sigle sindacali della CGIL, CISL e UIL hanno rincarato la dose delle critiche, rimarcando che “la responsabilità dell’eventuale perdita dei fondi sarà completamente a carico delle scelte politiche della giunta regionale”. L’eurodeputato Gianni Pittella (PD), di fronte alla decisione della Commissione Europea di bloccare i pagamenti sospesi, ha invitato i governatori interessati, tra cui anche Caldoro, a non perdere tempo “adempiendo con trasparenza alle richieste comunitarie, cioè certificazione e notificazione a Bruxelles, affinchè si scongiuri la perdita anche di un solo euro”. Lo stesso Commissario europeo per i fondi regionali Johannes Hahn ha ribadito che le regioni interessate (Calabria, Sardegna e Campania) non sono ritenute affidabili per la gestione delle risorse, perché non sono in grado di gestirle e darle all’ente che ha proposto i progetti. Ha, inoltre, precisato che “tali somme non possono essere messe da parte, pensando di poterli spendere tutti insieme”. Pare che questo sia il punto cruciale della intera vicenda: le Regioni non vogliono mollare la presa sulla borsa, cioè vorrebbero far transitare i fondi nel bilancio regionale utilizzandole per le proprie esigenze di stabilità finanziaria. Poiché ciò, come ha sostenuto il suddetto commissario, non è consentito, passa il tempo ed il Presidente Caldoro non solo non risponde alle tre domande dell’Udi di Napoli, ma prende alla larga il problema. E’, difatti, del 21 ottobre scorso una sua dichiarazione: “occorre una norma nazionale per rendere il Comune di Napoli organo intermedio di diretta attribuzione dei fondi europei…perchè il Ministero del Tesoro, prevedendone la copertura economica, ritiene che un atto di trasferimento delle risorse agli enti locali debba rientrare nel patto di stabilità”. Tant’è vera tale strategia che ribadisce finanche: ”abbiamo fatto un lavoro di pulitura e un lavoro di merito sulla qualità dei progetti e quest’anno abbiamo previsto i tetti di spesa sui vari programmi nel patto di stabilità”. Assistiamo, quindi, al solito gioco al rimpiattino tra enti pubblici, con l’aggravante che qui a farne le spese sono le donne di Napoli, i loro bisogni e le loro speranze in un futuro migliore per sé ed i propri figli. “Donne in Affari”, una testata giornalistica, nei mesi scorsi ha cercato di mettersi in contatto con i responsabili degli uffici regionali preposti tramite telefono o mail, ma la risposta del centralino è stata sempre la stessa: “sono tutti fuori stanza”. Un dubbio sorge spontaneo, se in Giunta regionale fosse stata presente l’Assessore alle Pari Opportunità questa ingarbugliata vicenda poteva dipanarsi? A questo punto pare evidente che ci sia una volontà politica tesa a far mancare tale figura istituzionale, perché appare chiaro che, ove essa fosse stata lì a difendere con le unghia tali risorse, tutto il caos derivante dalla mancata certificazione e notificazione a Bruxelles non ci sarebbe stato. Il governo regionale a firma Caldoro perpetra in tal modo un doppio scippo, quello ai fondi europei, che in attesa della fantomatica norma nazionale si perderanno il 31 dicembre prossimo, e quello ad una giusta e doverosa rappresentanza delle istanze delle donne all’interno della giunta regionale per il tramite dell’assessore alle pari opportunità. Evidentemente non solo le donne di Napoli non ne hanno diritto, ma tutte quelle che vivono in Campania, a dimostrazione di una mancanza totale ed assoluta di attenzione alle problematiche di genere. A chi comunicare la forte ed impellente necessità di un’inversione di tendenza al proposito? All’assessore che non c’è? No, a tutte le donne che in questo momento particolare si stanno prodigando oltre le loro energie in questa battaglia di pregnante giustizia sociale e di altrettanto vigoroso impegno civile, ringraziandole fin d’ora per qualsiasi risultato porterà la loro azione, fatta in nome di chi vuole fermamente sottrarsi al silenzio della rassegnazione per la presenza di una classe politica di governo abissalmente lontana dalla rappresentanza di tutte le donne campane.

 

Maddalena Robustelli