Società senza orizzonti, ormai i più hanno cancellato il senso della vita

Giuseppe Lembo

La società è ormai senza orizzonti; tanto è dovuto al fatto che i più hanno purtroppo cancellato dal proprio modus vivendi, il senso della vita. Mancanza di orizzonti e senso della vita sono due grattacapi soprattutto per le scienze sociali e per i sociologi che si interrogano sui profondi cambiamenti dell’uomo e della società di riferimento. Sono cambiamenti spesso sconvolgenti che ci mettono di fronte al fatto compiuto di trovarci a vivere in una società che ha completamente smarrito quello che è il senso profondo dell’esistenza umana. Anch’io da sociologo e da uomo mi guardo attorno e cerco di capire che sta succedendo a noi uomini del pianeta Terra ed in modo drammatico soprattutto a noi parte della società opulenta del ricco Occidente che nonostante la crisi economica che lo travaglia resta sempre e comunque la parte ricca del mondo dove la società è ancora opulenta e vive tutta presa dall’apparire, rincorrendo beni e piaceri (non ultimo quello del cibo che porta alla centralità dello stomaco a danno dell’essere e dei valori della vita), che mettono a nudo la nostra condizione umana ed il nostro senso di egoismo diffuso, assolutamente indifferenti al resto del mondo ed ai tanti uomini della Terra che soffrono la fame; soprattutto i bambini, muoiono a causa dei morsi della fame, maledicendo la loro tormentata esistenza ed il loro essere uomini nati per morire uccisi dal killer della fame. Quanta disumanità c’è in tutto questo! Come si può accettare un mutamento antropologico assolutamente senza orizzonti e deciso a cancellare egoisticamente il vero senso della vita che non è certamente quello dell’imbecillità umana di chi si droga, di chi si ubriaca di suoni assordanti, di chi, vittima del continuo bombardamento di immagini tra il fanatismo e l’irreale con fare accattivante, sin dai primi anni di vita affascinano, ma lentamente uccidono dentro, costruendo minuto per minuto la devastazione dell’uomo, di ciascun uomo che si lascia incantare e prendere e poi non fa e non sa fare proprio niente per liberarsene, per guarire e tornare ad essere un uomo normale, ossia un uomo capace di pensare e di agire liberamente e senza i condizionamenti oppiacei di un mondo falso ed irreale che contrabbanda le falsità per cose reali, i sogni per accattivanti percorsi di vita. L’uomo si fa prendere da tutto questo e sempre più lontano dagli orizzonti veri della vita, va cancellando la parte migliore di se stesso, attento solo ai fatti di un apparire al cui orizzonte le cose che contano non sono i valori, l’etica dello stare insieme ed il fare solidale per vivere meglio insieme agli altri, ma il solo obiettivo del successo ed il proprio protagonismo da “Io mondo”, nel quale, in modo assorbente domina solo il proprio sé, scomparendo tutto degli altri che vengono ridotti al “nulla”. La mancanza sociale di orizzonti è ben visibile nei comportamenti prevalenti della società. Abbiamo smarrito il patrimonio dell’appartenenza; le radici e l’identità sono cancellate dall’identità umana da più generazioni, sempre più confuse ed ormai nel caos di una vera e propria catastrofe umana, nell’educazione, nei valori, nella cultura ed in un’informazione imbrogliona che è spettacolo, claonismo da circo equestre soprattutto quando nell’arena mediatica c’è un parlarsi addosso che produce violenza contro chi ascolta e non ha niente, assolutamente niente, del comunicare autentico. Purtroppo oggi viviamo in una situazione senza ritorno, nel contesto di una società in cui i genitori non sanno allevare ed educare i loro figli così come loro stessi sono stati allevati ed educati, ossia inculcando il rispetto per gli altri, il dovere di essere dei buoni cittadini, l’impegno al fare ed all’essere solidale. Non si riesce a costruire il cittadino; non si riesce e non può essere possibile perché all’orizzonte non c’è, come opportuno riferimento l’altro, inteso come cittadino legato dal comune rapporto con la stessa realtà umana, per la quale, tutti devono rispetto all’altro; tutti devono saper fare il proprio dovere. Siamo, per molti versi, in una vera e propria situazione da sballo ed assolutamente senza ritorno; non è più a lungo possibile pensare di tenere in piedi una società che disconosce la cultura del dovere e la sua parola che sembra essere stata cancellata dal vocabolario da parte di chi è portato a pensare in modo sempre meno positivo, facendo così male a se stesso ed agli altri di quell’insieme sociale in crisi soprattutto in Occidente e presso le società sviluppate che ormai non si sanno più riconoscere nel fare virtuoso ed in percorsi altrettanto virtuosi e solidali degli uni con gli altri; siamo ormai ad una rottura senza ritorno del rapporto tra generazioni, sempre più impenetrabili; sempre più chiuse al dialogo ed al confronto; sempre più lontane l’una dall’altra. Questo mondo separato di fatto è diventato un mondo contrapposto e negato ed una costituente rigeneratrice della realtà umana che lega una generazione all’altra, garantendone la continuità e l’orizzonte con punti veri ed assolutamente inalienabili che in sé rappresentano il senso della vita per cui non è proprio possibile perderli, mettendoli da parte, perché si andrebbero a compromettere irrimediabilmente gli orizzonti della società. Una società che perde i propri orizzonti, riferimenti importanti e non optional di poco conto sia per la vita degli uomini singolarmente presi, sia per l’intero insieme sociale, è purtroppo una società in declino e prossima al proprio disfacimento. Bisogna riflettere; bisogna che tutti imparino a riflettere e sappiano liberamente ma altrettanto responsabilmente scegliere per il proprio bene e per il bene comune, creando percorsi virtuosi e di felicità possibile che non può assolutamente crescere come frutto proibito sull’infelicità degli altri. Se non facciamo questo, assumendoci le responsabilità di uomini liberi, nel rigoroso rispetto di se stessi e degli altri, continueremo a farci male, a negarci il futuro ed a precipitare verso il nulla esistenziale che diventa il capolinea con una fine inevitabile di tutto per tutti. Il non sapere chi siamo, il disinteressarsi del nostro io esistenziale ci porta a ridurre gli orizzonti ed a vivere in una società di “indifferenti”, di “rassegnati”, di “non comunicanti”, di uomini senz’anima che vivono la propria esistenza nell’indifferenza degli altri, anche se gli altri sono vicini, come il padre e la madre e si è sempre più attenti solo al proprio apparire ed al possesso delle sole cose. Una società erratica, una società senza radici e senza legame con il mondo a cui appartiene, non va lontana; con la sua instabilità ed il suo non sapere, non riesce a costruire altro che il nulla che, purtroppo, diventa anche disperatamente nulla esistenziale senza futuro. È importante, per non correre i rischi del proprio annullamento e di una crisi senza ritorno del proprio essere sulla Terra, sapersi ricordare chi siamo, da dove veniamo e qual è il ruolo di ciascuno di noi sul palcoscenico della vita. È questa una necessità umana che appartiene a tutte le diverse culture del mondo; riguarda la natura stessa dell’uomo, natura che oggi, presi da un senso di follia collettiva, si cerca di negare, annullandosi in una dimensione fragilmente fuori dal senso della vita, con radicamenti sempre più labili con la Terra, nel rapporto del mondo naturale e con l’umano ormai al di fuori dagli schemi esistenziali di vita d’insieme nei quali, purtroppo, c’è così come ora nel mondo che viviamo, il nulla, con la tragica conseguenza della fine di tutto e lo smarrimento di quel senso della vita e di quegli orizzonti umani che sono parte della nostra storia, della nostra vita, della nostra identità di uomini a cui compete, prima di tutto, l’insieme sociale fatto di dialogo e di uno stare insieme nel reciproco rispetto ed amore dell’uno per l’altro; dimenticando questo, dietro l’angolo, c’è solo l’odio, la violenza e la distruzione dell’uomo sempre più nemico di se stesso e degli altri, con cui il non saper vivere, diventa un vero e proprio rifiuto di vivere.