Mario Farina: emozioni e ricordi

Rita Occidente Lupo

Quando un poeta scrive, di solito lo fa per se stesso. Intinge nel proprio cuore, il calamo del verso, libero o sciolto e dà afogo al sentire senza orpelli. Poeti si nasce, sostiene più di qualcuno, non si diventa, anche se la vita spesso riserva esperienze che affinano certe sensibilità, rendendole più duttili nel poetare. E’ questo il caso di Mario Farina, nativo di Salerno, nel cuore di una città che vanta un suo bel pezzo di storicità. Tra numerosi cimeli alla carriera, vanta sillogi poetiche anche in vernacolo come “Pascalino”. Con estrema semplicità, Farina l’unico cursore che insegue, è il cuore. Da maestro elementare, la sua poesia si muove sull’essenzialità del sentire, privilegiando immediatezza ed abolendo ogni sovrastruttura semantica. Direttamente al cuore deve arrivare il suo verso: questo pare l’obiettivo del suo procedere per gradi tra ricordi e tradizioni. Dalla giovinezza alla maturità, Farina indulge talvolta con la ricaduta prosastica, per poi riprendere il verso libero, in un accattivante lirismo. La sua ultima raccolta “Solo un uomo di cuore” già dal titolo fa comprendere l’obiettivo: essere viatico solitario di chi ama ancora leggere nelle righe di certe sensibilità che, nel nostro tempo, rischiano di finire nel dimenticatoio, se non sapute valorizzare debitamente!