Pagani: Petrelli, clima d’odio in città

C’è una cappa che avvolge la mia città; le provoca asfissia, ansia, cerca di incuterle terrore senza riuscirci. Mina la tranquillità quotidiana, la serenità delle scelte, la voglia di guardare al futuro con ottimismo e speranza. E’ una cappa fatta di odio politico, di rancore, di cattiveria, di invidia, di parole dette per il gusto di dirle, di preconcetti, di pregiudizi. Ormai da mesi tutto copre e tutto infanga. Non tenta di  infangare solo gli amministratori e le loro azioni quotidiane. Non cerca di incutere terrore solo a chi ha fatto del “bene comune” la sua missione di vita. Non tenta di fare pressione psicologica solo su chi è considerato come il nemico da abbattere, l’avversario da porre sempre e comunque sotto accusa, senza attenuanti, senza diritto di difesa. Questa cappa “maledetta” sta soffocando tutti. Sta infangando una città che, in questi anni, nonostante il percorso tutto in salita, ha raggiunto obiettivi inimmaginabili. Sta screditando un popolo di “lavoratori”, di madri e padri che, ogni mattina, si rimboccano le maniche per il futuro dei propri figli, di “giovani” pieni di idee che hanno a cuore le sorti della loro terra, di anziani che guardano al passato con nostalgia ma che vivono il presente con entusiasmo. E’ una cappa che alimenta sentimenti disperati e disparati ma allo stesso tempo invita tutti a non arrendersi, a rivendicare la forza delle idee e dell’onestà, a mostrare il volto migliore di una città “martoriata”, “depredata”, “ingannata”. E’una cappa creata ad arte da “politicanti” maldestri che, nei loro anni di militanza- anche quando hanno rivestito ruoli amministrativi di primissimo piano- non hanno fatto altro che alimentare la “cultura del sospetto”. Il mio è un amaro sfogo, una lettera aperta a politici ed autorità competenti affinché comprendano lo stato d’animo con cui, ogni mattina, dobbiamo fare i conti. E’ uno stato d’animo che, sempre più spesso, mette in lotta sentimenti diversi: senso di sfiducia, amarezza, desiderio di mollare ma anche volontà di resistere, di continuare a lottare nel nome di ciò che abbiamo sempre creduto. Siamo stanchi, stanchi di essere guardati in cagnesco, di essere additati da chi non ha alcuna competenza per farlo, da chi prova gusto a creare zizzania. In questa mia, sento il dovere di rivolgere un invito a tutti ad abbassare i toni, ad essere sereni, altruisti, a lavorare per costruire non per distruggere. Lasciamo lavorare magistratura e tutti gli organismi inquirenti, con la giusta serenità. Noi non abbiamo paura, lo ribadiamo con forza a chi ci deride e ci attacca mediaticamente. Continuiamo a impegnarci con vigore nel rispetto di un popolo che chiede di non essere più mortificato, anche se, in alcune circostanze, il desiderio di mollare vorrebbe avere il sopravvento.