Salerno: Giovani Democratici, una città senza più identità
Nei manuali di marketing, il Brand, viene definito come un elemento che ha lo scopo di identificare i beni/servizi di un’impresa e di distinguerli da quelli offerti dalla concorrenza. La prima domanda quindi da porsi è cosa effettivamente si ha da offrire. Ad oggi, a parte le “Luci d’Artista” – se bene si può definire – non mi sembra, mio malgrado, che Salerno abbia da offrire un prodotto così differenziato tanto da potersi permettere, così presuntuosamente, la creazione di un secondo logo – promozionale per l’appunto – da affiancare a quello già esistente. Come mostra una stessa slide presentata da Vignelli, i segni/valori intorno ai quali si è deciso di costruire questo logo sono il “Cielo, sole, orizzonte, mare, tramonto, delfino, e ippocampo”. Sono questi, quindi, i segni di riconoscimento intorno ai quali si differenzia il prodotto Salerno? Esiste qualche città al mondo che non abbia il cielo, il sole o il tramonto? Il Principe Arechi, San Matteo, la Scuola Medica Salernitana, Salerno Capitale d’Italia – per citare sono alcuni degli orgogli salernitani – non sono degni elementi d’identificazione? Senza soffermarci sul già ampiamente criticato visual del logo, degno di nota è inoltre l’umiliante “taglio” fatto nel restyling del brand municipale. La scritta “Hippocratica civitas” è scomparsa. Il titolo di Città Ippocratica, ottenuto più di dieci secoli fa dalla Scuola Medica Salernitana – la prima e più importante istituzione medica d’Europa – è stato eliminato dal nostro stemma senza che nessuno, né De Luca, né lo stesso Vignelli, ne menzionassero le motivazioni. L’orgoglioso fregio, grande vanto salernitano da secoli, non è stato ritenuto – per citare lo stesso Vignelli – abbastanza “semanticamente corretto” o “sintatticamente coerente”? In ogni caso, se proprio si sentiva la necessità di rinnovare la visual identity di Salerno, non sarebbe stato opportuno coinvolgere l’Università o i tanti meritevoli designer salernitani? A tal proposito, inoltre, è necessaria anche un’altra precisazione. Il 10 marzo 2011, il Comune di Salerno ha bandito un concorso “Un Brand per Salerno” il cui premio finale ammontava 3.000 euro. Come riportato dalla stesso bando, l’oggetto dello stesso era “sviluppare il Brand che potrà essere utilizzato quale marchio simbolo della città turistica e che possa anche essere utilizzato per una linea di articoli studiati per promuovere Salerno attraverso una serie di souvenir originali e interessanti. Gli articoli di merchandising su cui potrà essere apposto il Brand, oggetto del concorso, dovranno sintetizzare l’immagine della città, la sua storia, i suoi paesaggi e le sue tradizioni, nonché il suo sviluppo urbanistico, turistico e culturale. Il Brand rafforzerà la visibilità e l’identità della città di Salerno a livello nazionale ed internazionale”. È quindi inequivocabile che il fine del concorso è lo stesso che De Luca ha arbitrariamente commissionato al designer Vignelli per la modica cifra, si fa per dire, di 200000 euro. Il vincitore del bando di concorso – come risulta dallo stesso esito ufficiale pubblicato sul sito del Comune – risulta essere un tale Marco De Sangro di Taranto. Ma come sia avvenuto il passaggio di consegne da lui al designer milanese ci è ignoto, così come ci è ignoto lo stesso brand creato dal tarantino. “Vicienz’ m’è padr’ a me” dicevano tanti giovani salernitani in campagna elettorale, ma per l’ennesima volta, De Luca, ha dimostrato che Salerno potrà anche essere un posto per turisti, ma di certo non un posto dove possono soggiornare “i cervelli” dei suoi “figli”. Ed è proprio questo il risvolto più triste di tutta questa vicenda.