Verso il futuro: mondo non è un’eredità dei nostri padri, ma un prestito dei nostri figli
Non puntare sui giovani è un fatto assolutamente grave per il futuro. I “ladri di futuro”, fatti essenzialmente di gerantocrati, non favoriscono la crescita del mondo giovanile, un mondo nel nostro Paese, in grave crisi, per essere sempre più abbandonato a se stesso. I tecnocrati italiani egoisticamente pensano a se stessi, ai loro privilegi e poco alla domanda di futuro che viene da un mondo che non crede più a se stesso e rifiuta tutto, in quanto “così è”, per cui non “c’è niente da fare”. La rassegnazione diffusa ha prodotto una schiera enorme di giovani italiani che non fa niente, assolutamente niente. Sono tre milioni gli italiani in età giovanile che non studia, non lavora, non si forma, ma vive indifferente a tutto la propria vita, cogliendo giorno per giorno, quell’attimo fuggente che non ha assolutamente per obiettivo il futuro, un obiettivo ormai diventato del tutto estraneo ad una considerevole parte di società giovane che dovrebbe sentirsi protagonista e quindi partecipe al progetto di futuro, un progetto d’insieme sociale che richiede la presenza attiva dei veri protagonisti che sono i giovani. Perché questo atteggiamento di diffusa indifferenza giovanile nei confronti del futuro? Certamente le responsabilità di tanto, al primo posto, hanno il tradimento dei padri che volontariamente, per egoismo di ruolo e/o di privilegi o involontariamente per indifferenza, non hanno saputo o non voluto contribuire a costruire il futuro dei propri figli; questo atteggiamento poco virtuoso di non sapere o di non volere costruire ancora oggi, con gravi prospettive di un futuro mancato, di un futuro tradito non per un mondo astratto e lontano, ma addirittura per il mondo dei propri figli, un mondo vicino che richiede attenzione, impegno e volontà/capacità di costruirlo insieme. La storia d’Italia è assolutamente diversa; un tempo c’era un legame di solidale continuità tra una generazione all’altra. L’Italia contadina, anche se ormai lontana da noi e sempre più indifferente agli italiani del terzo millennio, era antropologicamente virtuosa nei confronti dei propri figli. I campi si coltivavano usandoli, senza abusarne, per poi trasferirli a chi veniva dopo che ereditava, tra l’altro, in un rapporto di più generazioni (nonno, padre, nipote) quel patrimonio naturale il frutto di un atto d’amore di chi piantava (il nonno) e di chi coltivava con amore (il padre), per poi permettere ai nipoti di raccoglierne i frutti. La generazione italiana e non solo italiana che esercita il ruolo infame di “ladri di futuro”, è purtroppo una generazione che ha dimenticato la propria condizione; la propria appartenenza umana e soprattutto il proprio ruolo solidale che rappresenta l’insostituibile collante tra una generazione e l’altra. I padri che egoisticamente pensano sempre più a se stessi, considerandosi i padroni del mondo, hanno creato una situazione di squilibrio generazionale sempre più difficile da sanare. Il mondo, è bene che i più lo capiscano e se ne rendono conto, non è un’eredità dei padri, ne un patrimonio da usare abusandone consumisticamente per i propri capricci esistenziali, sempre più spesso fatti di egoismi violenti contro gli altri che non hanno niente; di questa schiera sempre più numerosa entrano a far parte i tanti figli traditi dai “ladri di futuro” che sono i loro padri, convinti di essere nel giusto, considerandosi padre-padroni dell’eredità, per cui è normale usarle abusando e non nella giusta considerazione di un bene-risorsa, avuta in prestito dai propri figli, così come ci insegna la storia virtuosa dell’uomo di sempre. Noi ed il mondo è parte di un percorso inscindibile; va nella direzione di un unione, fatto da un insieme di storie vere. È da queste che bisogna partire per cambiare il mondo, oggi in grave difficoltà di futuro, per essere gravemente ammalato di uomo.