Contro errata informazione, illazioni ed inesattezze

Roberto De Luca

Caro Direttore, leggo sempre con attenzione quello che viene riportato nella Sua testata giornalistica, che dedica molto spazio alla nostra vita collettiva, come è giusto che sia, nell’edizione provinciale. Duole, tuttavia, periodicamente, leggere commenti, quasi confezionati su misura, che tendono a delegittimare l’azione della nostra associazione  sul territorio. Già in occasione della questione delle strutture costruite da un gioielliere di Sala Consilina in piena zona 1 del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, riconosciute abusive da una sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Sala Consilina, con pesanti condanne per il proprietario dell’immobile, per un assessore del Comune di Monte San Giacomo, oggi vicesindaco, e per alcuni tecnici, siamo stati attaccati sulla stampa per quanto concerne il ruolo dell’associazione che io rappresento nel Vallo di Diano. Similmente, per quanto riguarda la questione della strada aperta con i cingolati in piena zona 1 del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, a 1100 metri sul livello del mare, sempre in territorio di Monte San Giacomo, altra sentenza di condanna in primo grado per il proprietario e il progettista. Ci siamo costituiti parte civile in entrambi i processi e abbiamo, credo, dimostrato, per la prima volta nel Vallo di Diano, come un’associazione ambientalista possa contribuire, nel concreto, anche con atti formali, a difendere l’ambiente. Ci siamo costituiti, grazie anche al mio intervento, parte civile nel processo, scaturito dall’inchiesta Chernobyl condotta dal pm Donato Ceglie, presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Per quanto riguarda la questione del boschetto paleo-palustre, duole leggere un cumulo di inesattezze e di illazioni, nell’articolo apparso a pag. 26 dell’edizione provinciale di Roma Cronaca del 17 dicembre scorso proprio da parte di chi ha ricoperto per anni il ruolo di addetto stampa del Comune di Sassano. La vicenda è stata più volte raccontata, con dovizia di particolari, a cominciare dal 2003 (non due anni fa), dal sottoscritto e da giornalisti di testate locali, a più riprese, da quella data. Per ricostruire un minimo di verità, diamo un quadro della situazione attuale. Un ex senatore della Repubblica Italiana, rappresentante legale della società cooperativa La Betulla, è indagato per occupazione di suolo pubblico a seguito di una nostra denuncia del dicembre 2010 (un anno fa). In questa società hanno partecipato, a vario titolo, pezzi delle istituzioni dello Stato Italiano e politici locali. In particolare, per spiegare cosa sia successo, si riporta – letteralmente – quanto si legge nella “Sommaria ricostruzione dei fatti “ da parte del Corpo Forestale dello Stato, contenuta nella Scheda di trasmissione di notizia di reato del 22.01.2011, allegata agli atti del fascicolo del procedimento penale n. 82/2011 custodito presso il Tribunale di Sala Consilina. Il bosco palustre risulta acquisito al patrimonio dell’Ente, pertanto, è di proprietà comunale; lo stesso, pur ricadendo nel perimetro della zona PIP, non è oggetto di lottizzazione. Da ulteriori riscontri effettuati mediante raffronti tra lo stato attuale dei luoghi e le riproduzioni orto fotografiche in dotazione al sistema cartografico del S.I.M. (Sistema Informativo della Montagna) fornito al Corpo Forestale dello Stato, si evince che il lotto attiguo (lotto n. 09), di recente piazzalizzato, risultava quasi completamente coperto di bosco, in prosecuzione a quello oggi esistente. Come si evince dai rilievi (ortofoto) SET 2006 e LUG 2008. A seguito dei lavori eseguiti si calcola che sono stati distrutti circa 2000 mq. di bosco. Il lotto n. 09, all’attualità, risulta l’unico lotto oggetto di compravendita preliminare, ceduto dal Comune alla Soc. Coop. La Betulla…Ne deriva che il Comune di Sassano ha lottizzato per scopi produttivi un suolo boscato, per cui soggetto a tutela dal vincolo paesaggistico-ambientale come sancito dall’art. 142 del D. Lgs.42/2004, senza tener conto della reale destinazione del sito ed in assenza di nulla osta regionale. A tal riguardo, in data 17 gennaio u. s. si è proceduto ad acquisire, presso l’UTC del Comune di Sassano, la documentazione attinente la procedura amministrativa di realizzazione dell’area PIP… Si precisa che nella documentazione visionata e acquisita non si riporta in alcun caso la esistenza del bosco sul lotto n. 9 cosa che, di fatto, implica l’imposizione del vincolo boschivo…

Nella perizia tecnica, chiesta dalla Procura di Sala Consilina, all’ing. Paolo Tabacco, si legge, inoltre, quanto segue: L’area PIP Fornace è, di tutta evidenza, ai sensi e per gli effetti della legge 431/85 (Galasso), un’area di interesse paesaggistico e la PA ne è ben conscia tanto vero che per dare inizio ai lavori di urbanizzazione dell’insediamento produttivo si rese conto che era necessario (persino dopo che i lavori erano già iniziati) dotarsi del parere della Commissione Edilizia Comunale Integrata (CECI) con successivo invio degli atti al Servizio ambientale della Soprintendenza che non ha ritenuto opportuno intervenire.  Ad aggiudicarsi l’appalto per la realizzazione dei lavori di costruzioni dell’area PIP, ancora visibili ad occhio nudo per chi volesse visitare quel che resta del boschetto paleo-palustre dopo che sono stati distrutti circa 2000 mq. di bosco, è stata una ditta di Casal di Principe (CE). In seguito alle evidenze, certificate dal Corpo Forestale dello Stato, che aveva individuato quattro capi di imputazione (realizzazione di piazzale senza permesso di costruire in zona sottoposta a vincolo paesaggistico; eliminazione suolo boscato; invasione di suolo pubblico; deturpamento e alterazione bellezze naturali luoghi soggetti a tutela autorità)  è scaturito il procedimento penale n. 82/2011 a carico del legale rappresentante della Soc. Coop. “Betulla s.r.l.”, imputato del reato previsto e punito dall’art. 633 c.p. poiché “dopo aver acquistato, dal Comune di Sassano circa 2845 mq. di terreno sito in località Fornace – via Macchia Mezzana (lotto nr. 09 – zona PIP), realizzava un piazzale in materiale misto calcareo avente una superficie di circa 3750 mq., così arbitrariamente occupando circa 941 mq. di terreno del Comune di Sassano”. Il Procuratore ha chiesto, il 12 ottobre scorso, la fissazione dell’udienza dibattimentale per l’unico imputato dell’unico capo di imputazione. Si contempla la possibilità per l’imputato, ove ne ricorrano i presupposti e prima dell’apertura del dibattimento di 1° grado, di chiedere il giudizio abbreviato, il patteggiamento e l’oblazione. Una precedente nostra denuncia dell’anno 2007, archiviata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sala Consilina, tendeva a scongiurare la distruzione del boschetto. Essa costituisce la prova che avevamo anche tentato, dal 2003 (anno in cui promuovemmo un sit-in sul posto) ai giorni nostri, di fare il possibile per salvaguardare un’area di particolare pregio ambientale e paesistico, così come definita a pag. 252 della Carta di destinazione d’uso del territorio (delibera della Comunità Montana del Vallo di Diano n.  3 del 13.02.2003). Tutti questi dati sono stati più volte ribaditi sulla stampa, ma, quando si innescano meccanismi scomodi per i “potenti“ locali, allora si scatenano i soliti meccanismi ai quali siamo ormai abituati e ai quali, per salvaguardare la dignità e la limpidezza dei nostri comportamenti, ci pregiamo di rispondere con la compostezza e l’amore per la verità che contraddistingue chi non ama accettare inviti a cena da parte dei politici del luogo e, di conseguenza, non è poi costretto a prenderne le difese anche quando essi sono indifendibili.