Addio Sergio!
Ci sono dei momenti nella vita in cui il silenzio è più eloquente di mille frasi. In cui la stessa parola sembra ricadere vuota dinanzi all’inspiegabile. La morte, in fondo, costituisce pur sempre un momento di negazione. Gli stessi Santi la temevano umanamente, pur desiderandola come appagamento di uno stato di beatitudine nella gloria divina. La morte, consequenziale al peccato originale, quell’imprevisto che giunge anche all’improvviso, senza alcun preavviso. A volte, dopo sfibrante infermità, altre, come una saetta tra il sereno. Sono soltanto diverse le condizioni, per chi la subisce, a mutare: di fondo, come direbbe il vate recanatese, resta l’unica certezza esistenziale. E, senza possibilità d’appello! Dinanzi a tale evento, il cristiano soffre il dolore del distacco umano, come avvenne per Cristo, che pianse la morte dell’amico Lazzaro, ma serba la certezza d’una vita non spenta, ma trasformata, per altri, forse un semplice evento biologico: nascere-morire. Noi, che guardiamo alla vita, riconoscendone il dono, perchè non dimentichiamo il cono d’ombra della morte, siam certi che, il nostro andare terreno, riceverà nell’altra la caparra del suo ben operare. Quando le mani sono callose di opere buone, di fatti concreti, la certezza della gioia eterna. E noi siam certi che il nostro amico Sergio Barletta, non ha cessato di calarsi nel sociale freneticamente, per aiutare il prossimo, continuando ad indossare con orgoglio la divisa militare, tenendo alto il decoro delle Forze dell’Ordine.