Gli avvocati non sono una lobby

Angelo Cennamo

Tra i lemmi del dizionario Garzanti che ho in studio sono andato alla ricerca del significato della parola “lobby”, per capire se io e i miei colleghi avvocati facciamo o meno parte di una di quelle odiose corporazioni, colpevoli, a detta di molti, della decrescita del pil e della crisi economica nella quale è sprofondato il paese. Lobbia, lobbista, lobbistico, lobby : “gruppo di interesse che, mediante pressioni anche illecite su uomini politici, ottiene provvedimenti in proprio favore”. Secondo il mio dizionario, per qualificare la lobby come tale dovremmo trovarci, innanzitutto, di fronte ad gruppo di persone che per una serie di ragioni, professionali e non solo, persegue un interesse comune. Una squadra di calcio, un comitato scientifico che lavora alla realizzazione di un progetto, stando a tale definizione, potrebbero rientrare in questa categoria. Anche un condominio è paragonabile ad un gruppo di interesse, così come lo sono quattro amici che gareggiano in un torneo di briscola. Ma non basta, il gruppo di interesse, per essere o fare “lobby”, deve esercitare sui politici delle pressioni anche illecite, al fine di ottenere in cambio dei favori. Ebbene, conosco dei colleghi che fanno carte false per ottenere consulenze esterne o altri incarichi professionali dai politici o da altri funzionari pubblici, ma si tratta di singoli professionisti, non certamente di gruppi. Ma allora come si fa a considerare l’ordine dei legali come una vera e propria lobby?  A qualcuno risulta che gli avvocati abbiano ottenuto da questo o da altri governi provvedimenti di comodo del tipo l’introduzione del numero chiuso per l’accesso alla professione? Ad oggi  la categoria conta circa 240.000 iscritti, di cui 20.000 nel solo distretto di Roma, gli stessi dell’intera Francia. Chiunque percorra, di mattina, corso Vittorio Emanuele, a Salerno, potrà più facilmente imbattersi in un avvocato o praticante che sia, piuttosto che in una casalinga o in un giovane disoccupato. E’ possibile configurare come lobbista chi può accedere ad una professione senza alcun limite che non sia il conseguimento della laurea e l’esame di iscrizione all’albo? Quali sarebbero i favori che gli avvocati di questo paese, intesi nella loro complessità, hanno ricevuto dalla politica? Nessun numero chiuso, nè nelle facoltà di giurisprudenza tantomeno nei vari ordini locali; nessun limite territoriale che vieti l’apertura di più studi legali in determinate aree geografiche; nessuna forma di ammortizzatore sociale che tuteli i professionisti più in difficoltà di altri; nessuna convenzione o forma di esenzione che consenta a migliaia di legali “fuori zona” quanto meno di parcheggiare nei pressi dei Tribunali senza per questo essere costretti a pagare dei ticket esagerati. E allora dov’è questa lobby? Cos’altro c’è da liberalizzare in una professione che sta morendo proprio per un eccesso di libertà generalizzata, oltre che per una costante aggressione fiscale e contributiva da parte dello Stato? Quale sarebbe l’ultima frontiera di questo gioco al massacro al quale si stanno abituando i numerosi avvocati della penisola, l’abolizione delle tariffe? Vogliamo svilire l’esercizio del diritto di difesa, prerogativa di rango costituzionale, per pochi euro? Venghino signori : qui si offrono divorzi a 10 euro! E  se i divorzi sono due, vi regaliamo pure  una scopa elettrica, venghino signori, venghino!

6 pensieri su “Gli avvocati non sono una lobby

  1. Premesso che per me gli avvocati NON sono una lobby, ti stai scagliando contro un qualche provvedimento di liberalizzazione della professione? Te lo chiedo perché non avevo sentito nulla del genere.

  2. Sono favorevole alle liberalizzazioni. Ma la mia professione è libera e liberalizzata da un pezzo. Le liberalizzazioni vere, quelle che fanno crescere il pil, non riguardano le aspirine, i taxi o le tariffe degli avvocati ( che in un regime di ampia, se non esasperata, concorrenza come il nostro – specie al sud – sono già basse). Occorre mettere mano ai monopoli pubblici : energia, trasporti, smaltimento rifiuti, servizi idrici, la rai. Lì si annida il clientelismo, l’inefficienza, l’inettitudine, lo spreco di denaro pubblico e la scarsa concorrenza. Berlusconi quelle liberalizzazioni – quelle vere – le fece, ma gli italiani vollero “l’acqua pubblica”.

    AC

  3. @Angelo:

    Angelo, lo sai, sull’acqua la pensiamo diversamente (e va be’): come ti dissi, paesi molto liberalizzatori proprio sull’acqua sono tornati indietro. Quindi, dico io, in questo caso meglio non essere partiti proprio. Poi, su come siano state fatte tante liberalizzazioni e privatizzazioni in Italia si può discutere: mi domando sempre che senso abbia avere assicurazioni che praticano prezzi come quelli che praticano e tariffe ADSL (un servizio obsoleto) astronomiche, che non avvantaggiano il cittadino in nessuna maniera.

    Sugli avvocati sono d’accordo con te, su Berlusconi-liberalizzatore (ma anche liberale) sinceramente no (ad esempio, mi sarei aspettato Rete4 sul satellite, la riduzione delle televisioni RAI e l’entrata in gioco di altri soggetti, come Europa7. Invece mi pare che qualcuno di famiglia si sia dato un gran da fare con i decoder del digitale terrestre e per l’asta delle frequenze si fa finta di nulla… Mi sono sempre chiesto: ma la tendenza al monopolio non è un attimo contraria ai precetti liberali?).

  4. la recente storia repubblicana italiana è piena zeppa di ministri avvocati che si sono contrapposti alla magistratura per privilegiare il loro ruolo a discapito dei magistrati, lo stesso parlamento è pieno zeppo dei deputati senatori. ora non si tratta di giudicare la professione, che per puntualità lo stesso mahatma considerava ripugnante (e lo diceva da avvocato) e inutile, ma dire che non esiste una lobby degli avvocati, trasversale, è veramente un poco esagerato. per quanto riguarda le privatizzazioni e le liberalizzazioni è una vicenda complicata perchè nel loro piccolo (ma sono veramente potenti) anche i tassisti hanno ragione visto i soldi che bisogna sborsare per una licenza. ma secondo me vanno fatte, e solo allora quando saranno state fatte allora parleremo pure e volentieri della riforma del lavoro e di tutti gli articoli 18 che ti pare. però la tua campana suona diversamente a secondo la convenienza. e poi che dire: bello il mercato sceglie e ricompenza a secondo le capacità. o no?

  5. @michelezecca:

    io questa lobby degli avvocati non l’ho mai vista, né sentita (né sinceramente capisco di quale potere o privilegi sarebbe dotata questa categoria).

    Quanto agli avvocati-parlamentari, anche qui, non capisco il senso delle tue parole: quanti potranno essere mai questi avvocati? E di quale potere sarebbero dotati (oltre ai soliti che hanno anche tutti gli altri parlamentari)?

  6. i farmacisti sono una casta,vincono un concorso e aprono la farmacia con l’esclusiva del luogo, stesso dicasi per i notai e taxisti. Per gli avvocati? Non è così, vinci un concorso (esame di stato) ma non hai l’esclusiva del luogo. Apri uno studio e scopri che nella tua stessa strada ci sono altre decine di avvocati, stesso per le strade del paese in cui vivi e di quelli limitrofi; il settore è saturo, tanti non hanno un’entrata che raggiunge i mille euro netti in tasca di fatto, sottolineo di fatto. Sono pochi gli avvocati che guadagnano tantissimo. Non serve liberalizzare questa professione perchè si fa in modo, liberalizzandola, che molti studi si uccideranno per praticare il prezzo più basso (già non guadagnano), altri (pochi) invece aumenteranno il prezzo tanto i loro clienti potranno pagare. Si avrà una giustizia alta e una bassa. Mettete il numero chiuso, non fate esami di stato per avv. per qualche anno, date l’esclusiva agli avvocati, se proprio volete liberalizzare dovete fare i concorsi seriamente non attraverso le raccomandazioni in modo da non far vincere i figli dei figli…per gli altri che non vincono cercare di inserirli nelle cancellerie in modo da rendere la giustizia più veloce o affidare compiti parziali del notaio in modo da non farli “abbuffare” (i notai)!!! Stesso per i farmacisti, chi non riesce a vincere il concorso per aprire una farmacia deve avere la possibilità di aprire una parafarmacia e vendere anche farmaci di fascia C (magari parte di questi). Solo così si creano posti di lavoro e si fa circolare il danaro creando concorrenza nello stesso tempo altro che eliminare i prezzi minimi e massimi…E’una mia opinione, potrò sbagliare ma non credo che questi professoroni abbiano fatto delle liberalizzazioni degne di nota e all’altezza della cultura bocconiana! Se si continua così, come si è fatto sin ora, l’Italia morirà…(ora è in coma profonda)!

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