“Il nulla e il suicidio giovanile” di Vitina Maioriello

“Il nulla e il suicidio giovanile” è una sorta di avventura fra le nebbie della società contemporanea. Come Diogene, l’antico filosofo greco sempre alla ricerca di qualcosa di veramente umano ed autentico, l’autrice ha avuto il coraggio di prendere in mano la lanterna e di seguire fino in fondo l’io disperato, fino a scovare nel nulla l’inquietante verità che si nasconde dietro il rifiuto della vita in età giovanile. Il libro di Vitina non si ferma all’analisi sociologica del problema, ma resta sempre attento alla persona che si cela fra le statistiche, spesso definitivamente inghiottita dalla fredda analisi dei fenomeni e dei dati. Fedele a questo approccio tipicamente umano il libro procede con determinazione, fino ad individuare nella desolazione del nichilismo il dramma principale della società contemporanea. L’autrice si spinge così nei luoghi disperati dell’animo umano, dove regna l’assenza di speranza e l’angoscia di vivere, ponendosi domande sul ruolo dei media e sull’apporto importante e delicato della prevenzione, guardando all’educazione morale e all’educazione ai valori come strategia fondamentale per ritrovare il senso della vita. Dunque Il libro scava nella disperazione dell’uomo contemporaneo, nell’assenza di speranza, nell’angoscia di vivere, nel ruolo esercitato dai mass media, per poi proiettarsi nella proposta di prevenzione, nella prospettiva da me fortemente voluta e condivisa dell’educazione morale e dell’educazione ai valori, per ritrovare il senso della vita. Insomma un libro autentico, che non si limita al tentativo di comprendere meglio le dinamiche di un fenomeno così drammaticamente attuale, ma che si sforza davvero di guardare alle profondità dell’animo umano, alla sua solitudine e soprattutto alla sua disperazione, proprio quando questa diventa senza più speranza…

2 pensieri su ““Il nulla e il suicidio giovanile” di Vitina Maioriello

  1. “…guardando all’educazione morale e all’educazione ai valori come strategia fondamentale per ritrovare il senso della vita.” Giustissimo! Ma quali sono i “valori” dominanti che un giovane oggi vede intorno a sè? E a chi spetta in primo luogo l’educazione? Alla famiglia, si risponderà, e poi alla scuola. Già, e come mai né la famiglia (in generale), né la scuola (in generale) hanno impedito che “la desolazione del nichilismo” divenisse “il dramma principale della società contemporanea”? Non sarà dovuto al fatto che agenzie educative ben più potenti della famiglia e della scuola (pubblica e privata) come la pubblicità, le mode, l’industria culturale, i miti del successo e del danaro facile e a qualunque costo, incidono sulla (mala)educazione della gioventù? Non sarà che gli esempi provenienti – si fa per dire – dall’alto contraddicono nei fatti i valori dell’onestà, dell’onore, della lealtà, della giustizia, della solidarietà (e non parliamo nemmeno di virtù come il coraggio, la saggezza e l’umiltà)che sono alla base di una civile convivenza? Quanti Azzeccagarbugli sono pronti a giurare il falso (o a manipolare le notizie come un Michele Farina o un Vittorio Feltri) per colpire gli avversari del “capo” o per difendere l’indifendibile (la “nipote di Mubarak” docet)? Purtroppo una società così inquinata e malata andrebbe essa per prima rieducata a quei valori che ossequia a parole ma tradisce nei fatti. E forse anche tragedie assurde come il naufragio della Concordia le vedremmo solo nei film horror… Grazie per la segnalazione.

  2. Mi scuso con Michele Farina per lo scambio di nome: mi riferivo, ovviamente, a Renato Farina.
    F. S.

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