Emergenza Italia terzo millennio

Giuseppe Lembo

Il vero dramma italiano è soprattutto nella mancanza di un popolo che chieda, che domandi, che si interroghi e sappia interrogare. Il popolo italiano è, purtroppo, un popolo completamente assente dalla scena; privo di protagonismo si è, suicidandosi, ritagliato il ruolo di sola comparsa. Un popolo di figuranti sempre più spesso senza volto e senza voce, disponibile a mettersi al servizio dei “Masanielli di turno”. In solitudine, senza un’anima coesa, ciascuno, pensando di fare bene, pensa sempre e solo a se stesso, facendo male e facendosi inopportunamente male. Tanto succede, perché si è parte silenziosa di un mondo di umanoidi senz’anima, egoisticamente indifferente agli altri, a tutti i tanti altri di quell’insieme sociale al quale ciascuna parte è sempre più legata da soli fili fragili pronti a spezzarsi, rovinando con se stessi, tutti quegli altri a cui stupidamente ogni giorno si rifiuta la nostra umana solidarietà, un utile investimento di futuro possibile, per se stessi e per l’intero insieme sociale. Con la fine della Prima Repubblica, l’Italia si è profondamente immalinconita; chiusa in sé stessa, non parla, non dialoga; non si cerca l’altro, per quell’elemento di confronto necessario ad alimentare la civiltà dei popoli. Ormai disintegrate le culture politiche, è scomparso ogni possibile discorso sull’Italia che verrà; c’è, su tutto, una sorte di stanchezza che oltre al fare, ha colpito anche il pensare, sempre meno virtuoso ed attento al bene comune. A ragione diceva Antonio Gramsci che, si può essere cosmopoliti solo a patto di avere una patria. L’Italia dei movimenti, alternativi alla politica, abbandonati come sono alla deriva, vanno perdendo sul nascere, la loro carica di positiva mobilitazione di preziose energie umane; mancando questo, si va, purtroppo, trasformando in forme di ribellismi impotenti che non promettono niente di buono. Di questo pericolo reale ha recentemente scritto in un suo libro Marco Revelli, che lancia il suo grido di allarme ad un Paese confuso che non riesce più a capire le distanze tra ribellione per la libertà (prima di tutto, libertà dal bisogno) e forme nascenti di sterili ribellismi tendenti a mantenere lo status quo, la cui conservazione con il volto di sempre, tende a far prevalere con la forza, il solo potere dei forti, a tutto danno dei più deboli, sempre più numerosi e purtroppo con il volto di sempre degli ultimi della Terra.

 

                                                                                   

Un pensiero su “Emergenza Italia terzo millennio

  1. Gentile Dr Lembo , questo Suo articolo rispecchia esattamente il mio pensiero e, sicuramente, quello di tantissimi italiani.. Credo anch’io che questo amato Paese stia attraversando un periodo di “letargo”, come dire: “va tutto bene madama la marchesa”, e solo pochi alzano la “cresta”per far capire a chi di dovere che urge il bisogna di salvare la barca prima che affondi definitivamente , rischiando di portarsi al fondo anche le nuove generazioni che sono prive di colpa , ma indebitate fino all’osso ancor prima di nascere. Occorrerebbe, quindi , in primo luogo, stanerei quei furbi che hanno contribuito a rovinare l’economia del nostro Paese, anche taluni che,magari , aprendo aziende nei paesi sottosviluppati per avere migliori guadagni, hanno contribuito a lasciare l sul lastrico, senza lavoro, milioni di connazionali . ma ancor di più, rovinando l’economia nazionale per via della chiusura a catena di migliaia di piccole imprese , incapaci di competere con una concorrenza straniera del tutto sleale . Credo che questa sia una delle maggiori cause che , da sola, è stata in grado di deteriorare il nostro flusso di economia aziendale e , per conseguenza , quello che riguarda il popolo che, come dice il proverbio”senza soldi non si cantano messe”. Spero che anche lei, Dr lembo , sia d’accordo.
    Cordialità, Alfredo.

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