Troppo pochi europei si sentono cittadini dell’U.E

Giuseppe Lembo

In Italia siamo a situazioni veramente allarmanti; i ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri. Intanto che succede tutto questo, c’è un inarrestabile arretramento della classe media,con un ruolo non più centrale di amalgama e di pacificazione dei conflitti sociali. In Italia, “purtroppo”, crescono le disuguaglianze economiche e reddituali fra i cittadini, facendo così venire meno l’attesa speranza di ridurre le distanze. È una crisi profonda e per molti aspetti irrisolvibile; iniziata nel 2008, non tende minimamente a diminuire. Rappresenta un freno per la più generale crescita economica, purtroppo bloccata da una depressione che si manifesta, di conseguenza, nella scarsa domanda dei consumi. Con la depressione si interrompe il circolo virtuoso basato sul circuito consumi, investimenti, occupazione, la vera chiave di volta per mettere in moto l’economia a vantaggio dell’intera collettività. La crescita difficile, ma non impossibile, richiede un sistema fiscale diffuso, necessariamente forte con i forti e debole con i deboli. Pensare positivo, pensare in modo politicamente corretto, significa avere il coraggio di non deprimere situazioni umane, economiche e sociali, già fortemente depresse. Il coraggio del fare, anche oltre i limiti consentiti, serve per recuperare quelle risorse necessarie a far partire lo sviluppo, creando lavoro e quindi ricchezza da cui dipende il futuro del nostro Paese, dell’Europa e più generale del mondo globale; come per l’Italia, ovunque si ha bisogno di investire in sviluppo, riducendo al massimo la concentrazione della ricchezza che porta depressione e quindi non sviluppo, ma solo situazioni di malessere e di crisi, con tanta crescente povertà che allontana il mondo dei ricchi dal mondo dei poveri, regalando all’umanità sofferenza, contrasti ed il rischio crescente di un conflitto sociale permanente dai risvolti imprevedibili. La soluzione ottimale non è la conservazione e forse neanche la rivoluzione (quella culturale si); occorre pacificare il mondo, appellandosi alla cultura della nonviolenza, del bene comune e della libertà umana per tutti, partendo prima di tutto, dalla libertà, dalla libertà dal bisogno, causa di conseguenze gravemente disumane per ogni uomo della Terra.

 

                                                                                               

 

Un pensiero su “Troppo pochi europei si sentono cittadini dell’U.E

  1. Articolo sintetico e che descrive fedelmente quanto succede da noi. Certo che l’analisi del fenomeno è davvero complessa. Pongo un quesito: come mai gli Stati Uniti d’America sono una confederazione di stati ben coesa mentre l’Europa è un insieme di stati coatti a stare insieme controvoglia? E’ per le differenze linguistiche? E’ perché siamo un continente vecchio sempre in guerra? Perché? Ho cercato un confronto con il mio pensiero nel suo scritto ma non l’ho trovato. Sicuramente nessuno di noi si sente “cittadino europeo”.
    Un cordiale saluto,
    Joseph

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