Salerno: taglio del nastro TrAs-mutazioni
Lo studio A3artecontemporanea presenta sabato 25 febbraio 2012 ore 19,00, l’esposizione TrAs-mutazioni. Con TrAs–mutazioni continua l’attività di A3artecontemporanea attraverso il viaggio di ricerca e crescita con nuovi artisti con cui intraprendere rapporti costanti. La parola Tras-mutazioni sta ad indicare il cambiare natura dell’essere o della materia, modificare la sostanza di una cosa o, addirittura, farla trasformare da un luogo ad un altro. Da sempre al centro di mille considerazioni teoriche e pratiche possibili, il fenomeno della trasmutazione è sempre stato alla base della storia, celandosi sotto il più comune nome di Alchimia, la quale, attraversando il sottile filo che divide leggenda e realtà, ha percorso interi secoli, per giungere agli anni 2000 esprimendosi al meglio sotto forma di mondo fantasy. A3artecontemporanea con questo tema vuole anch’essa sperimentare e, quindi, ospitare all’interno dei suoi spazi artisti che della trasformazione hanno fatto la propria identificazione artistico-personale. Che si tratti di mutamenti del genere umano, contaminazioni sociali, civili, metropolitane o semplicemente alterazioni sovrannaturali, siamo pronti ad accoglierli dal 25 febbraio al 15 marzo 2012. In mostra saranno esposti circa 10 lavori degli artisti: Christian Pannese, irpino classe ’84, formatosi ad Urbino da sempre è sensibile alle contaminazioni di specie di natura differenti. Indirizza la sua ricerca sullo zoomorfismo, disciplina importante che studia il rapporto che intercorre tra l’aspetto fisico ed il carattere e come l’analisi delle forme animali ci permette di interpretare la fisionomia umana. Tale ricerca punta la sua attenzione all’Ibrido: un essere per metà uomo e metà animale, che ci riconduce ad una idea di soprannaturale, è la manifestazione di qualcosa di straordinario, spesso divino il quale può suscitare sia sbigottimento reverente che orrore. L’ibrido trova un terreno fertile nell’immaginario dell’uomo sin dai tempi più remoti. Una delle opere:“Donna-tartaruga”. Giuseppe Cannistraro, (1967) artista milanese, il suo nome è già conosciuto negli ambienti grazie alle molteplici iniziative in cui è stato protagonista,( mostre personali, collettive, ma soprattutto premi e concorsi). In pittura realizza principalmente appunti di viaggio, dove l’aspetto socio-antropologico e le contraddizioni sono gli elementi principali della sua ricerca. Non a caso le opere in mostra sono state selezionate tenendo conto della trasformazione naturale del corpo quale mezzo terreno. Fin dalla sua origine aggrappato alla terra attraverso punti saldi quali piedi e mani, l’uomo raggiunge la sua giusta forma, la sicurezza e forza velata o manifestata attraverso un corpo. Il ciclo naturale lo riporterà alla sua origine. Ivano Parolini, bergamasco classe ‘77, da sempre attento alla fisicità del corpo inteso nel senso stresso del suo significato, avanza una ricerca sulla varie forme sia umane che animali effettuando uno studio particolare sugli sguardi da essi derivanti. Ivano Parolini si presenta con un ciclo esclusivo di lavori, dove anatomie scomposte di una propria plasticità fisica, si smaterializzano sotto la reale composizione cromatica che, privando il corpo di forma e materia, ci lascia costernati nell’impattare in una visione ambigua di ciò che è il vero. Stefano Luciano (1979) artista vicentino, formatosi negli ambienti veneziani in discipline pittoriche si specializza successivamente nelle tecniche Calcografiche e Litografiche. Dall’incontro di queste due tecniche né deriva una produzione di notevole pregio e complessità, che privilegia i dettagli, dove il chiaro scuro, le zone d’ombra e di luce sembrano voler riportare in vita luoghi abbandonati. I lavori sono eseguiti con minuziosa ricerca, grazie all’utilizzo di più strategie quali: colori acrilici, collage e pittura ad olio per i dipinti; vernici molle, acquaforte puntasecca per le incisioni, tra le quali due opere presenti in trAs-mutazioni. I lavori hanno come soggetti privilegiati parti di strutture architettoniche abbandonate o in disarmo e minuti dettagli che esprimono una rilevante suggestione e una poesia sottile, di una pensosità inquieta e stranamente dolente. Anche un luogo non necessariamente corpo, diviene mezzo di trasformazione.