Ricordando padre Damiano

Maddalena Robustelli

Alla notizia della morte di padre Damiano Lanzone ho provato una incredulità indefinita, mista ad un sentito dispiacere ed a un ancor più netto rammarico. Immediatamente mi sono venuti alla mente ricordi, invece, molto marcati e delineati. Difatti non ho avuto modo di conoscerlo nelle sue vesti di uomo di Chiesa in qualità di frate francescano, bensì in quelle di uomo impegnato nel sociale, profondamente convinto della necessità di calarsi nella realtà dei problemi delle comunità in cui viveva. Sul finire del 2008 mi fu annunciato il suo desiderio di venire a conoscenza della vicenda relativa al progetto di costruire una centrale a biomasse nel territorio di Atena Lucana. Lì per lì rimasi meravigliata della richiesta ed anche un po’impaurita, perché non riuscivo a capire come relazionarmi a lui. Fu, però, così naturale accoglierlo a casa insieme a padre Tommaso del convento di San Antonio di Polla, dal momento che padre Damiano mi mise subito nella condizione di superare quella tensione con il suo modo di presentarsi semplice e tanto tanto familiare. Con il suo “Pace e Bene” iniziale sciolse il mio timore e si palesò come un amico che mi chiedeva come potesse aiutare il Comitato spontaneo dei cittadini del Vallo di Diano nella sua attività di contrasto al progetto, volle conoscerne meglio i dettagli, lesse attentamente i documenti e con una spontaneità disarmante mi offrì il suo impegno in maniera più che tangibile. Successivamente partecipò in silenzio ad una riunione indetta in un oratorio parrocchiale di Teggiano da Cittadinanzattiva, cercando di comprendere quanto più possibile le ragioni di quella protesta civile che lo aveva avvicinato a quei pochi abitanti valdianesi che si opponevano in solitudine alla centrale a biomasse. Personalmente mi sentii rinfrancata dalla sua presenza e mi avvertii più forte perché un uomo della Chiesa era al nostro fianco, disponibile finanche ad incontrare gli amministratori locali e a porre in essere forme di protesta più vibranti e determinate. Ed anche quando fallimmo nell’impegno, perché le istituzioni locali non presero posizione (salvo poi ricredersi quando intervenne nella vicenda la Procura di Santa Maria Capua Vetere) mi rinfrancò l’averlo sentito solidale al Comitato. A distanza di qualche mese ricevetti da padre Damiano un invito a partecipare ad un’iniziativa sull’inquinamento ambientale presso il convento pollese ed in quell’occasione mi colpì la sua maestria nel coinvolgere i presenti ad una più che necessaria coscienza sul tema oggetto del dibattito, per nulla intimorito dalla presenza di amministratori locali e provinciali. Mi avvicinai a lui al termine del convegno e gli feci notare alcune perplessità sugli interventi ascoltati ed al proposito mi replicò: “hai ragione, la prossima volta mi determinerò a costruire meglio il confronto”. Non l’ho incontrato più da quella volta, ma avevo dentro di me la certezza che fosse ancora qui, tra Padula e Polla, a presidiare col suo impegno sociale il nostro Vallo di Diano, forse perché inconsapevolmente volevo credere che fosse così. Solo ieri ho saputo da un servizio televisivo che nel 2010 era andato via dal comprensorio per trasferirsi ad Angri e continuare anche da quel territorio nella propria “missione civile”. I particolare dell’incidente in cui ha perso la vita sono lì a dimostrarcelo: la sua automobile è sbandate probabilmente a causa di un malore, andando a finire la sua corsa contro un guard rail della ss. 407 Basentana, all’altezza di Ferrandina, mentre si recava a Matera per partecipare ad uno delle tante iniziative della Scuola della Pace, dove incontrava i ragazzi per diffondere tra loro il suo messaggio di giustizia e pace sociale. Se ne andato via così un missionario, certo, atipico, perché,   laddove esercitava come frate francescano, aveva deciso di impegnarsi per diffondere un verbo nuovo per tali contesti territoriali: chiamare tutti gli uomini e le donne di buona volontà ad un agire più che necessario, finalizzato a creare i presupposti di un clima sociale più giusto. Le circostanze della sua morte ancora una volta stanno a dimostrare, se ve ne fosse ancora bisogno, la sua vita  connotata da un’alta tensione ideale ed improntata al perseguimento di quell’altrettanto alto obiettivo. Caro padre Damiano, su quel tratto di Basentana il destino ha impedito che continuassi a percorrere la strada dell’aiuto alle comunità che si rivolgevano a te, ma è mia speranza che il tuo ricordo rimanga saldo e fermo nei cuori di chi ti ha conosciuto. Ed è anche nel tuo ricordo che noi tutti proseguiremo, immaginando di averti ancora al fianco, perché figure come la tua non si dimenticano, anche quando si è lavorato insieme per pochi frangenti. La qualità del tuo impegno è in quello che ci hai lasciato dentro, ragione per la quale ora riposa nella gloria celeste in pace, quella pace che hai tanto insegnato e praticato nella vita, che hai lasciato l’altro giorno mentre ancora una volta andavi incontro a tutti noi.