I suicidi d’Italia

Giuseppe Lembo

Un italiano al giorno, preso dalla disperazione, per le difficili condizioni di vita, decide, arrendendosi, di porre tragicamente la parola fine alla propria esistenza. La disperazione, diventa così, nel nostro Paese, causa di morte violenta; la disperazione e l’indifferenza umana, spingono tanti al suicidio. Italiani disperati, italiani messi di fronte a situazioni economicamente gravi e senza via d’uscita, decidono di uscire dalla vita; tanto, succede nell’indifferenza di una società di cosiddetti normali, che ormai è indifferente a tutto, morte compresa. Una società la nostra, egoisticamente attenta sola a se stessa; ciascuno, pur camminando insieme agli altri, non si accorge minimamente di quell’umanità sofferente che gli sta a fianco; di quell’umanità che tende la mano ed apre la bocca per esprimere il proprio disagio e la ricerca di aiuti che, purtroppo, non verranno mai da parte di nessuno, in quanto, tutti sono attivamente impegnati nei propri fini egoistici di uomini soli in lotta con le tanti difficoltà della vita. L’Italia nel suo insieme sociale ed umano, ha una categoria nuova; è quella dei suicidi, dei tanti disperati che, provati a morte dalla vita, decidono di farla finita, uscendo così e per sempre dalla scena di disperazione e solitudine. Ma i suicidi d’Italia, non sono vittime per caso; sono, purtroppo, vittime annunciate che, come tali devono necessariamente pesare sulla coscienza di chi decide ed agisce, provocando non solo sofferenza e grave malessere sociale, ma anche disperazione e morte. I suicidi d’Italia, sono quei tanti morti italiani che ci si affretta a dimenticare, cancellandoli, il frutto di errori umani e sociali di chi ha un ruolo preciso e finalizzato al bene comune; ma non sempre è così; quell’atteso bene comune, non sempre è vero bene comune. Per tanti, molto spesso, è causa di disperazione e di morte. Tra i tanti morti, colpiti da un grave male sociale, invisibile e non, ci sono in prima linea, i tanti suicidi italiani. La loro morte violenta ricade sulle coscienze di tutti gli “indifferenti” che non hanno saputo o peggio ancora non hanno voluto ascoltare il grido disperato che ne ha accompagnato l’agonia lenta, in un calvario di disperazione, con l’inevitabile epilogo finale della morte violenta, ricercata attraverso il suicidio, ossia la sofferta determinazione di togliersi la vita. Le cause dei suicidi italiani oggi più che mai sono tutte da ricercare nella crisi in cui siamo precipitati e che non fa vedere all’orizzonte niente di buono per nessuno, se non per i pochi privilegiati. Siamo vittime predestinate di un sistema umano e sociale che è sempre più disumano; nessuno, purtroppo, guarda in faccia a niente ed a nessuno. Nessuno si ferma a guardarsi attorno; ciascuno, pensando egoisticamente solo a se stesso, si augura di potercela fare; si augura di potersi salvare, evitando quel disastro umano che si chiama, per tanti italiani, suicidio; suicidio di scopo (uscire dalla vita d’inferno), con responsabilità morali  e spesso non solo morali, per quei tali che hanno determinato cause e concause di disperazione e quindi di rifiuto della vita umana, non più un dono per ciascuno di noi, ma fonte di grave disperazione e come atto finale, di morte suicida. Purtroppo, domenica 26 febbraio 2012, di suicidi italiani ne abbiamo contati due, di diversa appartenenza sociale (un operaio ed un imprenditore). Entrambi, per disperazione, per mancanza assoluta di futuro possibile, hanno pensato come migliore soluzione finale, la morte; la morte violenta al posto della vita; al posto di una vita ormai al capolinea che, ad entrambi, non poteva più dare niente, ma proprio niente, se non disperazione e quindi, inevitabilmente la morte. Chi è il colpevole della tragedia umana di chi decide di porre la parola fine, incamminandosi, per libera scelta, in quel nulla, in quel nulla eterno, senza neppure l’umano confronto di “quegli amorosi sensi”, che legano la vita alla morte il mondo dei morti al mondo dei vivi nel ricordo di un passato vissuto insieme? Ma i suicidi d’Italia, almeno moralmente, sono attribuibili a qualcuno. Prima di tutto, a tutti noi; ne siamo moralmente responsabili. Oltre alla nostra responsabilità di umana indifferenza, ci sono responsabilità oggettive di chi ha il ruolo di garantire la vita a tutti, evitando in assoluto, le situazioni di gravi disagi e di sofferenza le cui cause sono profondamente radicate nel pessimo funzionamento della società, una società resa disumana ed attenta alla sola normalità delle cose, con indifferenza assoluta per quel malessere da malasocietà, considerato un incidente di percorso, anche se grave, con cui tutti devono saper convivere, evitando comportamenti fuori dalla norma basata sul conformismo opportunistico dei più; i suicidi italiani, nonostante tutto, nonostante il loro dramma estremo, sono considerati fuori dalla norma, per cui assolutamente da dimenticare, da cancellare, facendo finta di niente, ossia come se non fosse successo niente e come se non fossero mai esistiti. Così è se vi pare. Questo è il dramma italiano dei suicidi, con protagonisti uomini soli, disperati ed abbandonati da tutti; rifiutano la vita perché traditi, perché violentati e messi da parte da una società in cui hanno tanto creduto e di cui sono vittime innocenti assolutamente da non dimenticare, affinché simili tragedie umane, non accadano mai più.

3 pensieri su “I suicidi d’Italia

  1. Invece di suicidarvi, perché non ammazzate i politici, gli psichiatri, i farmacisti, i gioiellieri e i ragionieri?

  2. Caro Pino,
    oggi ci troviamo davanti ad una crisi grave che forse non ha eguali nella storia del nostro continente.
    Si tratta non solo di una crisi economica, ma anche di una crisi ideale, morale, politica e le soluzioni governative, purtroppo, rendono ancora più precaria l’esistenza dei soggetti più deboli ed indifesi di questa società.
    Se a questo aggiungiamo la difficoltà di riferimenti politici e anche sindacali pesano sempre di più, allora il rischio di rinchiudersi dentro se stessi diventa sempre più forte.
    Dentro questo quadro la paura di restare solo e di non potercela fare a sopravvivere porta sempre più persone al suicidio.
    In questo contesto è possibile immaginare nuove e più concrete forme di intervento solidale o meglio di mutuo soccorso, proprio oggi che lo Stato ed altre Istituzioni tendono a tirarsi fuori dalla gestione diretta dei servizi sociali e la società civile è sempre più al collasso?
    Io ne dubito fortemente!
    … anche se la speranza deve essere sempre l’ultima a morire.
    Onofrio Infantile
    13 marzo 2012

  3. Sembrerà banale; eppure, leggendo le parole di Lembo, ho pensato a quelle della canzone di Emma, vincitrice del festival di Sanremo. Non è un caso se l’autolesionismo sta diventando uno dei grandi temi sociali di questi anni. E il pezzo di Lembo costituisce una doverosa riflessione su questa delicatissima congiuntura, che Emma ha così riassunto:

    Se… tu hai coscienza guidi e credi nel paese
    dimmi cosa devo fare per pagarmi da mangiare
    per pagarmi dove stare
    dimmi che cosa devo fare

    No questo no
    non è l’inferno
    ma non comprendo
    com’è possibile pensare che sia più facile morire

    Io no
    No non lo pretendo
    ma ho ancora il sogno
    che tu mi ascolti e non rimangano parole…

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