Salerno: Morrone sulla crisi del Cstp
Ho provato, nei giorni scorsi, a guardare i fondamentali economici dell’azienda pubblica di trasporto locale (C.S.T.P.) salernitana. Un’azienda, come si sa, che ha vissuto per anni con una carenza endemica di risorse finanziarie, con forti indebitamenti e che non riusciva, per lunghi periodi, a garantire neppure le retribuzioni ai dipendenti. Molti Presidenti e Consigli di Amministrazione, nel corso del tempo, sono stati allontanati poiché ritenuti incapaci di gestire uno dei servizi fondamentali della città e della provincia. All’epoca tutti i partiti individuavano le responsabilità di tutto ciò nel sistema di potere instaurato dalla Democrazia Cristiana e dal Partito Socialista. Adesso la situazione è totalmente cambiata: i trasferimenti dalla Regione sono più regolari e un minimo di buon senso e di capacità amministrativa potrebbero conseguire un trasporto più efficiente e un’azienda risanata e, peraltro, non c’è neppure l’alibi dei due summenzionati partiti, poiché neppure esistono più. Tuttavia, pur essendosi sopita da un pezzo la battaglia contro gli amministratori incapaci, leggend il bilancio del C.S.T.P. è difficile cogliere quali aspetti positivi siano stati introdotti nel frattempo per determinare tanta serenità. Infatti, osservando l’evoluzione del patrimonio netto dell’azienda in cinque anni (dal 2000 al 2005), si registra una sua contrazione del 33%. In particolare, prendendo a riferimento il patrimonio netto registrato nell’anno 2000 (euro 20.307.105,00) è facile osservare un suo inesorabile decremento, fino a giungere nel 2004 a un valore di euro 14.865.716,00 e nel 2005 a euro 13.565.780,00. Quindi, è fin troppo semplice affermare che la cura D’Acunto, insediatosi ai vertici aziendali nel 2004, è stata assolutamente deleteria per la povera e antica società di trasporto pubblico locale. Se si controlla, poi, l’intensità dei servizi ci si rende conto immediatamente che essi sono al di sotto dei livelli che si erogavano dieci anni fa. La Legge Finanziaria 2007, proprio preoccupandosi dell’andamento delle aziende pubbliche con gestione politica, ha inserito un parametro di valutazione al di sotto del quale gli amministratori devono obbligatoriamente lasciare l’incarico e non possono più esercitarlo, per un periodo di due anni, in nessun’altra società. Il parametro di riferimento individuato dalla legge è proprio il bilancio, il quale, se per tre esercizi conferma un trend negativo, fa scattare la suddetta norma sanzionatoria. E’ evidente l’ispirazione di tale provvedimento: evitare che amministratori nominati politicamente possano, per loro incapacità e irresponsabilità, pesare sulle tasche dei contribuenti con disavanzi e servizi inadeguati alle esigenze dell’utenza. Ma, come si suol dire: fatta la legge trovato l’inganno. Infatti, pare che il Comune e la Provincia stiano per operare dei trasferimenti di risorse finanziarie in favore dell’azienda, in grado di garantire il pareggio di bilancio con l’esercizio 2006, per evitare, così, che si compiano i predetti tre anni, previsti dalla Legge finanziaria 2007, che imporrebbero la sostituzione degli amministratori. E’ possibile, mi chiedo, che i cittadini salernitani debbano sobbarcarsi l’aumento dell’IRPEF (che pone Salerno ai primi posti in Italia in termini di esosità del prelievo fiscale) per garantire il posto ad amministratori che hanno dimostrato ampiamente la loro incapacità gestionale? E’ possibile che questo avvenga in un territorio dove è difficile trovare un posto di lavoro e, quando lo si trova, è complicato mantenerlo? Nel mentre per manager e amministratori, nominati dai partiti, si fanno salti mortali per garantire loro lauti stipendi e stabilità di impiego sulle spalle della collettività. Chiedo, pertanto, al Comune e alla Provincia, di soprassedere a qualunque trasferimento di risorse, al fine di effettuare propedeuticamente una valutazione serena sulla situazione e le prospettive del C.S.T.P. e capire, innanzitutto, se questi amministratori sono ancora in grado di rilanciare il servizio di trasporto pubblico a livello provinciale e le sorti della medesima azienda.