Roma: “Nel mare di Calipso. Nel centenario di Pascoli”
Giovedì 12 aprile, 2012 ore 17.30, nella Sala convegni Santa Marta piazza del Collegio Romano 5, Roma verrà presentata l‘opera di Marilena Cavallo e Pierfranco Bruni: “Nel mare di Calipso. La dissolvenza omerica e l’alchimia mediterranea in Giovanni Pascoli”, Pellegrini Editore, 2012. Prefazione di Maurizio Fallace. Saluti di Maurizio Fallace, Direttore Generale del Ministero. Intervengono Annamaria Andreoli, Sandro Dell’orco, Francesco Mercadante. Coordina Angela Benintende. Lo studio rientra nelle fasi di ricerca del Progetto sul “Plurilinguismo in Pascoli” del MiBAC, curato da Pierfranco Bruni. La figura e l’opera di Giovanni Pascoli a Cento anni dalla morte, (1855-1912), vengono inquadrate, all’interno del contesto del Novecento, alla luce di una chiave di lettura che pone in essere la metafora dell’Ulissismo come percorso centralizzante. Il saggio di Marilena Cavallo e Pierfranco Bruni, attenti studiosi dell’opera pascoliana e della letteratura italiana del Novecento (Bruni cura, come esperto, il progetto del “Plurilinguismo in Pascoli” del Ministero) dal titolo: “Nel mare di Calipso. La dissolvenza omerica e l’alchimia mediterranea in Giovanni Pascoli”, con saggio introduttivo del direttore generale Maurizio Fallace, propone, con una coraggiosa originalità l’intreccio di tematiche letterarie attraverso parametri esistenziali e mitico -simbolici. Uno scavo nell’estetica dei contenuti e nell’intreccio delle tematiche che Pascoli ha sottolineato e a volte sottaciuto. Tra le pagine di questo libro vengono alla luce stimoli e lampi di grande poesia capaci di suscitare un interesse che nasce da una critica completamente originale e autonoma rispetto ai parametri storiografici di questi anni. Il Pascoli moderno è certamente nella struttura linguistica della sua poesia e del plurilinguismo che si legge tra i suoi versi ma soprattutto nelle metafore che hanno come riferimento il mare e il viaggio. Proprio per questo il mito di Ulisse viene ad essere ridiscusso grazie ad un processo non solo culturale ma simbolico letterario. Infatti sono i “Poemi Conviviali” a proporre non solo il Pascoli della tradizione ma anche il Pascoli moderno. Ulisse che viene trasportato morto tra le braccia di Calipso è l’immagine che rende straordinario uno spaccato poetico che rompe la tradizione omerica: ecco dunque la dissolvenza per creare una frattura tra il tempo, la sua continuità e l‟immortalità di Calipso. Proprio su queste immagini il saggio propone delle pagine di stupenda bellezza. Non è Ulisse “ cerchio che primeggia. Ovvero, viene ad essere superato il concetto di Nostos, dunque si va oltre il ritorno ad Itaca perché insiste l’esistenza dell’uomo mito – Ulisse e della sua magia indefinibile di Calipso. Ciò, comunque, richiama la geografia del sentire che è quella del Mediterraneo o meglio di un Mediterraneo in cui hanno il sopravvento l’alchimia dello sguardo di Calipso e la consistente metafora non di un infinito viaggio ma dell’ultimo viaggio. L’originalità che assume una forma sublimale è il richiamare alle voci della poesia la cultura islamica con gli echi di un poeta Sufi qual è Omar Khayyam, evocato dal Pascoli nel poemetto “L’Immortalità”. Un elemento affiorato in qualche altra circostanza critica ma qui i due studiosi insistono per testimoniare un modello mediterraneo che vede Pascoli protagonista di una lettura letteraria tra Oriente ed Occidente. Questo lavoro di Marilena Cavallo e Pierfranco Bruni su Giovanni Pascoli ha una sua logica nel progetto complessivo perché oltre a seguire le linee marcanti c’è il Pascoli della tradizione fine Ottocento e inizio primo Novecento che va da “Myricae” a tutti i “Poemetti” fino alla sua presa di posizione sulla guerra nel Nord-Africa con il suo discorso ,”La Grande Proletaria si è mossa”. Si riporta sulla pagina del dibattito letterario la funzione di una metafora che nell’immaginario simbolico diventa metafisica dell’anima e che si ritrova nella classicità greco – latina certamente ma anche in quella biblica con i versi dedicati alla “Buona Novella”, in cui l’Occidente e l’Oriente si incontrano. Il Pascoli che attraversa i “Canti di Castelvecchio” è dentro questo itinerario ma nel mare di Calipso resta l’allegria “ ironia tragica più pregnante di una ferita che vive dentro la classicità e ci porta proprio alla dissolvenza omerica, perché, in fondo, è come se lo stesso poeta si fosse innamorato di Calipso e si identifica completamente nel personaggio di Ulisse. L’Ulisse abbracciato a Calipso nel mare dei mediterranei è un tagliare il conformismo critico grazie ad una proposta non provocatoria ma perfettamente incanalata in interpretazione, in cui i punti di riferimento sono dati da un Pascoli moderno, che riesce a danzare nella contemporaneità con quei temi che hanno come destinazione l’orizzonte del viaggio, la problematica del tempo, la visione del mito. Il saggio è parte integrante del Progetto sul “Plurilinguismo in Pascoli” del MiBAC, curato da Pierfranco Bruni.