Salerno Calcio: vincere il campionato per lasciare l’inferno della D
Bisogna lasciare assolutamente questa categoria. Ne abbiamo avuto conferma anche ieri. Campetti di periferia con poche gradinate, dove al massimo si può giocare un campionato di promozione o eccellenza e tifoseria locale adeguata. Ostile, che vuole far valere la legge del più forte (non in campo) e che fa delle minacce e offese alla squadra avversaria il punto di forza per intimorire arbitri e gli stessi avversari. E’ accaduto anche ieri al “Gobbato”, solo che per fortuna l’arbitro, all’altezza della situazione, è risultato alla fine uno dei migliori in campo, mentre non si può dire altrettanto dei suo collaboratori, ancora ora col braccio anchilosato per tutte le volte che sono stati “costretti” ad alzare la bandierina, non solo per colpa degli attaccanti ospiti, ingenui nel cadere nella trappola del fuorigioco, ma anche nelle situazioni dubbie, per evitare brutte sorprese alle spalle dove il campo per destinazione è a stento a norma di regolamento. Non sono mancate minacce ai rappresentanti della stampa ospite (a lavorare in condizione disagiate, notebook sul grembo), soprattutto in occasione del gol della squadra locale e cori offensivi alla città di Salerno. E il risultato si è visto. Ci riferiamo a quello del campo, ovviamente. Sconfitta e prestazione poco convincente nella prima parte di gara, con la squadra di Perrone, probabilmente, intimorita dalla rumorosa tifoseria del Pomigliano. Le cose sono un po’ cambiate nella ripresa, quando gli ospiti hanno avanzato il baricentro del gioco, approfittando (si fa per dire) della superiorità numerica in campo. Ma l’arrembaggio blaugrana ha finito per esaltare le buone doti di D’Agostino, che ha eretto un muro davanti alla sua porta, facendo alla fine la differenza in campo. Dispiace dirlo, ma a portieri invertiti, il risultato finale sarebbe stato a tutto vantaggio del Salerno. Sfortuna, bravura del portiere avversario e altro, tutte componenti che hanno causato la terza sconfitta della capolista nel torneo. Nulla è perduto, per carità, mancano quattro giornate al termine, 12 punti in tutto e sei sono ancora di vantaggio sul Marino. Domenica prossima c’è il Porto Torres all’Arechi, un jolly che non va sprecato, in virtù della doppia trasferta consecutiva successiva. Tre punti fondamentali da non perdere. Un solo rammarico: non poter riscontrare nello stadio salernitano la stessa “grinta”, la stessa voglia di vincere della tifoseria incontrata quest’oggi. Eppure l’Arechi, proprio per il calore del suo tifo era considerato un fortino inespugnabile. Una cosa la gente non ha capito: questa società quando riacquisterà la storia sarà molto meglio se avverrà in una categoria superiore, altrimenti si chiamerà pure Salernitana, ma purtroppo sempre in serie D. Dobbiamo stare vicini a questa squadra, bisogna lottare tutti insieme per raggiungere l’obiettivo. Sarà un patrimonio che ci ritroveremo al momento opportuno.