I “Colpevoli” d’Italia: esodati e longevi

Giuseppe Lembo

Che Paese strano è questa nostra Italia! L’immorale e l’amorale che ha al centro la politica, il capitalismo finanziario, l’incapacità di una classe dirigente a fare bene, impegnata com’è egoisticamente a fare bene ma solo per sé, porta alla creazione di nuove categorie di colpevoli. Il governo tecnico ne ha individuate due; entrambe, si fa per dire, gridano vendetta al cospetto di Dio. Una delle due è rappresentata da un bel gruppo di italiani che, dopo una lunga vita di lavoro, ne aveva definito l’uscita e quindi il pensionamento con le diverse realtà lavorative di appartenenza sia pubbliche che private; in base a tali accordi, avevano il diritto di andarsene in pensione e godersi così in pace la propria esistenza di pensionato dopo un lungo cammino della propria vita di lavoro. Tutto per il verso giusto fino all’amara sorpresa per tanti, così come annunciata dal Ministro Elsa Fornero che ne limitava il numero, facendo rimanere una bella quota di esodati non solo fuori dalla pensione ma anche fuori dal lavoro e dal mondo produttivo, determinando così una situazione farsesca, da vera e propria Repubblica delle banane. Niente pensione, ma anche niente stipendio; è questa l’amara prospettiva per gli esodati che non hanno più titolo a quanto già precedentemente stabilito e definito con provvedimenti di esodo programmato dal mondo del lavoro. Ma in questo nostro Paese, dove anche l’impossibile è possibile e dove si è sempre più bravi, da parte di chi comanda, a crocifiggere la gente, è diventato un fatto assolutamente normale tornare sui propri passi, rimangiarsi le decisioni e creare problemi alla gente, a quella gente comune sempre più tartassata che proprio non ce la fa più a campare. Purtroppo cresce l’accanimento dei poteri forti contro i deboli del sistema Italia; contro costoro un fisco da usura, non permette a tanti di campare e di vivere tranquillamente e serenamente la propria vita. C’è nell’aria tanta disperazione; tanta solitudine e tanta rabbia. Ogni cosa, anche se normale e frutto di un diritto umano garantito, appare sempre più una benevola concessione da parte di santi protettori di uno Stato padrone che, così ragionando non garantisce, se non a parole, niente, ma proprio niente a nessuno. Il welfare italiano è sempre più sotto tiro; è sempre più ridimensionato ed al centro di discussioni per provvedimenti che non promettono niente di buono per il cittadino italiano, non più garantito, ma sempre più solo con se stesso e con i propri irrisolvibili problemi, per tanti esasperati e disperati; siamo ad un punto tale da preferire la morte alla vita e la via del suicidio come estrema soluzione ad un’esistenza impossibile, da inferno terreno. Chi non ha, per il nostro Paese, è un peso; è un grave peso che viene individuato in quell’insieme italiano, parte di quelle bocche inutili che, come ci ricorda la storia, furono eliminate; anche oggi, in maniera diversa, si pensa a ridurre il welfare, eliminando un bel po’ di “bocche inutili”; già abbiamo segnali preoccupanti che vanno nella direzione di un alleggerimento del welfare. La vita nel nostro Paese diventa sempre meno un valore da conservare fino alla fine con dignità e tutte le garanzie civili che si devono a ciascuno e che nel nostro Paese, hanno la loro casa comune nella Costituzione italiana. Perché le farmacie italiane propongono in abbondanza medicinali equivalenti, facendo credere che ai fini dell’uso a tutela della salute, hanno gli stessi effetti degli altri medicinali, il frutto di attente ricerche e di altrettante verifiche, testandoli come per legge OMS, prima di farle usare all’uomo ammalato? Nel nostro Paese c’è sempre meno questo senso di responsabilità umana; anche nel cibo, cresce la diffusione, soprattutto per chi non ha, del cibo scadente ed a volte dannoso per la salute, come nel caso degli alimenti transgenici e/o di prodotti di consumo quotidiano assolutamente scadenti e senza garanzie, come le passate cinesi e/o il pane prodotto in Polonia congelato e poi riscaldato e venduto in Italia. Tutto questo è facilitato dalla crescente crisi di risorse economiche, per cui, pur di sopravvivere, si cerca di risparmiare anche i centesimi, indifferenti di quello che può succedere alla propria salute. Ma questa economia all’osso, per molti versi, una vera e propria economia di guerra, altro non produce che nuove povertà per i più e nuove ricchezze per chi è già ricco. E così l’accanimento contro l’Italia dei deboli continua; a pagare il costo del malessere italiano, oltre ai milioni di pensionati, sono i tanti, di quelle fasce di esclusi per i quali si nega anche la benché minima sopravvivenza. Gli attuali esodati sono quegli esclusi da tutto, per cui non c’è neppure il welfare della sopravvivenza; sono parte di quelle bocche inutili, ormai improduttive che possono anche morire; nella logica dell’efficienza economica alla base del governo del Paese, non succederebbe assolutamente niente; ma proprio niente. In questa indifferenza per gli esodati, assolutamente senza risorse da stipendio e/o da pensione, c’è il virus di una crisi di prospettive molto più ampia che riguarda il futuro del welfare italiano, minacciato, si dice, dalla insostenibile crescita delle attese di vita; se si campa di più, è inevitabile una crisi sistemica delle pensioni italiane, non più garantibili, in quanto allargate oltre i limiti di età programmata legata alle attese di vita; in base a  questo, per evitare che il Paese, vada in tilt e soffra il default, ossia il fallimento per eccesso di peso pensionistico, bisogna pensare a dei correttivi possibili. Quali? Il primo e più valido, è quello di ridurre le attese di vita e di eliminare, con metodi intelligenti, gli eccessi di longevi, le cui bocche inutili, sono un grave ed irrisolvibile problema per il futuro italiano, dove non è possibile trovare, le soluzioni umanamente giuste per gli esodati ed ancor più, non è possibile trovare soluzioni tecnico-economiche queste, atte a garantire sine die i longevi, un peso, viene detto, assolutamente insostenibile per un Paese che ha troppe bocche da sfamare; oltre a questo allarme di Stato, ce n’è un secondo legato a prospettive temporali, secondo il quale, nel prossimo futuro, per effetto delle attese di vita di ben 3 anni di accresciuta longevità, con un welfare assolutamente insostenibile, non potranno essere pagate le pensioni eccedenti il tetto di vita programmata. Ed allora? Quale la soluzione possibile? Forse dietro l’angolo, le politiche economiche italiane di assoluto rigore per la spesa del welfare, c’è la soluzione più determinata e produttiva possibile, ossia quella di eliminare i longevi, con un carico di anni superiore al previsto e quindi bocche da sfamare inutili e dannose al bene-Paese. È questa la soluzione assolutamente funzionante già e per altre situazioni conosciute dalla storia dell’umanità, affidate alla memoria dei giusti, affinché non si ripetessero mai più. Ma la storia non si ferma; procedendo il suo corso va avanti con l’alternarsi di corsi e ricorsi che non escludono niente e non danno nessun accadimento come assolutamente possibile e/o impossibile. Ma non è forse un accanimento disumano e barbaro che, annullando ancora una volta, la pietas, per gli anziani, un valore da sempre caro al nostro Paese, andrebbe a violare il sacro diritto alla vita che nessuna mente umana può assolutamente violare nel solo nome dei benefici economici, il frutto di una falsa regolarizzazione della vita d’insieme, per la quale ancora non è stato da nessun demiurgo programmato il termine ultimo ed inviolabile entro cui morire. Purtroppo questi fatti ci fanno ben capire che oggi si pensa troppo a diavolerie disumane che non andrebbero assolutamente pensate. Il diritto alla vita è un diritto sacro ed inviolabile sia per gli esodati senza stipendio e senza pensione, sia per i longevi, per i quali non è assolutamente pensabile che, per la loro esistenza, bisogna porre un limite e fermarla rigorosamente entro quel limite. Nel futuro del nostro Paese non ci sarà più il compiacimento per i tanti centenari che oggi ancora si festeggiano e sono l’espressione vivente di una lunga vita di qualità basata, tra l’altro, sull’italianità della buona salute con un mangiare sano fatto di una dieta antica (la dieta mediterranea), oggi, inserita nella lista dei beni immateriali Unesco, per le sue caratteristiche salutistiche, di universale utilità, per i suoi effetti positivi dovuti alla crescente longevità. Perché soffermare l’attenzione su esodati e longevi? Perché preoccuparsi del loro futuro? Perché viviamo in un Paese ormai fortemente problematico, sempre più senza bussola; un Paese, il nostro, che considera assolutamente normale anche l’anormale ed è pronto più che mai a deviare il corso delle cose, facendolo scivolare in precipizi di barbarie e di disumana indifferenza per la  saggezza antica il frutto di cultura e di saperi dalle caratteristiche di assoluta non tolleranza della disumanità che offende l’UOMO della Terra, in quanto essere pensante e prima di tutto umano.