L’ambiguità del Pdl
E vabbè che le ultime elezioni erano amministrative. Va bene anche che alle urne sono andate meno di 9 milioni di persone. Ma il dimezzamento dei voti raccolti dal Pdl nella trascorsa tornata elettorale è un dato che non può essere archiviato con una semplice alzata di spalle. Nè può bastare l’annunciato appoggio esterno al governo Monti a ridestare interesse intorno a ciò che resta della destra berlusconiana, prima bastonata dalla fronda di Gianfranco Fini e poi logorata dai processi sui burlesque di Arcore. L’altro giorno, il presidente del consiglio ha detto che il precedente governo “ha fatto molto”, che ha realizzato delle “riforme significative”. Gli è servito forse a correggere il tiro rispetto ad un’altra sua dichiarazione, nella quale aveva invece attribuito a chi c’era prima di lui lo sconquasso dei conti pubblici. Sta di fatto che nel dopo Berlusconi lo spread è rimasto alto e che i dati macroeconomici sono peggiorati, dal pil all’occupazione, dalla pressione fiscale al debito pubblico. E che di fronte a tante incertezze, i tecnici hanno avuto la brillante idea di dare in subappalto ad altri tecnici la governance del paese, affidandosi addirittura al web per individuare gli sprechi della spesa pubblica. Il Pdl, che è uscito fortemente indebolito dal voto alle amministrative, soprattutto a causa dell’astensionismo, si trova ora davanti ad un bivio pericolosissimo : restare con Monti fino alla scadenza naturale del 2013, oppure mollare l’esecutivo – come suggerisce Feltri – e sfidare i suoi avversari alle elezioni anticipate di ottobre, stringendo un’alleanza con l’Udc di Casini. Tertium non datur. Alfano, però, il tertium se l’è dato lo stesso : il segretario del Pdl vuole cioè continuare a sostenere il governo tecnico, ma nello stesso tempo contestare il suo operato a giorni alterni. I liberali di lotta e di governo : potrà mai essere questa la nuova frontiera del berlusconismo, la risposta alla crisi di identità del partito liquido, rimasto semi-orfano del suo fondatore e leader carismatico? No che non può essere. Alfano farebbe bene a prendere una decisione definitiva e in tempi rapidi : vuole appoggiare Monti per coerenza e per senso di responsabilità? Faccia pure, ma ci risparmi questo ridicolo minuetto da dissidente ambiguo. Al contrario, vuole dare ascolto ai falchi che nel suo partito lo pressano perchè stacchi la spina ai supplenti bocconiani? Meglio. Ma nel frattempo, per allontanare quella gioiosa foto di Vasto da palazzo Chigi, dia anche un segnale ai suoi elettori disorientati, e spieghi loro cosa intende fare su tasse, mercato del lavoro e fiscal compact.