Il nuovo dio è diventato il capitalismo finanziario

Giuseppe Lembo

… la possibilità di risvegliare le coscienze e rendere il probabile non-probabile, è proprio della vitalità della società civile, una crescita portatrice di avvenire. L’Italia è un Paese che oggi esporta non più braccia ma talenti; la loro rete può essere utile a depoliticizzare il governo del nostro Paese quando serviranno nuove idee. È il momento opportuno, dovendo necessariamente depoliticizzare il governo del nostro Paese; è, per questo obiettivo, urgentemente necessario attivare la rete dei talenti italiani sparsi nel mondo. Siamo al ruolo propulsivo delle diaspore. Secondo Marco Meloni esiste un ecosistema del talento italiano nel mondo, diffuso molto capillarmente. Manca, purtroppo, un’infrastruttura che sappia riconoscerne la loro presenza e la trasformi in una realtà propulsiva per la più generale e necessaria crescita del Paese. È necessario, per  il nostro futuro, attivare ed utilizzare la rete del talento italiano nel mondo; tanto è assolutamente importante per salvare l’Italia dall’attuale condizione di disastro annuniciato. Per il sociologo Paolo Feltrin, l’importanza dell’esperienza dei talenti italiani nel mondo, non è data solo dalla contaminazione culturale e linguistica; è data, soprattutto, dal fatto che, fuori dal nostro Paese, c’è un basso tasso di politicizzazione delle èlite. Una ricchezza di pensiero e di libertà, purtroppo non italiana. Nei paesi fuori dall’Italia le decisioni vengono interpretate come pure scelte di problemi di solving, ossia come specifico tecnico-istituzionale; tanto, senza l’invadenza dei manovratori occulti e di potentati padronali. Nel nostro Paese è assolutamente necessario abbassare il coefficiente di politicizzazione; tanto, può essere facilitato facendo rientrare i talenti espatriati e costruendo così i presupposti di una contaminazione completamente al contrario. Un cammino necessario ed obbligatorio; serve al nostro Paese per arricchirci di modelli comportamentali e di idee nuove che potrebbero esserci utili anche per uscire dall’attuale crisi. L’eccesso di politica nel nostro Paese, come molto opportunamente evidenziato dal sociologo Feltrin è una delle cause della gerontocrazia imperante per quella sorta di professionalità anagrafica legata al lungo corso di chi fa la politica da noi. Politici a vita fino alla morte; è questa una caratteristica di vita, tutta italiana. Secondo la logica dei politici a vita sono solo i politici anziani a sentirsi i depositari del sapere politico; si sentono, altresì, i guardiani della politica; si sentono i custodi delle chiavi del sapere politico in loro possesso e non certamente dei giovani che, in quanto giovani, secondo il gerantocratico pensiero italiano, sono assolutamente inaffidabili.  Così facendo, hanno invecchiato il mondo della politica, escludendone i giovani che non sono considerati utili se non al solo consenso. Altrettanto può dirsi anche per le donne; nel nostro Paese c’è un forte maschilismo. La condizione femminile, soprattutto, in politica, ma non solo in politica, è una condizione di genere assolutamente ad escludendum. Purtroppo il diritto della donna ad entrare a pieno titolo nelle cose che contano, è un diritto sempre più spesso violato ed in tante situazioni, sempre più spesso negato. Quale modello di vita di insieme è mai, il nostro? Se i giovani non contano niente e vengono sempre più esclusi, se le donne, per una sola pretesa di genere, imposta dall’uomo che si crede razza superiore, razza padrona, vengono fortemente marginalizzate, come è possibile pensare ad un modello di società capace di impegnarsi per la crescita umana e sociale di tutti? Purtroppo non è assolutamente questo l’obiettivo; la gerontocrazia imperante in Italia, vuole tutto per sé; vuole garantirsi il più a lungo possibile le leve del potere, invecchiando e facendo invecchiare tutto il modello societario di riferimento, dove a comandare è solo il mondo egoistico dei politici a vita, con un abbondante carico di anni sulle spalle. Evviva la vecchiaia! Se c’è la saggezza dei vecchi a che servono i giovani? In tanti l’hanno capito e stanno correndo ai ripari, evitando di dare continuità di vita con le nuove nascite, un rompicapo che non serve a niente, anzi produce solo gravi problemi per il futuro che verrà. L’Italia senza figli può godersi in pace la sua stagione di lunga vita, con i vecchi longevi padroni del futuro; è del tutto inutile che i giovani facciano i guastatori e cerchino di disturbare la festa dei tanti vecchi d’Italia! Non c’è da lamentarsi; meglio di così! Per il futuro dell’Italia tutto sarà a posto, con la buona pace di tutti, compresa quella di chi ci governa. Anche il Ministro Fornero potrà stare tranquilla e godersi lungamente e per una lunga vita il suo ministero, senza alcun rompicapo per il lavoro dei giovani (tanto non sarà un problema il lavoro che non c’è, per effetto dei giovani naturalmente esodati, naturalmente non nati), con buona pace per il futuro italiano, un futuro senza problemi, un futuro di lunga tranquillità sociale, un futuro che non avrà più bisogno del welfare e di chi deve risolvere i problemi degli altri. Che rompicapo la gente! Con l’attuale patto di vita eterna per i longevi d’Italia, il nostro Paese, sarà un Paese veramente ricco; un Paese veramente felice. Meglio di così! Potrà continuare a governare a lungo Monti e la sua politica fatta di sole cifre, senza più tagli. Senza più pensare ai problemi antropici del nostro Paese e soprattutto, senza pensare al futuro che verrà. E così in Italia, soprattutto, i finanzieri, quelli più anziani in particolare, possono continuare, felici e contenti, a rastrellare soldi da conservare per quelli che un giorno verranno ad abitare l’Italia non dal resto della Terra, ma da un altro pianeta, con le caratteristiche di “silenziosi” sudditi dei poteri forti, dei poteri costituiti e di lunga  e forse “eterna durata”. Quanta è bella la vecchia! Come è bello il paesaggio italiano senza figli! Andiamo costruendo un bel capolavoro che, così prezioso com’è, ci viene invidiato da tutto il mondo. Un modello da esportare, per affrontare e risolvere ottimamente, come da noi in Italia, i problemi del mondo.