Raito: serata afro-cubana a Villa Guariglia

“Il tamburo, per i negri e per i criollos che crescono con essi, è l’alienazione, strappa loro l’anima: quando lo sentono pare loro di stare in cielo. E i suoi ritmi non cambiano poiché furono creati là in Africa e vennero con i negri. La cosa singolare è che mai li dimenticano: arrivano bambini, passano anni e anni, invecchiano, e poi, quando servono solo come guardiani, li intonano solitari, in un bohio pieno di cenere e scaldandosi alla fiamma che arde davanti a loro, e si ricordano della loro terra, anche prossimi a scendere nella tomba”.  Così scrive il poeta cubano Anselmo Suarez y Romero, e alle percussioni batà, sarà dedicato il seminario e il concerto del quartetto Medi Tamburi, capitanato da Paolo Cimmino, docente del conservatorio Statale “G.Martucci” di Salerno, con special guest  Giovanni Imparato, specialista assoluto dei tamburi di origini Yoruba, suonati nei rituali della Santerìa, quale quinto appuntamento del “Martucci Jazz Festival”, nell’ambito della XV edizione dei “Concerti d’estate di Villa Guariglia”. Alle ore 18, Giovanni Imparato, Paolo Cimmino, Emidio Ausiello, Michele Maione e  Gabriele Borrelli, incontreranno studenti e uditori per una masterclass sulle “Contaminazioni afrocubane”. I tambores batá, ricettacolo culturale e battito cardiaco delle genti africane di Cuba, sono costruiti come il Tablero de Ifá usato per la divinazione, con legno di cedro o di caoba. Quella più grande è chiamata enú, ossia bocca, la piccola è la chachá, la culatta del tamburo. Il tamburo maggiore, sempre in posizione centrale, è chiamato Iyá (madre), il mediano Itótele oOmelé enkó, e quello più piccolo Kónkolo, Okónkolo ma anche Omelé. Al loro interno alberga Añá, messaggera degli dei e potenza soprannaturale guerriera, che li difende lottando contro i loro nemici. L’apprendistato per il suonatore di tamburi batá avviene attraverso un sistema, che i cubani chiamano didepupilaje e nel quale il discepolo deve assimilare i differenti suoni che i tamburi permettono; ogni oricha ha un suo toque particolare e ogni tamburo possiede un suo proprio modo di essere toccato a seconda dell’oricha interessato. Per esempio, se si suona per Elegguá, il tamburo maggiore, Iyá, che marca il ritmo in modo costante, sostiene una sua cadenza, l’Itótele la sua e l’Okónkolo una sua differente da quella degli altri due; poiché nessuno dei tre tamburi viene “toccato” in modo uguale e poiché ognuno di essi offre suoni diversi per ogni oricha, la ricchezza ritmica che ne consegue è incomparabile e davvero ampia. Con i Medi tamburi toccheremo con mano l’urklang romantico il suono della libertà, il suono primordiale che viene plasmato, trasformato in melodia da un’entità misteriosa, diabolica. L’urklang del jazz è il Nommo, che è alla base dell’estetica musicale africana, una delle due matrici di questa musica. “La forza motrice –scrive A.Januche- ad ogni energia dà vita ed efficacia è il Nommo, “la parola”. Ma il Nommo non è “parola” nel senso letterale, può essere anche azione, gesto rituale o, appunto, la frase di un tamburo. I tamburi, quindi, dicono il Nommo, o, meglio, il symbolon, la parola che crea, la parola che deriva il suo potere dalla Parola Originale, come in Meister Eckart, la parola che dà la possibilità all’uomo di andare oltre, oltre i propri limiti umani, di diventare un dio. S’intende qui anche l’importanza fondamentale che ha la precisione strumentale nella cultura e civiltà afro-americana: “Quando suono, non sento il mio strumento come tale…Sono io, non è più il mio contrabbasso”. (Charlie Mingus). Al termine del seminario, intorno alle 21,30, Giovanni Imparato e Paolo Cimmino con il suo quartetto, ci porteranno in giro per il mondo, partendo dal nostro Mediterraneo, passando per il Brasile, attraverso un omaggio  all’ Olodum, che è diventato un fenomeno musicale e culturale conosciuto internazionalmente come  il rullo di tamburo per i diritti dei neri in Brasile,  il cui nome deriva dall’ abbreviazione di Olodumaré, il dio di tutti gli dei nella religione nigeriana Yoruba di Candomblé, molto viva nella diaspora africana in Bahia. Passaggio in India per partecipare del respiro segreto della sua musica, per poi calarci nella tradizione arabo-maghrebina e i suoi ritmi mediterranei che tanto hanno contaminato la musica partenopea. Un viaggio tra i diversi “Sud” del mondo con Medi Tamburi, per un ritorno alle sonorità etniche delle genti e dei luoghi della grande cultura del Mare Nostrum, che sono anche le nostre, principio di un’ analisi delle contraddizioni e delle problematiche che accomunano i popoli che vi si affacciano Questo ed altro fa parte della storia collettiva e dei vissuti individuali raccontati in musica e poesia dai ritmi tradizionali i quali, tuttavia, sono portatori anche di un ricco patrimonio di “bellezza”: il fascino della melodia, la capacità di improvvisazione, la “libertà” di “rivestire di sé” un canto, la capacità di creare e usare metafore profonde e sorprendenti, l’originalità di melodie uniche, la forza del sentimento “vero” contro ogni divieto “artificioso”, il senso di ribellione alle ingiustizie, l’umorismo con cui affrontare le peripezie della vita.  Il festival è organizzato da Antonia Willburger con il contributo della Regione Campania-Assessorato Agricoltura, della Provincia di Salerno, del Centro Studi “Raffaele Guariglia”, del Comune di Vietri sul Mare, della Camera di Commercio di Salerno-Intertrade, dell’Ente Provinciale per il Turismo, del Conservatorio Statale di Musica “Giuseppe Martucci”, della Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana, della Coldiretti Salerno e dell’Enoteca Provinciale di Salerno. La direzione artistica della sezione jazz è firmata dal Conservatorio di Musica “Giuseppe Martucci” di Salerno; la direzione artistica della sezione classica, invece, è a cura del M° Francesco Nicolosi.
Per info.: CTA di Vietri sul Mare Piazza Matteotti 84019 Vietri sul Mare . tel.: e fax 089 211285 ctavietri@libero.it o cta@comune.vietri-sul-mare.sa.it www.eventsandmusic.it .
E’ disponibile una navetta per i concerti in partenza alle ore 20 dal teatro Verdi di Salerno, con ritorno dopo il termine del concerto. L’ Ingresso ha un costo di Euro 10.
L’ Ufficio Stampa Concita de Luca cell.:3939034488   –   Olga Chieffi  cell.:3478814172