Un’estate al mare

Giuseppe Lembo

L’estate 2012, sarà ricordata per lungo tempo, come l’estate della macelleria sociale. Tutti o almeno tutti gli italiani normali, ossia i tanti che vivono di reddito da lavoro, sono fortemente preoccupati per il proprio futuro. Un futuro assolutamente incerto per il lavoro che non c’è e per una crescente e diffusa mancanza di risorse personali, rastrellate dall’azione quotidiana del governo dei tecnici che prende dalle tasche della gente, a destra ed a manca, in forma diretta ed indiretta, promettendo e facendo credere agli italiani in un prossimo sereno cammino di vita dopo la grande tempesta. Purtroppo, nonostante l’ottimismo della ragione, non è così, in quanto la tempesta continua e rischia di trasformarsi in un vero e proprio uragano distruttivo, difficile da fermare. Ma gli italiani sempre più presi dalla paura, nonostante i toni rassicuranti di chi li governa, proprio non riescono a sognare; non riescono a vivere tranquilli e sono fortemente allarmati per il proprio futuro e soprattutto per il futuro dei propri figli. Ma come si fa a non accorgersi di quel che sta succedendo al nostro Paese, sempre più a rischio default? Come si fa a non capire che questa Europa, tutta ostinatamente ferma sulla moneta unica, non ha futuro? Gli Stati sovrani, gelosi della loro autonomia e soprattutto delle proprie posizioni (di privilegio per la Germania capofila che, senza farsi scrupoli, lucra sulle disgrazie altrui, Italia compresa) non riescono, purtroppo, a trasformare l’Europa dell’euro, in unione dei popoli d’Europa in quanto le posizioni sono sempre più distanti ed egoisticamente sono sempre più separati gli uni dagli altri. In questo clima incerto e minaccioso, siamo alla vigilia di un’estate che non è come le altre. Nonostante la voglia di mare e la voglia di vacanze meritate e necessarie per i tanti che le attendono per riposarsi dopo un anno di lavoro e di struggenti pensieri al mare, quest’anno non saranno tanti ad andarci. Il perché è nella naturale conseguenza di una crescente povertà degli italiani a cui non resta neppure il necessario quotidiano per la sopravvivenza. Uno Stato-padrone, con azioni usuraie, da lacrime e sangue, ha rastrellato e rastrella quotidianamente tutto a tutti e soprattutto a quella parte di società italiana già economicamente debole, già economicamente in grave difficoltà e con prospettive sempre più ravvicinate di licenziamenti di massa e/o della lontana ed irraggiungibile chimera di un lavoro, per effetto di una crisi sistemica in cui è stato spinto sia nel pubblico che nel privato questo nostro Paese, ormai ridotto ad una Repubblica delle banane dal futuro sempre più negato, tranne a pochi che disumanamente lucrano sulle disgrazie altrui. Perché tanto accanimento verso un Paese che, anche in momenti difficili, ha saputo essere virtuoso, facendo come si conviene, il proprio dovere? Perché si pensa di uscire in modo così disumanamente tragico dal ventennio berlusconiano che fatto sognare gli italiani, facendoli vivere in uno stato di ebbrezza collettiva, con attese assolutamente superiori alle proprie reali possibilità di vita? In alternativa ai sogni berlusconiani, gli italiani oggi fortemente immusoniti, si trovano a vivere nella paura del proprio domani. Sono atterriti per quel che sarà il loro possibile domani; sono fortemente atterriti per il futuro incerto e minaccioso per i loro figli. E neppure la voglia di mare, una voglia tanto cara agli italiani, rende il clima più disteso e sereno. Nessuno sorride; nessuno sa sognare, nessuno sa credere agli altri e fidarsi degli altri. C’è solo tanta, tanta paura. Paura! Paura! Paura! Gli italiani vivono nel terrore di quel che sarà il proprio domani, un domani incerto proprio per effetto di quella macelleria sociale realizzata dal Governo Monti con tagli lineari e non che colpiscono il sistema Paese, ormai in una condizione diffusa di collasso irreversibile. Si pensa a risanare il Paese tagliando le spese; tutte le spese di una società in grave difficoltà che non ce la fa più a campare. Il risultato conseguente alla politica dei tagli ed al forsennato rastrellamento di soldi necessari a campare presi dalle tasche sempre più vuote degli italiani, è quella di una profonda crisi sistemica, di un disastro umano e sociale, da cui neppure il Padreterno potrà salvarci. In questi scenari non solo di mancate risorse, ma anche di vuoto di speranze, per altro proiettato ed a carico anche del futuro, l’Italia continua il suo inesorabile declino; continua la sua corsa inarrestabile verso l’inevitabile fallimento, con uno spread ballerino e capriccioso, il frutto di una speculazione che ci vuole morti, che vuole affossare la nostra economia, per affossare anche quella di altri e che non ci dà alcuna speranza. Inutile tagliare le spese, aumentando nell’immediato, il dramma dei senzalavoro. Il cervellone del risanamento chiamato dal governo dei tecnici a mettere a punto la spending review, non ci fa assolutamente sorridere, né darà agli italiani quella speranza di futuro necessaria a vivere e senza la quale non si va da nessuna parte. Con il tagliare, tagliare, tagliare e l’ostinata volontà di imporre sacrifici disumani agli italiani che non ce la fanno più a campare (in tante realtà ed in tante famiglie italiane, ormai il mitico piatto a tavola, sta diventando un sogno proibito), non salviamo certamente l’Italia. Un economista come Mario Monti queste cose che, tra l’altro, sono sotto gli occhi di tutti, dovrebbe ben capirle ed evitare assolutamente di farle. Ma il Monti pensiero è solo quello freddo dell’economista; gli manca quel valore aggiunto che come ci dice il sociologo Edgar Morin, deve avere per obiettivo dichiarato la centralità dell’uomo e non altro. Il pensiero dell’economista Monti a senso unico non può assolutamente funzionare; inevitabilmente, così facendo, altro non si può avere che disastri umani e sociali ed ultima ratio, disperazione e morte per tanti. C’è da chiedersi e da chiedere a Monti Presidente del Consiglio italiano. A che serve tagliare, a che serve imporre sacrifici canaglia agli italiani se, né al presente e tanto meno, in prospettive future, ci sono possibilità concrete di salvezza, con un percorso di ripresa che è purtroppo assolutamente negato al presente ed anche al futuro solo economico del nostro Paese? L’unica alternativa utile e funzionale per gli italiani, sempre più necessaria ad invertire la politica montiana del tagliare, tagliare, tagliare, è quella ormai dimenticata del crescere, crescere, crescere. Per il bene dell’Italia, bisogna attivare politiche di crescita che mal si conciliano con le politiche dei tagli senza prospettive certe per il futuro. Sono tagli che fanno male in quanto colpiscono la gente comune che si indigna e non poco, vedendosi costretta a subire provvedimenti ingiusti da macelleria sociale che però risparmiano i privilegi ed i privilegiati di sempre. Così, proprio, non è possibile andare avanti! La società italiana non ce la fa più a campare; sebbene avvitata su se stessa, è fortemente indignata e grida con tutta la forza che le rimane dentro, basta, basta, basta. Ma i più indignati sono i giovani che, non vedendo prospettive di futuro, attendono il cambiamento con politiche assolutamente nuove e capaci di produrre crescita e sviluppo con meno tagli il cui unico risultato è quello di abbassare il livello della vita per tutti, mettendo in discussione il diritto stesso alla vita. Monti, questo lo sa che, mentre le generazioni passano, i valori rimangono. Sono i valori che danno il senso della continuità della vita umana; rappresentano il passato, il presente e sono la forza per il futuro che è oggi fortemente affidato al nulla dell’apparire che se ne va, cancellando tutto, ma proprio tutto, tranne quella comune pazzia del vivere nel nulla e di nulla, mancando tutto della propria vita terrena.