Eboli: “Il sindaco pescatore” alla Casa di Reclusione

Il libro di Dario Vassallo “Il sindaco pescatore” presentato, dall’autore, alla Casa di Reclusione di Eboli. L’evento si è svolto nella sala teatro dell’Istituto di pena ebolitano con il coinvolgimento attivo dei detenuti. Nell’ambito del corso di lettura  i detenuti  si sono approcciati, attraverso una lettura “corale” del libro,  alla figura di Angelo Vassallo, il Sindaco pescatore, appunto, ucciso  per il suo impegno, per il suo modo di fare politica, anzi buona politica. Simbolo di quella legalità troppo spesso proclamata, troppo spesso dibattuta, troppo spesso trasformata in futile argomento di conversazione salottiera e molto, molto poco praticata, anche nel quotidiano da ognuno di noi, spesso distrattamente distolto dal rispetto delle regole. E sulle tematiche della legalità è proseguito il confronto con l’On. Antonio Cuomo e l’On. Gianfranco Valiante, presidente della commissione regionale anticamorra. Il dibattito che si è arricchito di contenuti concreti perchè vissuti, di significati schietti perché sentiti, di argomenti seri perché provati, di concetti profondi perché compresi e condivisi. Né poteva essere diverso: solo chi,  carnefice di un’illegalità che nella sua bieca  natura elitaria lo rende al tempo stesso vittima,  la legalità ha violato può parlarne con sofferenza, con pathos, come A. che nelle vesti di Carlo Pisacane, nello spettacolo del 27 luglio scorso dedicato alla Risorgimento, come sogno di libertà, brandendo tremante il tricolore “ha sentito un nodo al cuore ed alla gola per aver tradito il giuramento a suo tempo fatto”. Segno questo che i miracoli accadono, accade che i detenuti parlino di legalità in modo molto più convincente del migliore, incensurato oratore. Questo però, solo dopo un processo lungo e difficile, un percorso tutto in salita nelle cui aspre curve è facilissimo sbandare soprattutto quando si incontra sé stesso, la conclusione di un libro  scritto solo in parte. D’altra parte non è questa un’ ipotesi remota visto che la strada da percorrere è, in realtà, quella già percorsa, il libro da rileggere,  ultimare, riempire di contenuti nuovi  e positivi è quello della propria vita. Eppure tutto questo accade. Accade all’interno di un Istituto penitenziario come la Casa di Reclusione di Eboli, dove con una miriade di attività, molte delle quali si realizzano grazie all’apporto del volontariato, organizzate in loro favore si insegnano ai detenuti i valori della legalità, attraverso lo stesso strumento: la legalità.  Il messaggio  non può essere più semplice, applicando i dettami della Costituzione, dunque, della massima Legge, riconoscendo ai detenuti la loro umanità, non negandola con trattamenti degradanti, applicando i principi dell’ordinamento penitenziario, dunque la Legge, si fa  e si insegna legalità. Il tutto si riassume e si sintetizza in quello che la Dott.ssa Rita Romano, direttore dell’istituto indica nel “fare semplicemente il proprio dovere”. E’ solo necessario che ognuno di noi non deroghi da questo semplice, ma efficace principio.