I giovani, la politica e l’impegno sociale

Francesca Carrano

I giovani, si, sempre loro, loro malgrado protagonisti sempre. Per loro si prendono le decisioni in politica, di loro tutti si occupano, contro di loro tutti si scagliano, ma loro, i giovani, cosa pensano e che cosa vogliono? Questa rubrica è a loro dedicata. Se ne sentiva davvero la necessità? Forse si, forse no, noi proviamo a raccontarli. Oggi uno sguardo alla politica con Antonio Mola, 24 anni, studente di Gestione delle Amministrazioni Pubbliche, componente dell’Esecutivo provinciale di Giovane Italia e membro del coordinamento provinciale del PdL Salerno. C’è una forte disillusione dei giovani verso la politica, perché invece è importante non abdicare a questo impegno? «È vero che attualmente per i giovani è molto difficile trovare l’entusiasmo per appassionarsi di politica: la responsabilità è di quella politica che non riesce a rinnovarsi, a intercettare le esigenze delle persone comuni, a dialogare, che rimane rinchiusa nei palazzi o negli schermi televisivi. Però, la politica è impegno e bisogna fare attenzione a non confonderla con la classe politica. Non è la politica a essere “sporca”, semmai sono alcuni suoi interpreti a esserne indegni. Anche se tutta la classe politica non è stata all’altezza della situazione, anche tutti i partiti non sono stati all’altezza non è buon motivo per non considerare o per non interessarsi alla politica. Fare politica significa sacrificare qualcosa di sé per servire un’idea per poter migliore la realtà nella quale viviamo. Per un giovane, in particolare, significa essere esempio.» Un giovane che si avvicina al vostro movimento cosa deve aspettarsi? «Giovane Italia è un movimento nato da esperienze diverse ma sensibilità comuni. Rappresenta però, per tutti, l’occasione per assumersi la responsabilità dell’impegno a scuola, nell’università, nel proprio Comune. Insomma, di mettere a disposizione della propria comunità il proprio valore, il proprio talento. E poi ci sono una serie di concetti a me molto cari: l’identità nazionale e la Patria come valore superiore, la socialità del gruppo, la difesa della famiglia nucleare, la tutela del lavoratore nel mondo economico, la tutela della libertà dell’individuo. Sono valori assoluti ma aperti a chiunque scelga di condividerli con noi.» I giovani vanno all’estero perché in Italia non hanno futuro, non sarebbe più opportuno restare in Italia e cambiare qui le cose che non vanno? Voi che proponete. «In realtà, l’emigrazione di cervelli non la ritengo di per sé un male: centinaia di migliaia di giovani italiani che conoscono la formazione e le buone prassi estere sarebbero una straordinaria fonte di arricchimento, se tornassero in Italia. Il problema è che, di solito, non tornano. Visto da Sud la situazione è anche drammatica. Infatti la maggior parte dei ragazzi che vanno via perché non trovano serie opportunità di lavoro e di crescita professionale sono in gran parte meridionali. E sono quasi tutti giovani laureati formati nelle nostre università. Insomma, la parte migliore del Sud: uno spreco inaccettabile di risorse e di capitale umano. C’è quindi, da rafforzare la formazione che si realizza tra la scuola al lavoro, connettere il mondo della piccola e media impresa con la capacità di innovazione. Spesso ci buttiamo giù e dimentichiamo che il nostro Paese è un luogo unico al mondo per bellezza, clima, ricchezza di arte e cultura: riscoprendo la nostra Tradizione e aprendoci al futuro, le città d’Italia potrebbero divenire il luogo ideale nei quali i giovani talenti si sentano stimolati a vivere, operare e imprendere. C’è ancora la possibilità di risalire la china.» Tagli agli investimenti per i giovani vs retribuzioni e pensioni d’oro dei manager, l’Italia si è dimenticata dei giovani? «Desidero ricordare, con un certo orgoglio, che l’ultimo governo di centrodestra è stato quello che ha investito, in periodo di crisi, 37 miliardi di euro in ammortizzatori sociali, includendo nelle tutele, per la prima volta, anche molti lavoratori atipici. L’Italia si è dimenticata dei giovani perché per decenni si è pensato innanzitutto al proprio tornaconto, alla contingenza del momento, scaricando i costi insostenibili di scelte assurde sulle generazioni successive; tutto il peso della flessibilità, della quale non si poteva fare a meno, sui nuovi lavoratori, cioè i giovani dei giorni nostri. La stabilità intesa come inamovibilità che ha caratterizzato le generazioni precedenti dobbiamo dimenticarla. I giovani non hanno mai conosciuto il posto fisso: abbiamo solo sentito dire essere monotono. Ritengo che il vero obiettivo debba essere quello di garantire la possibilità di trovare una nuova occupazione in caso di perdita del lavoro e la certezza di non essere abbandonati.» Davvero i giovani sono disinteressati a ciò che accade loro intorno? «In questi anni di militanza ho conosciuto e conosco decine di giovani che hanno inteso l’impegno politico finalizzato al bene della comunità, mossi da autentica passione, senza necessariamente aspirare a ricoprire incarichi. Per una partecipazione più incisiva è comunque necessario facilitare l’accesso ai luoghi dove si prendono le decisioni. In questo senso anche i partiti devono aprirsi alla partecipazione ed accettare l’idea di non essere il centro di un sistema ma attori di una fitta rete di relazioni. I partiti, insomma, devono creare le condizioni per far convergere gli sforzi, le iniziative e gli interventi per il soddisfacimento di determinate finalità politiche. Per questo sosteniamo la celebrazione delle primarie nel centrodestra, uno strumento che consente a tutti di proporsi per una candidatura che viene realmente dal basso, dalla militanza e dalla partecipazione. Una proposta utile per il rinnovamento e il coinvolgimento dei giovani».

 

6 pensieri su “I giovani, la politica e l’impegno sociale

  1. ma su Berlusconi di nuovo premier che ne pensate, vi sentite rappresentati da lui? Come potete dire di fare bene per i giovani se il ministro Meloni non ha fatto niente?

  2. Dottoressa belle domande e poste in maniere giusta anche le risposte del signor Antonio sono interessante anche se mi aspettavo un cosa in più,cmq bellissimo articolo Francesca brava

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