Il re è nudo?
La vicenda delle intercettazioni telefoniche tra l’ex ministro Mancino e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano continua ad alimentare polemiche, avvelenando oltremodo il clima della politica. Il settimanale Panorama lascia trapelare i contenuti delle conversazioni incriminate, mai pubblicate, nelle quali gli interessati, stando alla ricostruzione del magazine mondadoriano, avrebbero espresso, tra l’altro, dei giudizi “taglienti” sul pm di Palermo Ingroia, su Di Pietro e su l’ex premier Berlusconi. Boom! La notizia, che sta facendo il giro del mondo, ha gia’ scatenato un putiferio di smentite, più o meno nette, denunce di ricatti, stucchevoli attestati di solidarieta’ e supposizioni mirabolanti su alte strategie politiche. Sara’ tutto vero, sara’ falso, sta di fatto che il capo dello Stato non era mai finito al centro di una bagarre cosi infuocata, neppure nei giorni concitati del Lodo Alfano. Ma per quanto la grande stampa si affretti a difendere ipotetiche prerogative costituzionali, rilanciando schemi procedurali inesistenti, va detto e ridetto che le intercettazioni in questione non sono affatto illecite. Se ne puo’ ragionare in termini di inopportunita’ o di irragionevolezza di certe inchieste, a volte sospette di inutili e pretestuosi revisionismi storici, ma nessuna norma giuridica, ne’ costituzionale tantomeno ordinaria, imponeva alla procura palermitana di spegnere il pc che “annotava” i discorsi dell’intercettato Mancino col presidente della Repubblica, la cui posizione, nel caso di specie, era ed e’, giuridicamente parlando, pari a quella di ogni altro cittadino. Allo stesso modo, e’ mistificante continuare a sostenere: 1) che quelle intercettazioni dovessero essere distrutte immediatamente dalla procura; 2) che le stesse siano, a prescindere da ogni genere di valutazione, del tutto irrilevanti. Se, ragionando per assurdo, quei discorsi contenessero una notizia di reato, potrebbe forse la magistratura siciliana far finta di nulla? E in forza di quale principio? Ma ha fatto bene, Napolitano, a sollevare il conflitto di attribuzione davanti alla Consulta, mettendo cosi in discussione l’operato di Ingroia? In molti se lo chiedono. Il presidente era certamente nel diritto di agire in tal senso. Tuttavia, non si puo’ negare che quella scelta, per quanto legittima, rischia di inquinare ancora di più il clima istituzionale, e di generare nella Suprema Corte uno strano imbarazzo, dovendo lo stesso organo dare torto, con la propria decisione, o alla magistratura siciliana o addirittura al presidente della Repubblica. E allora, cosa avrebbe dovuto fare l’uomo del Colle? Avrebbe dovuto lasciar perdere e fare quello che si e’ sempre suggerito di fare a tutti gli altri politici finiti (direttamente o indirettamente) nel mirino di un qualunque altro giudice : attendere sereno l’operato della magistratura, riflettendo, magari, sul tempo sprecato a non indignarsi e a non contrastare abbastanza le pubblicazioni delle intercettazioni degli altri.
hai colto bene il lato puntiglioso e “pisigno” del nostro presidente della repubblica, tuo concittadino, un pò retrò e demodè, che ha deciso di non darla affatto vinta alla magistratura di palermo che, pare per caso, l’ha intercettato “indirettamente”.
la questione sarà risolta dalla corte costituzionale e napolitano è sicuro di avere ragione e perciò vuole mettere una pietra sopra su una norma costituzionale che non chiarisce questo piccolo aspetto.
se da una parte scalfari gli dà ragione, dall’altra zagrebelsky gli avrebbe consigliato di lasciare perdere perchè pensa che sia inopportuno e forse il re non ha mica tanta ragione.
va detto anche quello che hanno detto i protagonisti e cioè, e non sarebbe la prima volta, che panorama pare abbia pubblicato un sacco di balle, solo per dire che le intercettazioni andrebbero abolite e che al petit, piccolo veramente (pare che ultimamente sia cascato e si sia lussato una spalla e che una giovane show girl vanti di portare in grembo un suo piccolo embrione), trombatore arcoreccio non avrebbe avuto la stessa solidarietà.
ovviamente queste cose non hanno nessun legame e che il re napoletano ha sbagliato ad incaponirsi avrebbe potuto forse chiedere la pronuncia della corte e consentire le pubblicazioni? così si sarebbe svelato che lo scoop di panorama è un “fola” liberal, liberista e libertaria.
insomma qua, una precisa parte politica, vuole imporre con il ricatto una riforma della giustizia e nello specifico delle intercettazioni non avendo maggioranza e nemmeno ragioni. la solita burlescata meneghina!
pare che ingroia ora voglia indagare panorama per diffusione reiterata di balle spaziali, ma questo, come tu già sai, non è una novità, anzi, povero me, cho dovrò sentire parlare che la magistratura attacca la libertà di stampa….
la figura retorica meridionale che inquadra la questione è … se la cantano e se la suonano….