Profonda crisi della democrazia

Giuseppe Lembo

L’Italia è in ritardo economico, per una minore e sempre più sofferta crescita rispetto agli altri Paesi europei e non. Con questa sua grave condizione, ormai patologica, c’è anche una forte accentuazione delle disuguaglianze sociali. Abissali sono le distanze sul piano della ricchezza; c’è chi ha tanto e spreca e chi non ha niente e fa grande fatica a sopravvivere. Intanto è sempre meno la solidarietà umana e sociale; l’individualismo egoistico la fa da padrone e domina gli scenari umani e sociali del nostro Paese dal Nord al Sud. Gli interessi pubblici sono sempre più secondari e marginali rispetto agli interessi privati. Non c’è condivisione nella distribuzione della ricchezza che è tutta a solo vantaggio dei pochi sciocchi che, per effetto dei poveri che aumentano, diventano sempre più ricchi. Le differenze umane e sociali sono evidenti soprattutto nei momenti di profonda crisi come quella che attualmente sta vivendo il nostro Paese, le cui caratteristiche non sono tanto e solo economiche, ma soprattutto di natura etica e fortemente culturale, una condizione questa di grave disagio al limite dell’umanità possibile e sempre più vicina al Terzo Mondo. La crisi etica trova la sua ragione d’essere soprattutto nella scarsa presenza dei cittadini che poco responsabilmente decidono di delegare tutto a tutti, con una fuga dalle responsabilità che, oltre ai danni, li rende anche complici e responsabili dello “sfascio Italia”. È un fatto grave ed assolutamente poco democratico pensare di delegare agli altri quella parte d’impegno che è di tutti e che deve vedere ciascuno attivamente protagonista e non comparsa indifferente. Il delegare è un grave atto; delegittima ciascuno e ciascuno dei deleganti ossia tutti gli altri che ne subiscono il danno. Per fare protagonismo sia individuale che d’insieme  ed in democrazia va necessariamente fatto, bisogna partecipare attivamente e non essere come tanti attualmente lo sono, indifferenti comparse del proprio spazio di vita e della democrazia che lo governa. Il nostro è il Paese dei tanti che pensano di stare a posto con la propria coscienza manifestandosi severi con gli altri, ma assolutamente indulgenti con se stessi. Purtroppo il popolo degli italiani che sta a guardare è un popolo sempre più numeroso; è da qui che nascono i mali della nostra democrazia; una democrazia fortemente in crisi; una democrazia assolutamente inceppata; una democrazia ormai prossima al fallimento. L’Italia vive la sua condizione di ammalato grave; soffre e non poco della malattia degenerativa della democrazia che trova la sua ragione d’essere oltre che nella crisi economica, nella illegalità diffusa, in quel grigiore di povertà culturale e sociale che è proprio di un Paese in forte crisi, la cui salvezza è un atto assolutamente impossibile e disperato.   Ma non ci si deve rassegnare; bisogna lottare fino all’ultimo e con una forte disperata spinta da parte di ciascuno, pensare ad una resurrezione possibile, ad un nuovo corso della democrazia in crisi del nostro Paese, cacciando, prima di tutto i tanti farisei dal tempio della politica, un tempio profondamente violato, offeso dall’opportunismo di una malapolitica, responsabile delle attuali condizioni di grave sofferenza per la democrazia del nostro Paese, una democrazia in crisi per i politici che la rappresentano e per colpa di un popolo indegno che la vive con indifferenza, spogliandosi interamente degli “abiti politici” e delle coscienze da veri e responsabili democratici.