Politica, questa sconosciuta!

Rita Occidente Lupo

Ma la politica non la si può improvvisare: occorre saperla fare! E non sono le scuole di formazione, ultima invenzione del nostro tempo, che vorrebbero ammaestrare le nuove leve alla nobile ars, a funzionare! Certamente, gli assertori sempre più tenaci, nella convinzione che sul campo si meritino stellette e punti e che nessuno nasca avvezzo a qualsiasi cosa, sempre più diffusi. Ma quando si gioca con la vita altrui, con la dignità altrui, occorrerebbe possedere una gamma di competenze, che dallo specifico, al sociale, latitano nella nuova fronda di politici di casa nostra. Che poi, quando dopo aver ben armeggiato, a proprio uso e consumo, la vita civica, tremano dinanzi all’eco di manette! Sarà questo il motivo per cui il Paese va allo sfascio: mancano le competenze atte a quella stoffa che un tempo imparruccava la Prima Repubblica. Ostracizzata per troppa clientela, per troppa omertà, sul tappeto delle intese partitiche…perchè esistevano i partiti e gli uomini di partito! Le segreterie, in cui i giovani guardavano agli anziani, aspirando al ruolo di portaborse di competenze! Oggi, le novelle generazioni, scalpitano in nome d’un fai da te, cresciuto troppo in fretta. D’un dinamismo che sa molto di saccenza e per niente di lungimiranza. Ramingo d’ equilibrio e cultura! Sì, anche di cultura, bestia in via d’estinzione, in una casta politica che spesso strafalcia anche interrogazioni o mal dettate veline stampa. In quanto al carattere, tutto d’apprendere: c’è chi “lustra” ed “unge”, senza ritegno questo o quel ras del momento e chi s’appaga nel restare a scortare! Contrariamente a chi s’intrufola, in campagna elettorale, presso questo o quel vassallo di turno e cerca di comprendere se, distribuendo materiale elettorale, potrà poi aspirare ad entrare nel giro d’amicizie che lo porteranno ad occupare questa o quella poltrona. Il tutto, sotto i fari accecanti d’una scuola che ventila valori, che vaticina legalità, che illude a sirene spiegate su concorsoni. Pare proprio che la Circe della verità rifugga perfino dal mettere nero su bianco, certe realtà su cui spesso si opta per stendere un velo nemmeno troppo pietoso. C’è chi urla diritti in piazza, dietro coloratissimi slogan e chi imbraccia la crociata del servilismo. Chi decide di saltare costantemente, per restare a galla e chi preferisce starsene in disparte, sentendosi anacoreta di processi contemporanei, che lo feriscono in quei valori in cui credeva. Allevato a pane ed ideali! In tanti a lamentarsi dell’andazzo odierno, a sentirsi sfiduciati nel guardare al futuro dell’opportunismo. Tentati in un solipsismo di sopravvivenza, nell’incomunicabilità costante. Nella carenza d’autentici rapporti umani, il disagio di essere anormale, nella perenne tensione verso la normalità di un tempo. Quella che in un mondo, anche se di sepolcri imbiancati, coniava “Il vivere e lasciar vivere”, riuscendo ad imbastire il proprio opportunismo, ma spingendo anche le nuove generazioni verso traguardi referenziali. Un’età in cui la scuola fungeva da agenzia educativa sotto tanti aspetti, spesso eludenti l’alcova familiare. Oggi, anche i banchi, arrancano nel tramandare messaggi al passo coi tempi, nel mediare tra le spinte contemporanee ed il kit valoriale della babelica era virtuale: ben poco l’empirico, non cullato dalla stagione della razionalità opportunistica, senza mezzi termini!