Campobasso: Sappe, tensione nel carcere

 Tensione nel carcere di Campobasso, dove l’altro ieri un detenuto lavorante campano ha dato improvvisamente in escandescenza ed ha proditoriamente aggredito un poliziotto penitenziario, che è dovuto ricorrere alle cure del Pronto Soccorso.La situazione è ben oltre il limite della tolleranza. Lo dimostra chiaramente l’inquietante regolarità con cui avvengono episodi di tensione ed eventi critici nelle sovraffollate prigioni italiane, a tutto discapito dell’operatività e della sicurezza dei Baschi Azzurri”, è il commento di Donato CAPECE, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, che proprio nei giorni scorsi è stato in visita nei penitenziari del Molise. “Vogliamo per prima cosa esprimere la nostra solidarietà al collega del carcere di Campobasso che è stato improvvisamente e violentemente colpito ma che hanno comunque contenuto l’aggressività del detenuto e impedito che la situazione potesse ulteriormente degenerare. L’aggressione, improvvisa e proditoria, è l’ennesima ai danni di appartenenti alla Polizia Penitenziaria ed avviene il giorno un altro grave evento critico in carcere, e cioè la morte per suicidio di un detenuto ad Ariano Irpino. La situazione penitenziaria resta e rimane allarmante e le risposte dell’Amministrazione penitenziaria a questa emergenza sono favole, come quella della fantomatica quanto irrazionale e sporadica sorveglianza dinamica, che accorpa ed abolisce posti di servizio dei Baschi Azzurri mantenendo però in capo alla Polizia penitenziaria l’aggravante penale della ‘colpa del custode’ (articolo 387 del Codice penale). Il DAP favoleggia di un regime penitenziario aperto, di sezioni detentive sostanzialmente autogestite da detenuti previa sottoscrizione di un patto di responsabilità favorendo un depotenziamento del ruolo di vigilanza della Polizia Penitenziaria ma di fatto tutto ciò impedirà ai poliziotti di intervenire in tantissime situazioni critiche tra le quali proprio i suicidi.”Il SAPPE, che auspica urgenti interventi dell’Amministrazione Penitenziaria, rinnova l’invito alle Istituzioni di “arrivare a definire, come sosteniamo da tempo, circuiti penitenziari differenziati in relazione alla gravità dei reati commessi, con particolare riferimento al bisogno di destinare, a soggetti di scarsa pericolosità o che necessitano di un percorso carcerario differenziato (come i detenuti con problemi sanitari e psichiatrici), specifici circuiti di custodia attenuata anche potenziando il ricorso alle misure alternative alla detenzione per la punibilità dei fatti che non manifestano pericolosità sociale e l’espulsione dei detenuti stranieri in Italia. Quello che invece non serve è la delegittimazione del ruolo di sicurezza affidato alla Polizia Penitenziaria, come invece previsto dalla recente nota del Capo Dap Tamburino che vorrebbe consegnare le carceri all’autogestione dei detenuti attraverso fantomatici patti di responsabilità”.