Salerno: cardiologia, gestione infarto miocardio ridotta mortalità

Il Ministero della Salute, attraverso l’agenzia AGE.NA.S, effettua da anni un rigoroso studio sui risultati dell’assistenza ospedaliera di 1475 Ospedali pubblici e privati italiani e sugli esiti dei trattamenti sanitari, estratti dal Programma nazionale esiti (PNE). Il  Ministro Balduzzi, specifica che “il PNE non produce alcuna valutazione comparativa…, ma fornisce elementi conoscitivi importanti per supportare i processi decisionali di miglioramento dell’efficacia del SSN”. In particolare, il Ministero della Salute, negli ultimi due anni,  ha reso noti i dati della mortalità per infarto del miocardio, da cui si ricava  quale è il rischio di exitus  a 30 giorni dalla dimissione per questa patologia; ovviamente  ha effettuato  una valutazione  su Ospedali di pari configurazione, cioè  un confronto congruo tra reparti di cardiologia, dotati di emodinamica, e come tali in grado di effettuare in sede la angioplastica (PTCA), cioè la dilatazione della coronaria che è responsabile dell’infarto  ed un separato confronto tra la maggior parte delle UTIC, prive di emodinamica che assicurano questa prestazione, non in sede ma mediante il trasferimento del paziente nella struttura deputata ad effettuare la procedura in urgenza,  utilizzando il collegamento in rete. Si tratta di una strategia, in base alla quale  il trattamento medico viene iniziato nell’ospedale in cui il paziente è trasportato ed in cui riceve le cure salva vita, ed una volta  stabilizzato, è trasportato in ospedale viciniore dove si esegue la angioplastica (PTCA) entro 120 minuti. Successivamente il paziente viene riportato nell’Ospedale di partenza per continuare la terapia. E’ stato accertato che  il rischio di mortalità è molto basso per alcuni Ospedali  (4 – 5 %) e molto alto per altri (al di sopra del 10 % e fino al 20-30 %). La differenza significa perdita di vite umane. Secondo il Ministero, sui 1475 Presidi ospedalieri di tutta l’Italia, una Cardiologia di un Ospedale dell’ASL Salerno, assicura una gestione dei pazienti che riduce il rischio a valori molto bassi, ed è tra le prime più efficienti nella sua categoria su tutto il territorio nazionale.

Per l’anno  2010: 1)  Per la mortalità generale per infarto del miocardio  a 30 giorni, il reparto in questione  dell’ASL  è in Campania e in Italia su 1475 reparti;  2)   Per la mortalità a 30  giorni  limitatamente ai reparti senza   emodinamica la struttura  il in Campania e il   in Italia.

Per l’anno 2011: il medesimo reparto è per la mortalità per infarto a 30 giorni  è il  in  Campania ed il in Italia.  Il  riconoscimento del Ministero della Salute si presta a considerazioni organizzative indiscutibili,  perché dimostrate in maniera rigorosamente scientifica, da un Ente al di sopra di ogni sospetto. Le indicazione della Struttura, per ovvi motivi di opportunità, viene omessa, in attesa che il Ministero metta on line i dati  ora accessibili solo alle strutture sanitarie ed ai giornalisti accreditati mediante  registrazione sul sito della stessa agenzia AGENAS. In coerenza con lo scopo di confronto tra modelli organizzativi diversi e di valutazioni di outcomes, sollecitati dal Ministero, è doveroso rispondere al quesito: Perché questa documentata efficienza? La risposta é nella gestione  operativa in atto da sei anni nel reparto che si basa su tre momenti: a) la selezione accurata della strategia più appropriata e rapida per il paziente all’atto dell’ammissione, prendendo in considerazione due opzioni: b) la rapida effettuazione della coronografia, nei casi in cui è ritenuta indispensabile, mediante l’attivazione della RETE in funzione da 6 anni, che consiste nel trasferimento protetto e coordinato del paziente alla Emodinamica di riferimento. Tale procedura assicura ai malati la effettuazione della coronarografia entro 90 – 120 minuti dall’esordio del dolore, con una sala operatoria esclusiva per la urgenza, in tutto l’arco delle 24 ore e per tutti i giorni dell’anno, compreso la notte ed i festivi;  c) il ricorso alla terapia medica ottimale, quando lo studio invasivo delle coronarie si può rinviare o addirittura escludere. Si attiva in tali casi lo studio dei malati anche con la TAC Coronarica (visualizzazione delle coronarie senza punture e sonde nel cuore) ormai routinaria nell’Ospedale in oggetto, non rischiosa come la coronografia tradizionale o con  la scintigrafia del miocardio in funzione nella struttura da 30 anni. Questo risultato è stato attentamente valutato dal Direttore Generale dott. Antonio Squillante e dal Direttore Sanitario dott.Federico Pagano, che disposte le opportune verifiche ed i confronti operativi con gli altri Ospedali aventi un rischio più alto, hanno redatto un piano di emergenza cardiologica, recentemente inviato alla Regione, in conformità ai percorsi sanitari  descritti.