Anche i poveri hanno un’anima

 Giuseppe Lembo

Don Gennaro Matino è un prete napoletano che si colloca fuori dal coro. Partendo da Napoli, dalla Campania e dal Sud più in generale, subito si è portati a definirlo un prete coraggio, un prete del dissenso contro i padroni della scena di sempre. Ma il coraggio di Don Matino, altro non è che un diritto naturale della persona; un diritto dovuto a ciascuno e che ciascuno deve esercitare parlando; parlando al momento giusto. E così che parla e parla usando delle sagge parole, affidando al web un messaggio che per tanti è sembrato un vero e proprio macigno. Io da laico convinto, ma soprattutto da uomo della Terra alla ricerca di un’umanità nuova, dove l’uomo, l’uomo della Terra, senza se e senza ma, merita il rispetto di tutti, nessuno escluso, proprio in quanto uomo, solidarizzo con Don Matino e con tutti i Don Matino d’Italia, fortemente convinti che anche i poveri hanno un’anima, purtroppo indifferente ai più e soprattutto ai più dei poteri forti. Ma, purtroppo, non è così! Non è così neppure per quel mondo che ormai si caratterizza per il suo agire contro natura, trascurando in modo sbagliato l’etica per l’uomo che non si può assolutamente usare a piacimento e facendone percorsi tortuosi da umanità dimenticate. Don Gennaro Matino, dall’alto della sua umanità di uomo, nelle poche ma significative parole “che amarezza vedere una Chiesa che si fa interprete e si schiera (pur dicendo di non farlo) con chi li rappresenta!”, esprime tutto il suo profondo disagio di uomo e di sacerdote. Il dovere della Chiesa è, dice il prelato, uno ed uno solo ed è quello di stare con coloro che hanno necessità. La miracolosa e per molti coraggiosa apparizione sulla scena napoletana di Don Matino ci porta a riflettere a fondo sulla morale in generale e sullo specifico della morale cristiana che assolutamente, per fini temporali, non può derogare dai principi cristiani dell’universalità umana. Nessuna deroga quindi. La Chiesa con il suo popolo non deve avere comportamenti diversificati e fortemente squilibrati. Le sue anime sono la ricchezza d’insieme, per cui tutte, ma proprio tutte, sono anime di un insieme inscindibile. Ne consegue l’impossibilità assoluta oltre che l’inopportunità, di fare distinzioni di comodo per  fini che diventano di fatto fini innaturali di potere e di privilegi. La Chiesa, dice Don Matino, deve stare con quelli che hanno necessità; è, questa, una giusta rivendicazione. Non può essere che così! Ma forse Don Matino dimentica la dualità della sua Chiesa, da sempre espressa nel binomio che unisce la Terra al cielo, lo spirito alla temporalità di cui non sa assolutamente fare a meno, creando spesso, sempre più spesso, corsie privilegiate in cui, al temporale si dà un posto di prima fila, rispetto ai valori dello spirito, della fede e del credere unico e carismatico. Don Matino e voi Don Matino d’Italia, riprendetevi la parola e dite, in modo sempre più forte, la vostra. La gente per bene che rincorre laicamente, cristianamente o attraverso altre confessioni (così come ci ha, tra l’altro, insegnato il Cardinale Carlo Maria Martini, un vero apostolo di fede e soprattutto di umanità profonda) è con tutti voi; è dalla vostra parte e vi vuole liberi di essere ciascuno se stesso parlando ed esprimendo il proprio pensiero; tanto non è assolutamente un atto di coraggio, ma solo un diritto della persona umana che ancora il potere del mondo, così come esercitato nelle sue diverse sfere inevitabilmente opprimenti, cerca di soffocare sul nascere. Questo giogo disumano del silenzio dai più forti ai più deboli, non sarà come in tanti sperano e pretendono, un giogo eterno; prima o poi cadrà per il bene della libertà dell’uomo anche questa forma di violenta sottomissione; la verità prevarrà sulle falsità umane, comportando profondi cambiamenti nel corso – percorso del bene-male. Caro Don Matino oltre alla mia stima incondizionata, nell’aria pulita del nostro Paese, c’è tanta spontanea simpatia per la gente umanamente nuova; per la gente come te che si appella alla sua Chiesa e chiede al potentato che la governa di scegliere con saggezza e stare, come si conviene dalla parte giusta, evitando così il perpetuarsi di errori che hanno portato a scelte sbagliate e ad ingerenze di potere molto spesso inopportune e non dovute. L’Italia è un Paese libero; è libero anche lo Stato sovrano, così come stabilito dai Patti Lateranensi e successivi aggiustamenti. Come il Papa è una figura simbolo della Chiesa di Roma liberamente messo sul soglio di Pietro dal conclave Vaticano, così i governanti d’Italia liberamente devono essere scelti dal loro popolo sovrano. Tanto è importante che avvenga, per evitare equivoci e confusione. Se Bagnasco, Ruini, Sepe ed altri prelati illustri evitano di fare incursioni nella politica italiana e di influenzare le libere scelte dei cittadini (si tratta, tra l’altro, di incursioni improduttive, perché producono fastidio ma non consenso), si raggiunge una condivisione ottimale per un libero voto delle coscienze italiane, assolutamente necessario per il futuro del Paese e per equilibri di governance che devono venire dal popolo e solo dal popolo sovrano. Siamo in una campagna elettorale difficile e senza certezze; siamo in un Paese in grande sofferenza; siamo in un’aggregazione senza precedenti dei poteri forti sui deboli, già disumanamente carichi di sofferenze. Non servono le immeritate benedizioni, affinché i forti diventino sempre più forti. Non è questo un obiettivo umanamente possibile e non è certamente l’obiettivo cristiano di una Chiesa che non può più oltre permettere che il vuoto populismo dei ricchi perpreti inganni crescenti e nuovi tradimenti nei confronti dei deboli, dei poveri destinati dai potenti a diventare sempre più poveri. Caro Don Matino, ha proprio tanta ragione dovuta alle fondate preoccupazioni di vedere schierata la Chiesa con i poteri forti; è una scelta di campo assolutamente innaturale. Per questo è importante che i preti della buona Chiesa d’Italia facciano francescanamente rete, sconfessando chi, anche se potente, deve essere, necessariamente sconfessato e diffondere alternativamente e con il dovuto rigore ed impegno, un chiaro messaggio di pace e di amore alla Chiesa, affinché, come da morale cristiana, tuteli i deboli; soli i deboli e non altri. Le sirene del populismo e della demagogia è bene tenerle a distanza; nel reciproco rispetto Chiesa Stato, diamo all’Italia la necessaria libertà di voto per evitare ulteriori danni alle coscienze della gente che soffre e la terribile strada del declino e del disastro totale per tante deboli famiglie italiane che, ancora fiduciose, non vogliono perdere almeno la speranza.