Microsoft e il progresso: Internet come risorsa per predire il futuro

Amedeo Tesauro

La notizia ha del sensazionale, se non altro per i titoloni che nelle pagine settoriali sono stati usati per rendere nota la ricerca attiva in casa Microsoft. Il colosso fondato da Bill Gates sta infatti lavorando a un software in grado di predire il futuro, un programma in grado di formulare previsioni attendibili (fino al 90% di esattezza) su eventi ancora da verificarsi. Apparentemente una boutade, roba vista in tanti film di fantascienza, concretamente un progetto basato su considerazioni ben più reali, racchiuse tutte in un aforisma di Mark Twain: la storia non si ripete mai, ma fa rima con sé stessa. Animati da tale presupposto, gli uomini Microsoft puntano a prevedere eventi prossimi attraverso lo studio di eventi passati, un principio chiaro che trae linfa dalla Rete. L’idea è quella di raccogliere e analizzare i dati contenuti nel web per poter arrivare a previsioni il più possibili esatte, utilizzando algoritmi complessi per valutare quali fatti storicamente costituiscono preludio a successivi accadimenti, così da poter individuare nella notizia magari innocua il segnale di qualcosa da venire. In occasione della presentazione romana del progetto Eric Horvitz e Kira Radinsky, l’uno uomo dell’azienda e l’altra ricercatrice israeliana impegnata nel lavoro, hanno dichiarato che gli eventi con cui il software lavora meglio sono disastri, catastrofi naturali e stragi, eventi di massa solitamente preceduti da indizi difficili però da cogliere. Difatti ciò che il programma si propone di fare, ovvero individuare delle relazioni causa/effetto tra eventi al fine di stabilire delle costanti, è ciò che gli studiosi di ogni campo già fanno ma solitamente a posteriori piuttosto che a priori, data la naturale difficoltà di individuare simili relazioni. La pressoché infinita capacità di calcolo degli elaboratori moderni dovrebbe dunque colmare  le lacune umane valutando un quantitativo di dati enormi così da poter svolgere analisi in funzione preventiva piuttosto che a fatto avvenuto. A tal proposito sono stati acquisiti dati da Wikipedia e simili, ma soprattutto quanto contenuto negli archivi del più prestigioso quotidiano del mondo, il New York Times, dal quale sono state estratte le notizie di ben ventidue anni (dal 1986 al 2008). Si tenta quindi un prodigioso passo in avanti in una società che vive di informazioni e ora vede in quelle informazioni la chiave di un miglioramento globale. A voler essere pignoli, già attualmente l’analisi forsennata dei dati è il cuore di interi settori, marketing e pubblicità in primis, stavolta però l’asticella viene posta più in alto nell’impresa non di valutare gusti e preferenze negli acquisti ma addirittura, come in modo epico si è detto, prevedere il futuro. Lo scetticismo è d’obbligo, sia per precauzione sia perché le esagerazioni spesso lasciano il tempo che trovano rivelandosi lontane dagli esiti effettivi; si rammenti come ancora negli anni novanta molte teorie della comunicazione ipotizzavano un apocalittico scenario di una realtà fisica sostituita da una realtà virtuale, laddove invece i due mondi si sono affiancati stimolandosi l’un altro (un Twitter favorisce i rapporti reali tanto quanto ne genera di virtuali). La ricerca in corso persegue l’obbiettivo di finalizzare quell’enorme risorsa che è Internet al fine di realizzare un progresso per la civiltà. Come spesso accade però, l’intento nobile lascia spazio allo sfruttamento economico, ed ecco che già in tanti hanno messo gli occhi sulle “previsioni” e le loro potenzialità, e del resto se i test dovessero rivelarsi efficaci lo step successivo sarà perfezionare ulteriormente il sistema. Chissà allora che i vecchi film di fantascienza non ci appaiono un po’ più vicini.