Salerno: Cisl, Antonacchio “Sul decreto 6 bisogna dare battaglia!”
“ E’ una battaglia continua per dare dignità ad un settore e alle migliaia di persone che tra operatori ed utenti vivono le difficoltà del settore – afferma Pietro Antonacchio Segretario Generale della CISL FP di Salerno – Il fatto positivo, sancito senza ombra di smentita, è che la regione Campania, così come riportato al punto 8 della sentenza anche se sotto la scure degli obblighi derivanti da rientro dal debito pregresso, non può in nessun caso determinare rette per prestazioni sottocosto, atteso che le prestazioni sanitarie e quelle socio assistenziali devono garantire qualità prestazionali efficienti ed efficaci. Ne deriva che si potrebbe operare con un forte ridimensionamento dei posti letto da garantire al regime socio assistenziale con una forte contrazione delle capacità operative delle residenze sanitarie assistite, ma tale eventualità contraddice il fatto che nel piano sanitario regionale elaborato vi è l’obbligo di aumentare i posti letto in RSA e diminuire quelli per acuti, al fine di favorire una deospedalizzazione dei pazienti e potenziare le cure territoriali domiciliari e residenziali assistite. Il paradosso di tutta la questione è che la Regione Campania, pur nella constatazione che il fabbisogno regionale è caratterizzato da una aumentata domanda di prestazioni residenziali sanitarie e sociali, attraverso una politica caratterizzata da miopia e da immobilismo, costringe alla chiusura le aziende che per prime si sono riorganizzate e riqualificate per erogare tali prestazioni, la cui offerta sul territorio garantirebbe la possibilità di salvaguardare totalmente il fabbisogno a tutela del diritto alla salute di anziani e diversamente abili. Bisogna evidenziare che la battaglia parte da Salerno e deve obbligatoriamente coinvolgere tutte le persone di buon senso e non può trascurare la necessità di riaprire la questione della determinazione dei tetti di struttura che sono stati artificiosamente calcolati con un meccanismo ampiamente ritenuto arbitrario dal Consiglio di stato ed annullato con la sentenza dell’11 febbraio u.s.. In tale atto il Consiglio di Stato ha proprio stigmatizzato errori nella determinazione delle tariffe a partire dai costi del personale con applicazione errata degli istituti contrattuali, omettendo di aggiungere agli stipendi tabellari gli altri elementi che contribuiscono a determinare la retribuzione fondamentale su cui applicare le maggiorazioni derivanti dagli oneri previdenziali. Ha inoltre inspiegabilmente utilizzato i valori economici riferiti ad anni precedenti nel mentre avrebbe dovuto correttamente fare riferimento a quelli del biennio economico successivo. Ha determinato forfetariamente alcune componenti di costo diverse da quelle del personale causando che la determinazione dei costi presi a base delle tariffe è stata effettuata con una notevole approssimazione e senza il dovuto confronto con le organizzazioni sindacali, concludendo che il provvedimento commissariale, il decreto 6/2010 in questione deve o meglio dovrebbe essere annullato. Uso il condizionale poiché al peggio non vi è mai fine e non è peregrino pensare che se Caldoro continua a circondarsi e farsi consigliare, pur se obbligato, da persone che lo fanno sbagliare sapendo che lo inducono all’errore poiché nelle loro regioni non si sarebbero permessi di fare artifici contabili, tanto pacchiani quanto evidenti, allora potrebbe nel concreto verificarsi che il Commissario ad acta possa essere convinto a impugnare il provvedimento presso la Cassazione, continuando inesorabilmente a mostrare indifferenza sociale con specifico riferimento ai meno abbienti e ai più bisognevoli, la qualcosa troverà un ostacolo insormontabile in tutte quelle persone per bene che avranno il coraggio di indignarsi fino allo stremo delle proprie ragionevoli forze” (Pietro Antonacchio)