I tradimenti italiani
Giuseppe Lembo
Il redditometro, oggi rinnegato e vituperato da tutti, è l’ultima delle porcate italiane contro la tranquillità del nostro Paese. Le tasse ed i controlli per applicarle sono, nell’Italia di oggi ed ancor più nell’Italia che verrà, sempre più senza padri; sono prive di genitori. Chi le ha volute, chi le ha prodotte, poi non le riconosce e ne rinnega l’appartenenza. Un’anomalia tutta italiana, basata essenzialmente sul crescente populismo vigliacco che non permette a chi ci governa di assumersi le piene responsabilità delle cose che fa; delle cose che decide e che a posteriori considera cose fatte male tanto, da vergognarsene; da cancellare o da imporle, rinnegandone poi la paternità. I tradimenti italiani, così facendo, proprio non finiscono mai. Sono tradimenti veramente infami; sono i tradimenti di una politica padrona che, armata Potëmkin, ha invaso in tutte le sue parti, il nostro malcapitato Paese, non permettendogli minimamente di agire e di reagire nella direzione giusta, ossia nella direzione di quello che una volta era considerato il bene comune; un bene prevalente e sovrano, oggi espropriato in tutto e per tutto e sostituito dall’attenzione unica dei privilegi tutti per sé, dai tanti padri-padroni d’Italia. Mentre Berlusconi considera il redditometro inopportuno ed assolutamente inutile, Monti ne fa cadere la responsabilità sul suo predecessore, considerandolo così una bomba ad orologeria avente la sola paternità in Berlusconi. Ma se Berlusconi e Monti, i due ultimi Presidenti del Consiglio, si tirano fuori anche da quest’ultima porcata all’italiana, allora c’è da chiedersi chi l’ha inventato? Chi l’ha voluto? Non Monti, né Berlusconi, ma forse unicamente gli italiani tartassati che, quando non pagano le tasse e/o sono indifferenti ad Equitalia o all’Ufficio delle Entrate, si sentono assolutamente maltrattati in quanto dimenticati dal “fisco amico”. A parte l’amara battuta di spirito, sempre più necessaria per garantirsi almeno la tranquillità della sopravvivenza in un Paese difficile da vivere, bisogna purtroppo riconoscere che tante, ma veramente tante, sono le anomalie italiane. La prima e più grave anomalia italiana è da vedere nella politica ed in chi la rappresenta. In questa confusa vigilia elettorale, c’è un’assordante e devastante verginità dei candidati di fronte alle imposte. Nessuno di loro se ne assume la paternità; tutti pensano e promettono di cancellarle. Dall’IMU al redditometro (accertamento sintetico di tipo induttivo), dall’IRPEF all’IRAP ed all’IVA, sono tasse, a sentirli parlare, inutili, ingiuste e tutte da cancellare. La bengodi Italia potrà stare tranquilla; come dicono e promettono i suoi tanti pifferai magici, nel futuro, delle tasse e dei tartassati, rimarrà solo un lontano ricordo. Saranno miracolosamente cancellate o ridotte ad un punto tale che gli italiani faranno fatica a ricordarsene. Si pensa anche miracolosamente di ridurre le entrate anche senza tagliare le spese, quelle spese che solo poco tempo fa, nei tempi di spending review, gli stessi incartapecoriti protagonisti, pifferai magici di oggi, consideravano assolutamente necessario tagliare. Ma dove sta il miracolo italiano? Forse nel sostituire le tasse con altre tasse? Siamo di fronte ad un mescolare delle carte, per cambiare tutto ed il contrario di tutto, ossia niente, ma proprio niente. In questa vigilia elettorale abbiamo, così facendo, una grande ammucchiata di imbroglioni; il loro non è un impegno finalizzato al bene comune, ma solo un grave inganno, ancora una volta, a tutto danno degli italiani onesti, di quegli italiani a cui, per farli fessi vanno bene anche gli imbroglioni. Dopo gli imbrogli poi si vedrà; magari ne verranno altri. La politica e chi la rappresenta (vecchi e nuovi) ancora una volta, non assume impegni, ma fa solo promesse; promesse all’italiana che poi lastricheranno le vie del nostro Paese di inganni e solo di inganni, tra l’altro, espressioni forti di false scelte che sono sempre più, prive della necessaria rappresentanza politica.
Condivido l’articolo; mi permetto di aggiungere- Prima casa:
– Infame chi… IMU
Io farei una battaglia contro il canone della RAI, che è più iniquo dell’IMU.
“Non solum sed etiam” (spero di ricordare ancora qualcosa di latino). Tutte le imposte e le tassazioni fisse (a mio parere) violano gli articoli della Costituzione che impongono la partecipazione alle spese comuni secondo le proprie possibilità. Infatti una cosa è stato, per un pensionato a 600 euro al mese, pagare i 113,5 euro ed un’altra cosa per la ex di Berl. che ne piglia 100000 al giorno. Su quella somma, poi, ci abbiamo già pagato anche l’IRPEF sul 730 .
Noi siamo legati alla Rai con i nostri ricordi, ma è tempo che impari a camminare con le proprie gambe e butti via il girello costituito appunto dal canone.