E’ nelle librerie “ Pregare angeli e arcangeli” di Auralia edizioni
Don Marcello Stanzione e Marco Gionta hanno da poco edito il libro per i tipi delle edizioni Auralia di Roma intitolato “ Pregare gli angeli e gli arcangeli” al prezzo di euro 16,00. Il culto che in quanto noi cristiani cattolici rivolgiamo ai santi angeli di Dio è quello della “dulia”, ovvero un culto fatto di rispetto e di onore, senza adorazione che è quello di “ latria” che si rivolge unicamente alla santissima Trinità, invece il culto agli spiriti celesti è simile in tutto e per tutto al culto dovuto alla Madonna e ai santi canonizzati in gloria. Leggiamo nell’ultimo capitolo della Gerarchia celeste dello Pseudo – Dionigi l’Areopagita: “I pagani adoravano i demoni o geni malvagi, guardavano a loro come divinità. Questo errore aveva lasciato tracce profonde nello spirito di numerosi neofiti da poco convertiti al Vangelo, che mantennero a lungo alcune delle idee di cui si erano imbevuti durante l’infanzia e in seguito si diedero a pratiche superstiziose verso gli spiriti celesti. Furono condannati da san Paolo, e dal Concilio di Laodicea (364 d.C.). “L’angelo dell’Apocalisse, davanti al quale san Giovanni voleva prosternarsi, glielo proibisce in questi termini: “Non farlo; io sono , come te, un servitore di Dio e dei tuoi fratelli”. Noi possiamo, noi dobbiamo venerare e invocare gli spiriti beati, in primo luogo per ragioni di convenienza; poi perché le Sacre Scritture ce lo raccomandano e ci danno l’esempio; infine perché questa è la pratica plurisecolare della Chiesa della Chiesa confermata dalla testimonianza di numerosi santi e pontefici: Ragioni di convenienza, in primo luogo: “Se , diceva il grande scrittore di spiritualità del diciannovesimo secolo Boudon, durante il cammino incontriamo cento volte un gran signore o un amico, non mancheremo ogni volta di presentar loro i nostri ossequi; e non dovremmo avere il medesimo riguardo per i principi del Cielo, i nostri amici più veri?”. “Quando due persone sono nemiche” diceva il vescovo Bossuet “i loro santi angeli sono amici e concorrono a riavvicinarle”. “Gli angeli custodi dei vostri amici” scrive a sua volta l’arcidiacono di Evreux mons. Boudon “vi favoriscono negli incontri e vi aiutano ben più di quanto voi pensiate, e talvolta vi prestano soccorsi che non ricevete dai vostri stessi angeli custodi”. Peraltro, ricordiamoci cosa sono i santi angeli rispetto all’Altissimo, ciò che sono in sé e il ruolo che è loro assegnato nel mondo, e capiremo come siamo degni della massima venerazione.
Tale venerazione è stata definita con chiarezza da Dio stesso, quando ha detto al popolo d’ Israele che avrebbe mandato loro il suo angelo, ammonendoli a rispettarlo e a dargli tutta la dovuta considerazione. Conformandosi al desiderio dell’Altissimo, i santi patriarchi dell’Antico Testamento veneravano e invocavano gli angeli:
Giacobbe chiede la benedizione dell’angelo contro cui si è battuto;
Balaam si prosterna di fronte a quello che gli è apparso;
Giacobbe saluta rispettosamente colui che si definisce “il principe degli eserciti del Signor e gli obbedisce…
Del resto,questa è la pratica della Chiesa: il capitolo XVII della Gerarchia celeste ci offre uno scorcio di quello che fu il culto degli angeli attraverso i secoli cristiani. Non riportiamo letteralmente tale brano, ma ne traiamo i seguenti dati:
Gesù e i suoi discepoli, ripetendo i cantici ispirati dallo Spirito Santo al Re Profeta, ci
insegnano a rispettare e a onorare le virtù celesti che così spesso, e con tanto entusiasmo, sono citate in questi cantici.
– La Chiesa invoca le stesse virtù ogni volta che nei santuari si intonano i salmi o i cantici con cui si chiede agli spiriti di Dio di lodarLo o di benedirci.
I prefazi, uno dei quali risale a san Camillo, vescovo di Gerusalemme e successore dell’apostolo san Giacomo , declamano con gioioso trasporto lo splendore della gerarchia angelica.
Gli angeli vengono nominati spesso nella Santa Messa, nelle parti in cui la Chiesa professa i dogmi più trascendenti.
Nel II secolo, a Chone, in Frigia, fu eretto un santuario in onore di san Michele Arcangelo, a seguito di un evento miracoloso che portò un uomo di Laodicea a convertirsi insieme alla figlia.
Sotto Costantino, seconda apparizione di san Michele, cui viene eretta una seconda chiesa sotto il suo patronato. A Costantinopoli non esistevano meno di 12 chiese consacrate al culto dell’arcangelo.
Nel 590, Roma devastata dalla peste deve la salvezza all’intervento di un angelo. San Grego rio Magno lo vede rifoderare la spada. Era sulla mole Adriana, chiamata da allora in poi “Castel Sant’Angelo”. Solamente in quella zona intorno al Vaticano nel medioevo non vi erano meno di quattro chiese consacrate al Principe degli angeli
Nel 610, costruzione di una bella chiesa nel suddetto forte.
Nel 700, sant’Uberto vescovo di Avranches dedica una chiesa al capo degli angeli, sulla sommità di una roccia chiamata La Tomba.
Intorno all’849, Leone IV fa erigere in Vaticano un santuario in onore di san Michele, per celebrare un’importante vittoria contro i saraceni.
Nel IV secolo, san Catello e sant’Antonino, in estasi per l’apparizione dell’arcangelo che ha trionfato su Satana, costruiscono una chiesa in suo onore a Castellammare.
Nel V secolo, Giustiniano fa consacrare sei splendide chiese in cui si invocano pubblicamente, tra un gran numero di fedeli, tutti gli spiriti angelici insieme a Michele il loro capo.
Nel 1002, vediamo Ottone III andare a piedi nudi al monte Galgano per onorare i santi angeli, in segno di espiazione per un atroce omicidio.
Intorno al 1011, secondo le cronache sassoni, la festa di san Michele è considerata una delle più solenni
Verso il 1014 , Ethelred, re d’Inghilterra, promulga leggi religiose che prescrivono un digiuno di tre giorni in preparazione della festa dell’arcangelo san Michele alla fine di settembre.
Nel 1532 , papa Paolo V stabilisce la festa dei santi angeli custodi.
Nel 1670, Clemente X stabilisce per la stessa celebrazione la data del 2 ottobre.
Nel XVII secolo, esistevano ancora a Parigi due confraternite il cui fine era votare un culto speciale ai nostri tutori.
Nel 1859, un gruppo di devoti costituisce un’associazione angelica al fine di riparare gli oltraggi fatti a Gesù nel Sacramento augusto dell’altare.
Leone XIII ci fornisce l’esempio della devozione e della fiducia, dando ordine che in ogni chiesa si reciti, al termine della messa, un’invocazione a san Michele Arcangelo.
Giovanni Paolo II si reca in pellegrinaggio in tutti i più importanti santuari Michaelici.
[…] Abbiamo accennato ai doveri cui siamo tenuti nei confronti dei nostri angeli custodi. Tali doveri sono così riassunti da san bernardo: “Dio vi ha affidati a uno dei suoi angeli; quanto rispetto questa parola devi ispirarvi, quanta devozione suscitarvi, quanta fiducia infondervi! Rispetto per la sua presenza, amore e riconoscenza per le sue opere buone, fiducia nella sua protezione”. Questi sentimenti, e altri, saranno oggetto del culto interiore che si deve ai santi angeli. Non dobbiamo infatti riservare la nostra stima e la nostra buona disposizione d’animo solo all’angelo che ci protegge, ma allargarla anche a tutti gli altri… “Coltiviamo”, diceva l’ arcidiacono di Evreux “coltiviamo l’amicizia degli angeli custodi dei nostri genitori, dei nostri amici, dei nostri superiori e anche di coloro che incontriamo per vie fortuite”. Andiamo ancor più su; portiamo a ciascuno degli angeli delle tre gerarchie il fiore del nostro rispetto, della nostra devozione e della nostra fiducia… “Costituite con gli angeli intime amicizie” diceva saggiamente a san Leone papa. Inoltre, che “i senti,mento di rispetto, affetto e fiducia, che informano il culto che dobbiamo nel nostro cuore agli spiriti celesti, si traducano all’esterno in pratiche di devozione, vale a dire in religiosità aperta, pubblica e privata. Questo culto altrettanto legittimo dei sentimenti che gli danno vita” (abate Laval). Non possiamo entrare nei dettagli a proposito di questa religiosità aperta, ma ci basti qui ricordarne talune caratteristiche.
A) Come si è già detto in precedenza, la Chiesa nelle sue preghiere pubbliche invoca da molto tempo l’intero regno celeste, e alcuni angeli in particolare.
B) Essa ha scelto il 2 ottobre per la festa dei santi angeli custodi, e composto in loro onore inni, litanie e orazioni liturgiche.
C) A san Michele sono dedicate tre festività, l’8 maggio e il 29 settembre ed il 16 ottobre.
D) Il giorno di san Gabriele è stato per secoli il 24 marzo oggi è il 29 settembre.
E) San Raffaele si è celebrato per decenni il 24 ottobre, oggi è il 29 settembre.
F) Al di fuori di queste solennità, la liturgia romana prevede una messa votiva per gli angeli. Può esser detta da preferenza il martedì che è loro dedicato, tutte le volte che l’ufficio del giorno non vieti le messe ad libitum.
G) In diverse epoche si sono costituite varie confraternita al fine di votare un culto particolare ai nostri celesti tutori.
H) Nel pricipio del ventesimo secolo esisteva in Francia “un’associazione di fedeli, devoti al Sacro Cuore di Gesù e ai santi angeli” che oggi è scomparsa. Ecco in cosa consisteva l’attività di questa associazione angelica: dette persone si accordavano per offrire ogni giorno, ciascuna a suo turno, una preghiera di riparazione al Sacro Cuore di Gesù e di Maria. In questa preghiera chiedono a Dio la conversione dei peccatori più colpevoli e influenti del mondo. La preghiera del sabato è offerta per gli angeli, quella della domenica per gli arcangeli e così via. La devota che stabiliva i giorni in cui i membri della confraternita dovevano pregare si riservva il venerdì e offriva la propria preghiera per i tre cori della prima gerarchia” (Gerarchia celeste). Oggi esiste l’Opus Angelorum e la Milizia di san Michele Arcangelo che sono le associazioni cattoliche più attive di devozione agli angeli.
I) Notiamo anche en passant la preghiera, la devozione agli angeli dei sette sacramenti.
J) E le novene in onore dei nove cori degli angeli, insieme alla corona angelica o rosario di san Michele
K) Infine le pratiche di devozione che si compiono nei riguardi del proprio angelo custode, e l’esercizio della presenza da parte di quest’angelo. “Due condizioni sono da soddisfare per godere di questa presenza spirituale: esercitarsi in essa ( ravvivare la propria fede, rispettare la presenza dell’angelo, chiederne l’ausilio, domandarne la benedizione eccetera) e mantenere la purezza di cuore”.
Carmine Alvino