I cambiamenti epocali
Giuseppe Lembo
Il dinamismo umano dell’uomo sulla Terra che lo ospita è un dinamismo che non si è fermato mai. Partendo lentamente ed a piccoli passi, l’uomo ha costruito un’evoluzione, oggi al massimo dei risultati. Tutto intorno all’uomo è profondamente cambiato. Dalle grotte luoghi primitivi di sopravvivenza umana ai grattacieli delle grandi megalopoli è una significativa testimonianza di un mondo che si è andato trasformando, perché così ha voluto l’uomo; perché l’intelligenza umana è dinamicamente impegnata a conoscere ed a relazionare concretamente nuovi modi e nuove condizioni di vita. I risultati dei cambiamenti sono assolutamente sorprendenti. Quello che era considerato come risultato del genio umano, oggi nell’evoluzione delle cose, non è più tale, perché fortemente superato. E così, senza fermarsi mai, la trasformazione continua; riguarda l’uomo, ma non solo l’uomo; anche l’ambiente, la natura, il paesaggio subiscono profonde modificazioni; si tratta di modificazioni che riguardano i comportamenti umani sia materiali che immateriali; riguardano i mondi vitali, gli stili di vita, la qualità della vita, il rapporto dello stare insieme, la capacità di dialogare e di confrontarsi con l’altro; riguardano soprattutto l’etica, il rispetto dell’altro, l’impegno a costruire per il bene di tutti la società-mondo in una Terra-Stato. I cambiamenti epocali sono, per molti aspetti, sconvolgenti. Sono sconvolgenti, prima di tutto, per la velocità della comunicazione verso l’altro; un altro che sta diventando sempre più, altro come parte di un mondo universalmente inteso. I limiti del trasmettere e del comunicare oggi sono superati ad un punto tale da far pensare sempre più di vivere in una casa mondo, con possibilità di dialogo con gran parte, se non con tutti, gli uomini della Terra. Una grande conquista; un grande miracolo; è la finestra sul mondo di nome internet, dalla quale si possono affacciare tutti del mondo e che tutti possono utilmente attivare per parlare con il mondo, per comunicare agli altri del mondo, sempre più casa del mondo. Nella grande dimensione dei grandi concentramenti umani ci sono oggi nel mondo le megalopoli, aggregazioni urbane per milioni di uomini, verso cui sono in tanti a correre per trovarsi le risorse necessarie alla propria sopravvivenza. Le grandi megalopoli, ci fanno assolutamente dimenticare il lontano passato dell’uomo che viveva in solitudine nelle caverne; sono radici lontane, ormai dimenticate e/o del tutto indifferenti ai più.
Oggi l’insieme umano cerca, per vivere e/o semplicemente sopravvivere, le opportunità che possono venire dalle città a grandezza illimitata, dove ci si annulla e si rincorre il difficile cammino della propria sopravvivenza.
È interessante guardare da vicino le megalopoli, le grandi città del mondo in cui milioni e milioni di uomini vivono insieme per una storia tutta da costruire giorno per giorno, tutta da inventare e da raccontare come percorso di una nuova vita umana di insieme che diventa storia.
Le megalopoli del mondo con caratteristiche di sovraffollamento (overpopulation) sono:
– Beijing (20^ largest metropolitan city in the world Beijing)- Cina abitanti 12 milioni;
– Rio de Janeiro abitanti 13.100.000;
– Buenos Aires – Argentina abitanti 13.400.000;
– Moscow – Russia abitanti 13.750.000 ;
– Karachi – Pakistan abitanti 14.125.000;
– Manila – Philippines abitanti 14.850.000;
– Cairo – Egypt abitanti 15.450.000 ;
– Calcutta – India abitanti 15.550.000 ;
– Osaka -Japan abitanti 16.800.000 ;
– Jakarta – Indonesia abitanti 17.150.000 ;
– Shanghai – China abitanti 17.900.000;
– Los Angeles – America abitanti 18.100.000;
– Delhi – India abitanti 19.500.000;
– Bombay – India abitanti 19.700.000;
– Sao Paulo – Brazil abitanti 20.200.000;
– New York City – America abitanti 22.000.000
– Mexico City – Messico abitanti 22.650.000;
– Seoul – Corea del Sud abitanti 25.000.000;
– Tokyo – Japan abitanti 34.000.000
I dati sull’andamento dell’affollamento umano nelle più grandi città del mondo (meglio definire megalopoli) sono di un’eloquenza tale da non richiedere ulteriori commenti, con ulteriori analisi e/o approfondimenti.
In alcune parti del mondo dal Brasile al Venezuela, dall’America del Nord all’Argentina ed ancor più in realtà asiatiche, nonché indiane, le popolazioni del mondo presentano un alto indice di affollamento umano. È così alto da suscitare la più che ragionevole preoccupazione di realtà umane con un sovraffollamento che rischia di renderle assolutamente invivibili e così come previsto da Mumford, saranno un giorno distrutte dall’uomo che le ha costruite.
Ma, a parte quello che sarà il loro destino finale (riuscite ad immaginare la dimensione umana di Tokyo – Giappone con i suoi 34 milioni di abitanti?), c’è da chiedersi com’è possibile quotidianamente vivere e convivere in contesti urbani così sovraffollati.
Chi è l’uomo singolo in simili contesti? Come quotidianamente agisce e reagisce? Come Vive? Che indice di qualità ha la sua vita individuale o di insieme?
È certamente difficile il traffico; altrettanto difficili sono gli spostamenti, la viabilità, l’aria che si respira, la casa dove si abita.
Così come concepite, nella loro innaturale ed illimitata dimensione umana, sembrano più un alveare che spazi destinati alla vita familiare e quindi alla sopravvivenza umana.
La loro dimensione le porta ad essere inevitabilmente disumane; inevitabilmente invivibili.
I comportamenti umani per conoscerli non è possibile raccontarli affidandosi a false impressioni esterne; i comportamenti umani vanno studiati da vicino e giorno per giorno osservati in quella vita di relazione che determina gli equilibri – squilibri possibili dell’insieme umano, un insieme che ha le sue regole nella storia dell’uomo, una storia fortemente mutevole che è passata dalle caverne all’insieme tribale, per essere oggi insieme umano fatto di megalopoli dove vivono milioni e milioni di persone.
Un’evoluzione che, a dir poco, è da definire fortemente traumatica e che, nonostante le differenze di comportamento umano nelle diverse realtà della Terra, ha in sé situazioni fortemente deflagranti e di una disumanità senza fine che le porta alla loro inevitabile fine.
Le overpopulation non offrono certamente il meglio del vivere umano nelle relazioni d’insieme; purtroppo, sono realtà di una sempre più difficile convivenza umana, tanto, da far dire a Mumford che l’uomo le costruisce e l’uomo poi le distrugge, nonostante le concrete opportunità di sopravvivenza per I tanti ultimi, per tanti diseredati della Terra, che affollano spazi di vita umanamente invivibili, perché è qui e solo qui riescono a raccattare il pane quotidiano della sopravvivenza, ancora una volta fatto di lacrime e sangue che appartengono al mondo dei vinti che, con le caratteristiche di sempre, ancora oggi affollano gli alveari umani delle grandi megalopoli costruite dall’uomo in più parti della Terra.