Come maschere carnevalesche sopra una giostra impazzita

 Giovanna Bergamasco

Forse non era mai accaduto di assistere così disarmati a un susseguirsi di eventi risonanti che hanno caratterizzato questi tempestosi giorni di febbraio. In un avvicendarsi di accadimenti frenetici, il primo posto spetta senza dubbio alla notizia delle dimissioni di Papa Benedetto XVI e allo sconcerto che ha prodotto in ogni umana coscienza. Subito dopo è sopraggiunto il rintronante Festival di San Remo, al seguito dell’ammiccante Littizzetto. E per non farci mancare niente c’è stata anche la preoccupante notizia della pioggia di meteoriti, dalla Russia a Cuba, che ha provocato negli Urali 1200 feriti tra i quali quasi 200 bambini. Per finire, eccoci arrivati alla stretta finale delle elezioni 2013. A questo proposito si avverte nei cittadini una grandissima confusione perché tutti i partiti, indistintamente, mostrano un’identità esagitata e aleatoria a causa di offerte inverosimili e allettanti che a gara promettono: togliere agli elettori qualcosa che è stata caricata loro addosso e, a quanto pare, iniquamente. Nel contempo, tesi a sostenere cordate di interessi particolari, nessun esponente dei partiti s’impegna seriamente a rendere i cittadini partecipi di un medesimo progetto di vita che tenga unita tutta la nazione nel sacro nome della democrazia. E allora? Sfiduciati e avviliti più che mai alla vista di queste maschere tutte identiche che si rincorrono tra loro come sopra una giostra impazzita, si finisce con lo sprofondare nell’amarezza del proprio deterioramento – sia dell’animo che del corpo – incancreniti dal logorio di un’attesa infinita che è stata proiettata con ingenua fiducia e da troppo tempo, verso l’improbabile certezza di una nuova speranza.