La fretta delle urne!
Mentre il Paese stiracchia la sua ripresa lavorativa settimanale, i ritardatari s’affrettano ad infilar nell’urna la scheda col proprio verdetto. Già da ieri, exit pool diversificati: un Paese che a chiazze ha espresso le sue preferenze, denudando come in alcune regioni, sia ancora il Partito azzurro a tener testa, mentre in altre, la nostalgia del passato, sulla sirena bersaniana, ad aver la meglio. Sotto lo sguardo attento delle 5 Stelle rabbiose, che Grillo ha continuato a lanciare in campo, come antipolitica vincente. E sotto la lente attonita dei civici montiani, che in tema di spread e di default, hanno pensato di raccontarla tutta d’un fiato la verità in campagna elettorale. E così Sel, che vede un Vendola sempre più intento a risalir la china del consenso, un Udc ancora a fare i conti con un bipolarismo nel quale ha cessato da un bel pezzo d’identificarsi ed un mosaico di nuove formazioni, che anche se intente a “Fermare il declino” gianniniano, intendono guadagnare consensi per governare. Tutti alle prese con l’ars politica, dottori e non, esperti e pionieri, stagionati e neofiti: mentre una buona fetta d’indecisi, non ha cessato di far sentire il suo peso assenteista, nella prima giornata elettorale, rafforzando il segnale già precedentemente lanciato di dissenso a tale sistema elettorale ed alla babele partitica, che non riesce più ad identificare il programma, al nominativo. Si finisce per confondersi e per confondere tutto, giacchè è venuta meno l’identità specifica dei singoli. Di tutto, di più: da una Lega Nord, al Nuovo Sud, una dorsale italiana che mastica dissenso, ma che tracima disappunto su come ancora una volta sia non il popolo, sovrano a decidere, ma le sagrestie politiche, ad aver deciso chi scendere in campo da imporre per governare!