Un po’ di musica per due amici: Alfonso e Gerardo

Padre Oliviero Ferro

Dal 1735 al 1751, sant’Alfonso abitò a Ciorani. Aveva appena lasciato Scala, dove aveva scoperto la sua vocazione. Con l’aiuto del futuro beato Sarnelli, ottenne un terreno dalla sua famiglia e cominciò la costruzione della prima casa redentorista. Insieme a lui hanno iniziato questa prima comunità. Poi vennero nuovi confratelli e nella cappella, che era la sala del capitolo, si impegnarono in questa nuova avventura della fede. Durante questo periodo della sua vita, s.Alfonso percorse i paesi del salernitano per predicare le missioni. Se andiamo davanti alla chiesa di s.Andrea a Filetta di s.Cipriano P., troveremo il segno del suo passaggio. La famiglia religiosa si chiamò dei Redentoristi, perché tutta la spiritualità si fondava sulla redenzione, sulla salvezza portata da Gesù in sovrabbondanza. Allora perché un po’ di musica per due amici? Tra i nuovi aderenti di questa congregazione c’era Gerardo. Ma qualcuno pensò bene di calunniarlo e a malincuore s.Alfonso lo fece venire a Ciorani, dove rimase per fare penitenza. Ma, per fortuna, la verità, prima o poi, trionfa sempre. S.Alfonso chiese a Gerardo:”Come mai non ti sei scusato?” e lui gli rispose che nelle Costituzioni  si parlava di obbedienza e lui le aveva messe in pratica alla lettera. Ricordiamo qualche episodio. Tra i più famosi c’è quello della quercia che gli operai non riuscivano a trasportare e s.Alfonso con l’aiuto di qualcuno, li sollevò da questa fatica. Gerardo,invece, nel periodo della permanenza a Ciorani non poteva neanche fare la comunione,ma ne aveva un grande desiderio, che diceva al sacerdote che celebrava che voleva quasi prendere l’ostia con tutte le sue forze. S.Alfonso è anche ricordato, oltre per il centinaio  e più di libri scritti, anche per aver composto tante belle canzoni popolari. Lui aveva capito che nell’animo napoletano la musica scaldava il cuore e questa per lui era una forma di evangelizzazione. Così, si dice, che facesse scendere dal pulpito i predicatori che usavano parole troppo difficili per la gente. E la sua eredità per noi oggi? E’ la salvezza da offrire alla gente, attraverso la misericordia; una morale basata sulle persone e non solo sulla legge. E le canzoni. Quante volte, e non solo a Natale, sono fiorite sulle nostre bocche e ci hanno fatto sentire bene. Insomma, essere redentorista oggi è lavorare per una evangelizzazione continua, la formazione, attraverso la Parola di Dio.