Il Papa della Misericordia!
Una finestra guardata da tutto il mondo, quella della loggia vaticana, per il primo Angelus di Papa Francesco, ad una folla traboccante. Il saluto amicale “Buongiorno”, al di là di ogni protocollo. La semplicità, ancora la forza di quest’uomo già così popolarmente affabile, a distanza di qualche giorno dalla sua nomina petrina. Il fare accattivante nella predicazione, senza schemi preordinati, a braccio: un po’ come le grosse convention del Rinnovamento dello Spirito, laddove il relatore snocciola aneddoti di vita vissuta, per gettare il seme del messaggio. Così, nell’illustrare in pillole il Vangelo dell’adultera: la sperimentazione della misericordia divina, sorvolante di gran lunga le attese umane. La pazienza di Dio, infinita con l’umanità peccatrice: “Dio giammai stanco di perdonare, mentre noi, desistiamo dal chiedere perdono!” Di qui un feed back, da vescovo argentino: perla di saggezza, incanutita nel tempo, per far scaturire la serenità nell’anima del peccatore. Conquistata la piazza, sventolante bandiere e fazzoletti, al congedo finale col “Buon appetito!” Senza omettere la richiesta di pregare per il Suo mandato, saltati i diversi saluti in lingua, postilla sull’adozione del nome: “San Francesco, patrono d’Italia, Paese a me caro, per i miei natali. Saluto particolare alla comunità romana!” Rimarcato il ruolo di Vescovo di Roma, delucidato sul mandato “Questa piazza rappresenta il mondo”, ma sottolineato il particolare legame con Roma. Un Papa sociale, senza darlo a vedere, se non nei fatti: con quell’invito all’accoglienza dei poveri, che da gesuita ha sempre avuto a cuore. Come la predicazione d’altronde, che connota gli alfieri della fede. A chiusura dei battenti sacrali, delusione, scontento, come di un vuoto: un amico, nell’aria palpabile a tutti, come noto da sempre, sbucato solo da qualche tempo, per la conoscenza di tutti, da un Conclave che già in precedenza ne aveva scorto le spiccate doti umane e cristiane, per guidare la Chiesa del tempo! Ora, giunto il tempo! Che Bergoglio sia, come nell’Angelus, servo del Signore, in uno spaccato d’epoca che rischia la compromissione dei cardini cattolici, palese: il suo schietto fare, malgrado i problemi gravosi sulla Sposa di Cristo, sembrano dissolversi in un batter d’occhio. La bontà di Giovanni XXIII, mista all’intelligenza di Ratzinger, con l’accoglienza e la spiritualità di Wojtyla: il tutto, nella predilezione alla Vergine di Fatima, non casuale nella sua elezione il 13 marzo!