Elezioni politiche 2013: la Campania corre in aiuto della Lega Nord

Maddalena Robustelli    

Quando mi ritrovai oltre dieci giorni fa a presenziare alle operazioni di spoglio delle singole schede in qualità di rappresentane di lista, munita di carta e penna incominciai ad annotare le preferenze di ogni partito presentatosi alla competizione elettorale. Senonchè al sopraggiungere di un voto perla LegaNord, pensai che si trattasse di uno sbaglio nella scelta della lista da contrassegnare, ma successivamente ne arrivò un secondo e la meraviglia mi colse impreparata. Di primo acchitto lo considerai un voto anomalo, perché non è presente sul territorio valdianese alcun politico locale che possa costituire un punto di riferimento per il partito nordista. Ma, appena è stato possibile consultare i dati elettorali di Sala Consilina, ho ritrovato ben sette voti perla LegaNord, un dato che mi ha indotto a voler approfondire la questione. Fu così che mi sono trovata nella condizione di verificare che in Campania i voti alla suddetta formazione politica sono stati ben 6229 perla Cameradei Deputati e 8972 per il Senato della Repubblica, su di un totale al sud rispettivamente di 15.802 e di 19.516 unità. Solo per citare alcuni dati relativi a singoli comuni della provincia di Napoli ad Arzano sono andati 213 voti alla Lega Nord, a Caivano313, aCasalnuovo 116, ad Acerra 61 e a Casoria 84. Questa preferenza politica ai miei occhi non trova alcuna giustificazione particolare, visto le caratteristiche del programma elettorale del suindicato partito ed i suoi continui e ripetuti attacchi da parte dei correlati esponenti  istituzionali. Relativamente al primo rilievo, ad esempio, per la tanto sbandierata proposta di trattenere sui propri territori di riferimento il 75% degli esborsi monetari imposti dallo Stato ai cittadini del Nord, un recente studio ha stabilito chela Regioneche in maggior parte sarebbe penalizzata da tale progetto è propriola Campania, che vedrebbe decurtati di svariati milioni di euro i trasferimenti statali nei suoi confronti. Invece, se andiamo a rileggere  le prese di posizione contro le regioni meridionali da parte dei rappresentanti politici della Lega Nord, per tutti varrebbe la pena di ricordare la consigliera provinciale D. Galli, sul cui profilo face book (successivamente chiuso dalla Polizia Postale per incitamento all’odio razziale) si ritrovava una cartina dell’Italia monca di tutto il Centro, il Sud e le isole che, a detta di tale esponente politico, “avrebbero dovuto sprofondare sotto la cenere e la lava del Vesuvio, Etna e Marsili”. Se tanto mi da tanto, perché allora quelle decine di migliaia di voti proprio nelle realtà territoriali meridionali così tanto bistrattate dalla Lega Nord? Un’ipotesi mi va di avanzarla, ossia il Pdl nazionale perfettamente consapevole delle gravi difficoltà del suo alleato leghista, soprattutto alla luce degli scandali giudiziari più o meno recenti, ai propri riferimenti politici territoriali ha dato l’input di far votare tale partito nordista, di modo che potesse raggiungere la fatidica soglia del 4% necessario ad avere una rappresentanza parlamentare. Non è un caso che proprio in Campania si siano avuti ben oltre 9000 di 16.000 consensi elettorali ottenuti dalla Lega Nord in tutto il meridione, solo per citare i dati relativi alla Camera di Deputati. Sarà pure una supposizione, ma non vedo alcun altra spiegazione logica alla scelta di premiare con il voto le politiche leghiste che, solo per il precedente governo Berlusconi, avevano attinto cospicuamente al forziere del F.A.S. per elargire a piene mani nel Nord somme destinate alle aree sottosviluppate e avevano regalato all’intero Paese lo scandalo delle quote latte a favore degli allevatori delle regioni settentrionali. A mio parere, così potrebbe squarciarsi il velo di mistero che aleggia su tali voti, un mistero che poco ha a che fare con la logica e la coerenza e molto con il calcolo e strategie politiche ben precise. Una domanda sorge spontanea: chi all’interno del Pdl si è prestato a tale tattica? Al momento non è dato sapere, anche perché l’analisi delle preferenze dei singoli paesi o città dovrebbe essere più puntualmente esaminata da chi si occupa di studiare i flussi elettorali. A me, che quel pomeriggio dello scorso 25 febbraio sono rimasta inebetita di fronte a quei due voti perla LegaNord, usciti nel mio seggio elettorale dagli scatoloni delle schede elettorali, non resta solo che guardare ironicamente avanti. E, semmai, sorridere solo a riportare quanto apparso su canalenapoli.it per riconoscere quanti hanno dato la propria preferenza al partito nordista: “il leghista napoletano paga le tasse sperando che vadano in Lombardia, o, meglio ancora, il leghista napoletano, quando è costretto a mangiare la pizza, di solito la ordina con il pesto perché al rosso e verde della margherita preferisce il bel verde salubre di Pontida”.