KUTWANGA Pilare la manioca
Basta girare dei villaggi a piedi per sentire il battito ritmico delle donne che pilano, pestano la manioca per ridurla in farina, bunga. Ma questo è uno degli ultimi passaggi. E’ il frutto di un lungo lavoro. Si parte dai campi, dove erano andate a togliere erbacce e pietre. Poi avevano messo a dimora le piantine di manioca. Quando ormai stavano spuntando dalla terra, avevano raccolto la terra intorno alla piantina. La pioggia aveva fatto il resto. Il tempo del raccolto venuto, avevano scavato per togliere i grandi tuberi e li avevano messi a macerare in piccoli canaletti per togliere tutto ciò che rendeva la manioca disgustosa. Finalmente, veniva fatta a pezzi e fatta asciugare al sole. Poi, cominciava la pilatura in un contenitore di legno. Tre o quattro donne con i piloni, bastoni di legno arrotondati alla base, ritmicamente pestavano fino a renderla una farina. Naturalmente cantavano per darsi il ritmo giusto. Oggi si può anche andare al mulino per fare più in fretta, ma è tutta un’altra musica. Alla fine la farina viene stesa ancora ad asciugare. Poi verrà messa in un sacco, pronta al prossimo pranzo. Verrà acceso un pentolone con l’acqua calda e la farina di manioca verrà tuffata dentro, come la polenta. Con un mestolo di legno, la mamma farà girare la polentina, sudando a più non posso. Finalmente verrà versata in un vassoio e portata a tavola, insieme alla salsa di pomodori. E allora:buon appetito. Ma quanta fatica!