Femminicidi crescono!
Femminicidio, raptus della gelosia, tragedia familiare… è uno stillicidio continuo. Non passa giorno in cui non ci sia notizia di un omicidio, di un suicidio, di un omicidio-suicidio. Non si può stilare un identikit dell’omicida o della vittima, si va dall’uomo disperato che non si rassegna alla fine di un rapporto e uccide la donna che l’ha respinto al padre che, perso il lavoro, sentendosi incapace di provvedere ai bisogni della famiglia prima la stermina e poi si toglie la vita. E le madri che uccidono i figli, e i figli che uccidono i padri. Difficoltà economiche, depressioni, degrado sociale non bastano né possono spiegare il perché di queste morti. Tutte le categorie sociali sono coinvolte, tutte le fasce d’età, italiani e stranieri. Cosa accade? Perché tutta questa violenza? E i media? Che fanno? Ne danno notizia, tengono viva l’attenzione, i talk show si focalizzano sulle violenze e le denunce inascoltate, danno spazio alle vittime. Ma quali sono i dati? Ogni giorno, in Europa, sette donne vengono uccise dai loro partner e in Italia, nel 2011 sono morte 127 donne, il 6,7% in più rispetto al 2010. Di questi omicidi, 7 su 10 sono avvenuti dopo maltrattamenti o forme di violenza fisica o psicologica. Nel 2012 le donne vittime di femminicidio sono state 124. Nel 2013 c’è stato un aumento del 40% dei suicidi rispetto al 2012. Un bollettino di guerra in continuo aggiornamento. Ma è giusto numerarli? Se è vero che si deve pur fare una stima delle vittime, ci chiediamo però se sia giusto limitarsi ad una classificazione in cui le vittime diventano numeri e statistiche. Ciascuno di quei numeri è una persona con una propria storia, una vita da vivere, obiettivi da realizzare. Ognuno di quei numeri è stato vittima del gesto folle o disperato di qualcuno che ha deciso per lui/lei. Di solito proprio chi avrebbe dovuto difenderli, amarli li ha invece uccisi. Solo alcuni di loro sono entrati nelle nostre vite, solo di alcuni conosciamo i nomi, le storie, solo di alcuni la triste vicenda è balzata agli onori delle cronache mentre di tutti gli altri si parla dell’ennesimo…, del nuovo…, di un altro… caso di violenza. E chi rimane? Cosa accade nella vita di chi rimane o sopravvive a un gesto così efferato? I valori, la famiglia, la comunità, la fede sono diventate parole prive di significato. Ad ogni nuovo caso di violenza ci si chiede il perché, si ricerca la motivazione, forse dovremmo solo prendere atto che una società autoreferenziata in cui tutto ha un prezzo anche le persone non ha futuro.