Cava de’ Tirreni: la luminosa arte di Vitale, nella Crocifissione
Succede così, per caso, che si finisce per incontrare sul cammino, l’inaspettato. Quello che poi colpisce, perchè senza parole, s’impone all’attenzione anche del più distratto ascoltatore. In un pomeriggio qualunque, in una sede istituzionale, quella dell’Amministrazione comunale della cittadina dei Portici, per una fugace visita al neo assessore alla cultura ed al turismo, Teresa Sorrentino. Docente di materie umanistiche, spiccatamente attenta alla realtà circostante, tanto da saperne interpretare le inquietudini religiose e le attese fideiste, la Sorrentino omaggia la nostra Redazione con un’opera del maestro Alfonso Vitale “La Crocifissione”. L’artista, cavese doc, non certamente sconosciuto al panorama della critica contemporanea, per la sua finezza cromatica e per il suo deciso tratto artistico, dona all’inquieto uomo del nostro tempo, un altro tassello d ‘autenticità. Un Ecce Homo che non ha giammai smesso d’esser Uomo, pur nella Sua divinità. Che le cromìe rendono palpitante, grazie all’assenza di toni alternativi: l’azione, efficacizzata dal rosso e dal giallo, immerge l’intera azione in un’atemporalità, che lascia immaginare. Senza neanche marcare i lineamenti nè accentare il pathos del Figlio di Dio, l’opera resta quasi sospesa, attendendo che sia non il legno della Croce, a decretarne la sentenza, ma il cuore dell’uomo, attraverso un rigurgito d’amore. Che venne fuori da quel costato trafitto, senza peccato! L’opera si presenta col tratto essenziale, nitido, inglobata in una parabola ascendente che fa quasi evaporare la sedimentazione materica, per creare una misticheggiante geografia spirituale. L’elemento di spicco, ematico, per irrorare anche la cruda concupiscenza, evasa da ogni sottile elemento terreno. Vitale sa tenere a bada anche le emozioni: come sa pilotare la fruizione immediata, giaccè le sue opere, che vantano alle spalle un deciso possesso accademico, si librano spesso nell’irrealtà, fingendo di creare forme sincopate, per afferrare la materia, duttilmente iconica, nel momento in cui la si vuol afferrare. Come la Crocifissione, che trasuda il cruento sacrificio del Nazareno, senza oscurare la menti, immergendo nella dunamis della Resurrezione!