Salerno: VI^ ediz. Arti di Maggio
Il significato, il suono, e il ritmo non sono scindibili e identificabili, ma elementi componenti la stessa materia fluttuante: un attimo la catturi, e poi l’hai persa, la Musica. La pagina non si esaurisce nel frutto e nella comprensione, ma rimane, per così dire, a galleggiare nel mezzo, tra il conosciuto e il conoscibile, il noto e l’ignoto – e trova il suo compimento inequivocabile nel suono della voce dal vivo. Voce che nello slancio dell’interpretazione discopre i molteplici significati che la scrittura di fatto possiede. La voce (ri)porta la scrittura al suo valore originario che è quello di evocare, di esplodere la realtà violenta e la leggerezza del mistero. Mercoledì 22 maggio, alle ore 11, presso il salone del Gonfalone di Palazzo di Città, il Presidente dell’Associazione Seventh Degree dell’ Università di Salerno Liberato Marzullo, unitamente al direttore artistico Antonello Mercurio alla presenza dell’ Assessore al Turismo dell’amministrazione comunale Enzo Maraio, illustrerà alla stampa il programma della VI edizione di Arti di Maggio. Il breve lasso di un week-end a Salerno, previsto per sabato 25 e domenica 26 sarà interamente dedicato alla voce e alla vocalità alla ricerca, riconoscendo nuovamente ad essa il suo ruolo di strumento arcaico e primigenio, che attraversa per intero tutta la storia della musica dalla sua nascita ad oggi. La parola si trasforma in canto: canzoni, melodie e suoni scaturiti da una voce che si espande nelle sue multiformi colorature alla ricerca di ogni possibile elemento di espressione e seduzione. La voce nuda, naturale, senza alcuna alterazione artificiale si raddoppia, si moltiplica, dispiegando le sue sole forze per sopportare, o sostenere, il frastuono delle paure – il silenzio degli abbandoni. E nel fiume di suoni, in un continuo di rapsodie e canti scorre, si increspa e si innalza la ‘parola viva’ – pronunciata o cantata, chi lo sa – nella tensione continua di coniugare dal vivo il suono e il senso. La voce presente, umana, che nell’incrociarsi sonoro delle lingue, delle liturgie, delle grida e del dialetto – mostra di eroi, di folle, di donne e bambini. La voce canta il mito, e si ride, avverte di cronache apocalittiche, e si confonde. La voce, non ha paura.